Medicina, "numero chiuso da rivedere". Per il Pd "i criteri d'accesso vanno cambiati"

Medicina, “numero chiuso da rivedere”. Per il Pd “i criteri d’accesso vanno cambiati”

Giuseppe Fontana

Medicina, “numero chiuso da rivedere”. Per il Pd “i criteri d’accesso vanno cambiati”

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mercoledì 14 Settembre 2022 - 07:23

Gli interventi del segretario provinciale Bartolotta, del medico Rizzo Nervo, del candidato Leanza e del responsabile giovanile Baldone

MESSINA – Tra gli argomenti cruciali della campagna elettorale c’è la sanità. Il Covid ha evidenziato una grave carenza di medici e ormai da mesi si parla di come formare giovani dottori per ampliare il materiale umano a disposizione di ospedali e città. E al fianco di questo tema, il dibattito propone quello dell‘abolizione del numero chiuso per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia. Sul tema si schiera il Partito democratico.

Il primo ad aver sollevato il problema è stato Nino Bartolotta, candidato alle regionali e segretario provinciale del Pd: “Appare doveroso, per chi è impegnato in politica, fare una attenta riflessione su questa modalità di reclutamento che ritengo non essere più attuale”.

Per Carmelo Rizzo Nervo, medico per più di 40 anni ed ex sindaco di Tortorici, che fa un’analisi sganciata dalle elezioni e più critica nei confronti della politica, “il numero chiuso va abolito e la selezione deve essere naturale nel corso degli studi”. Con lui, per l’abolizione, si schiera il canditato alle regionali del Pd Calogero Leanza: “Il criterio di selezione in diversi Dipartimenti è ancorato a sistemi che hanno dimostrato di non essere adeguati. È necessaria un’azione concreta da parte delle forze politiche locali e nazionali, un’azione urgente. Il diritto allo studio e la tutela alla classe dirigente del domani non è un problema secondario e non può aspettare”.

Al contrario, Alberto Baldone, responsabile organizzazione della Federazione dei Giovani Democratici, propone una revisione dei criteri d’accesso.

I Giovani Democratici chiedono un confronto collettivo

Per Baldone, membro attivo del gruppo “Messina in progresso”, e che oltre a essere coinvolto nell’attività giovanile del Pd è anche un neo laureato in Medicina, il problema è complesso e va trovata una soluzione concreta, chiamando in causa tutti, dagli studenti ai dirigenti, fino alle aziende sanitarie che dovranno poi assumere.

Baldone: “Numero chiuso non può essere eliminato”

“Molti parlano in realtà senza avere il quadro generale – spiega Baldone – e secondo noi il numero chiuso non può essere eliminato, ma la modalità d’accesso va riformulata. Non può essere eliminato per diversi motivi. Intanto c’è un problema didattico. Noi qui a Messina al primo anno eravamo tra i 200 e i 220 e rischiavamo di avere problemi di spazi. Aumentare di quattro volte la richiesta significherebbe non avere aule e professori, la qualità della didattica ne risentirebbe molto. Avresti un sopraccarico per tre o quattro anni e andrebbe rafforzata la struttura per ampliare il numero. Il secondo problema poi arriva al momento della laurea. Tutti questi medici tenterebbero la via della specializzazione e il punto qual è? Si rischia l’imbuto formativo, con tutti questi laureati che non trovano sbocchi di specializzazione. Pre-Covid c’era un rapporto di 1 a 3 tra assunti e laureati. E proprio l’assunzione negli ospedali sarebbe complicata, nonostante ci sia carenza”.

“Da rimodulare l’accesso”

“Va rimodulato l’accesso – prosegue il responsabile giovanile -. Alcuni parlano di modello alla francese, con il primo o i primi due anni di facoltà libera e poi un passaggio agli anni successivi soltanto nel caso in cui si riescano a dare tutte le materie. Ma non è praticabile, perché va analizzato anche il contesto: non è che perché uno studente prende un voto basso in istologia o in fisica diventa un cattivo medico. La tematica è complessa, ci vorrebbe uno sforzo collettivo per una soluzione sostenibile. Ma se ci fosse una soluzione così lampante e semplice sarebbe stata già attuata. Serve uno sforzo di studenti, docenti, dirigenti, vertici sanitari, per risolvere il problema. Inutile far laureare decine di migliaia di medici se poi non si specializzano o non ci sono posti e condizioni per assumere”.

L’intervento del medico Rizzo Nervo

L’ex sindaco e medico di grande esperienza Rizzo Nervo afferma di essere sempre stato contrario ai numeri chiusi sin dall’attuazione del governo D’Alema nel 1999: “I principi costituzionali prevedono il diritto all’istruzione e questa tipologia di selezione calpesta la nostra Costituzione, nessuna area politica ha affrontato in maniera concreta questa dannosa situazione. Preparare i test è un privilegio, da migliaia di euro, che non tutti possono permettersi e non è accettabile rimanere inermi a questa situazione.”

Continua il dottor Rizzo Nervo: “È chiaro come la scelta fatta non ha scaturito effetto sperato, il test d’ingresso non è uno strumento in grado di garantire un’adeguata selezione dei professionisti del domani. Il test d’ingresso tutto può verificare tranne la propensione di un diciottenne a diventare un buon medico. La selezione deve tornare ad essere naturale e deve essere il percorso di studi a dimostrare chi rispecchia le caratteristiche del buon medico e del buon professionista del domani. Se ci fosse stato il test l’anno in cui decisi di intraprendere il mio cammino universitario in Medicina, oggi probabilmente non avrei avuto alle spalle quarantuno anni di carriera come medico”.

La grave carenza di personale in provincia

La pandemia ha evidenziato, qualora ce ne fosse bisogno, come ci sia un drastico calo di personale rispetto al reale bisogno. Ed è proprio su questo punto che l’ex sindaco Carmelo Rizzo Nervo analizza il punto, sottolineando la delicata situazione che le province devono affrontare, trovando una grave carenza di personale, se non addirittura la totale mancanza. Esempio pratico la mancanza dei medici di base: “Tortorici si ritrova con solo tre medici di base e l’ambulanza senza personale sanitario adeguato a gestire le emergenze”.

Provocatoria ed eloquente la battuta sulle ambulanze: “Più che mezzi di soccorso, stanno diventando taxi per il cimitero”. Una battuta per l’appunto che però fa preoccupare una fetta importante di popolazione.

Sulle imminenti elezioni l’ex sindaco manifesta un misto di rabbia e delusione per la gestione sul tema: “Nessuna area politica e nessun rappresentante del territorio siciliano hnno fatto qualcosa di concreto per contrastare questo oltraggio alla Costituzione e per avanzare attività di contrasto al numero chiuso. Rimane tutto incentrato nelle settimane di campagna elettorale per poi essere nuovamente accantonato nel dimenticatoio”.

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Un commento

  1. Analisi reale, giusta e a cui non si può fare nessun appunto. Ottimo “intervento” di questo medico, obiettivo, che dà una sonora lezione in tutto ciò che dice!

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