Messina, 22 anni all'untore Aids. La sentenza

Messina, 22 anni all’untore Aids. La sentenza

Alessandra Serio

Messina, 22 anni all’untore Aids. La sentenza

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martedì 13 Giugno 2023 - 18:00

Il verdetto al processo bis sulla morte dell'avvocata messinese. Dovrà risarcire i familiari dell'ex compagna contagiata

MESSINA – Si chiude con la condanna a 22 anni di reclusione il processo bis al così detto untore di Aids a Messina, l’uomo ammalato di Hiv accusato di aver taciuto il contagio alla ex compagna, poi morta di Aids senza che alcun medico riuscisse a diagnosticarle la malattia, in tempo per salvarla. La sentenza della Corte d’Assise è arrivata oggi alle 18 in punto, dopo una lunga camera di consiglio cominciata in mattinata.

Un verdetto atteso, dopo l’annullamento della condanna a 22 anni emessa un anno e mezzo fa poi annullata per il così detto caso dei giurati over 65. Un caso che la Cassazione ha cancellato come con un colpo di spugna, con la sentenza del 10 gennaio 2022. Intanto, però, il processo di primo grado a Messina è ripartito da zero e si è concluso oggi, al ritmo di tre udienze a settimana. E il risultato non è cambiato per l’imputato.

Il processo e la sentenza

Lo scorso 6 giugno l’Accusa, rappresentata dal pubblico ministero Roberto Conte aveva sollecitato la condanna a 25 anni di reclusione, esattamente come durante la requisitoria del primo processo. Duro il difensore dell’imputato, l’avvocato Carlo Autru Ryolo, che ha spesso sottolineato il clamore che ha aleggiato intorno al dibattimento.

Riconosciuti i risarcimenti alle parti civili, 150 mila euro, la sorella e i genitori della vittima, assistiti dagli avvocati Bonaventura Candido ed Elena Montalbano. Un vicenda che ha colpito molto la comunità messinese, quella al centro del processo. Perché sullo sfondo c’è la storia della vittima, un’avvocata molto conosciuta perché ha esercitato come ha vissuto, con generosità e umanità, e si è spenta dopo anni di atroci sofferenze, con la diagnosi di Aids arrivata soltanto troppo tardi. Dall’ex compagno ha avuto anche un figlio, oggi maggiorenne, che ha cresciuto col sostegno della famiglia.

Un travaglio descritto nella sentenza di primo grado (quella della Corte presieduta dal giudice Massimiliano Micali, poi annullata), come la cronaca di una morte annunciata di una giovane donna che invece poteva essere salvata.

La vicenda dell’avvocata

Una vicenda emozionante per un processo controverso, durante il quale non sono mancati i momenti di tensione, uno per tutti, il sospetto sui falsi testimoni, e i toni accesi. Ma anche quelli di commozione. Come all’ultima udienza quando, al nome della vittima pronunciata durante la requisitoria dell’Accusa, il canto degli uccelli è risuonato forte nella grande aula di Corte d’Assise di palazzo Piacentini, evocando ricordi ed emozioni immaginifiche delle persone coinvolte presenti.

I legali della famiglia: “Siamo soddisfatti ma non c’è da gioire”

“Siamo senz’altro soddisfatti per questo risultato anche se non c’è nulla per cui gioire, perché è stato riconosciuto esattamente quanto già era stato accertato nel corso del processo ingiustamente annullato. Oggi avremmo potuto esprimere soddisfazione per una sentenza già definitiva ed, invece, si è appena conclusa la fase del primo grado di giudizio. Non esultiamo dinanzi alla condanna di un uomo ad una pena detentiva così grave, non ci appartiene. Non possiamo, però, esimerci dall’esprimere soddisfazione per un esito nel quale abbiamo sempre creduto, certi della piena responsabilità dell’imputato”, commentano gli avvocati Candido e Montalbano.

“Nessuno restituirà più la vita alla nostra giovane Collega. Nessuno restituirà più una mamma al proprio figlio, una sorella alla propria amata sorella ed una figlia ai propri genitori. Restiamo in attesa di leggere le motivazioni, consapevoli che ci attenderanno altri due gradi di giudizio. Nessuna preoccupazione, invece, per l’anticipata ulteriore questione di nullità del processo da parte della difesa dell’imputato che si palesa ancor più infondata di quella precedentemente avanzata. Auspichiamo, piuttosto, che l’imputato decida di difendersi all’interno del processo e non rifuggendo a questo.”, concludono i legali

Un commento

  1. 22 anni le sentenze non si commentano .
    Chi darà la vita a quella donna ingannata da questo uomo assassino ?
    La giusta sentenza è ergastolo senza possibilità di uscire e in isolamento a 22 anni.

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