Colui che ha curato per Scc Messina la registrazione dei marchi storici del club racconta il valore dell’operazione, il significato tecnico e simbolico di questo atto, e la visione da tifoso di chi continua a credere nel rilancio del calcio messinese
MESSINA – L’uomo, professionista e tifoso, ha ricevuto l’incarico dalla Società Cooperativa Calcio Messina, per la registrazione dei marchi non più rinnovati dal gruppo Sciotto, racconta l’importanza di questa operazione e traspare anche il suo desiderio da vero tifoso del Messina di non arrendersi accontentandosi della mediocrità. Da conoscitore della materia e dell’importanza del marchio si rende conto per primo che Acr non ha rinnovato nei tempi previsti dalla legge dopo la scadenza la proprietà dello stesso. Così messo in contatto con il direttivo della nascente Scc Messina consiglia loro di registrarlo per non farlo cadere in mani sbagliate, perché come è stata la Società Cooperativa Calcio a prenderlo poteva essere lui come privato cittadino o anche altre società meno trasparenti e che non avessero così a cuore le sorti del Messina calcio.
Il suo supporto personale e professionale alla Scc Messina si interrompe qui perché, nonostante glielo avessero proposto, lui ha deciso di dare una mano per il bene che vuole al Messina da tifoso ma non vuole essere partecipe della nuova realtà. Sempre dietro suo consiglio poi la Scc Messina non ha annunciato subito l’operazione perché c’erano tempi tecnici in cui i vecchi proprietari avrebbero potuto fare una rivendicazione. Il dottor Fiumanò ora è abbastanza sicuro che dopo le verifiche del ministero e l’ok definitivo l’operazione sia andata in porto e non può essere più attaccabile, nonostante le diffide arrivate alla Cooperativa dagli avvocati di Aad Invest-Sciotto.
La breve intervista a Vittorio Fiumanò
Dottore Fiumanò, nella sua esperienza professionale cosa vuol dire essere titolari di un marchio?
«Il marchio, sia esso figurativo o denominativo, è un elemento fondamentale perché conferisce riconoscibilità, identità e tutela. Per una società calcistica rappresenta la propria storia, la propria immagine pubblica, e ne determina il posizionamento anche a livello istituzionale e commerciale. Registrarlo presso l’Uibm significa garantirne la protezione da utilizzi impropri e consolidarne il valore, anche simbolico, nel tempo». L’Uibm è l’acronimo di Ufficio Italiano Brevetti e Marchi.
Più nel concreto cosa si può fare con il marchio?
«Il marchio è una risorsa strategica. Può essere utilizzato per attività di merchandising, comunicazione, marketing, rapporti con sponsor e istituzioni. Ma soprattutto, è lo strumento che identifica con chiarezza un progetto e la sua legittimità. In questo caso, sarà la Cooperativa – che ha promosso e sostenuto l’iniziativa con grande senso di responsabilità – a stabilire con trasparenza come e a chi concederne l’uso. È un patrimonio da mettere a disposizione di chi dimostrerà di avere un progetto serio e sostenibile per il calcio a Messina».
Sembra ovvio che lei è un tifoso che tiene molto alle sorti del Messina, si può uscire da questa situazione di crisi anche con l’impegno, seppur a titolo personale, dei tifosi che smettono di essere semplici spettatori?
«Credo che da tifosi non possiamo permetterci l’indifferenza. Finché esiste il Messina, finché c’è una matricola sportiva, dobbiamo continuare a seguirne le sorti, anche se non sempre ci si riconosce nella gestione. È giusto, quando serve, contestare civilmente, ma oggi è ancora più urgente costruire. La Cooperativa Messina Calcio ha avuto il merito di lanciare un messaggio di partecipazione e confronto. Serve un tavolo comune, che coinvolga tutte le forze sane della città, imprenditori, professionisti, istituzioni. Non possiamo abituarci alla mediocrità: dobbiamo tornare a essere tifosi ambiziosi.
È doloroso vedere le nuove generazioni perdere entusiasmo. Il calcio non può più essere inteso solo come una squadra messa in campo ogni anno. Serve un progetto a lungo termine, basato su infrastrutture, settore giovanile, visione aziendale, marketing e rapporti strutturati con il territorio. Questo è, da tifoso, il modello che credo Messina meriti».
Infine Fiumanò chiosa: «È arrivato il momento di sedersi tutti attorno a un tavolo – tutte le forze positive della città, e non solo – coinvolgendo tutti gli attori in campo, dalle istituzioni agli imprenditori, dalle competenze locali alla passione popolare. Solo così potremo finalmente costruire una soluzione strutturata, organizzata e ambiziosa, che dia a Messina un club moderno, solido e capace di durare nel tempo, con un progetto a lungo termine degno della sua storia».
