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Messina, costruirsi un futuro nella legalità dopo i guai, ecco come 9 giovani cambiano vita

Alessandra Serio

Messina, costruirsi un futuro nella legalità dopo i guai, ecco come 9 giovani cambiano vita

venerdì 02 Giugno 2023 - 07:56

Un futuro diverso è possibile grazie al lavoro dell'Ufficio Servizio sociale minori

MESSINA – A. aveva 12 anni quando ha cominciato a spacciare cocaina. La mamma che spesso, uscendo, gli lasciava il compito di badare alla roba, consegnarla e incassare, se fosse arrivato qualche cliente. Papà e gli zii erano dentro da tempo, agli “affari di famiglia” pensavano la nonna, la mamma, le zie. Un giorno i carabinieri sono arrivati a portare via anche loro e A. è rimasto solo.

Dalla cronaca al progetto

A casa di L. roba non ne girava, ma arrivare a fine mese coi soldi era sempre una scommessa, perciò ogni tanto andava a lavorare con papà in cantiere. A scuola invece ci andava a singhiozzo, ma le serate in motorino con gli amici non si saltavano mai. Ma le serate costano e quando uno di loro ha proposto un piccolo furtarello, L. non ci ha pensato due volte.

Anche G, piccolissima, è stata coinvolta in una “bravata” finita con una notte in caserma. Lei ha una famiglia solida alle spalle, che ora spera di vederla tornare sulla retta via.

Dietro le iniziali di fantasia ci sono ragazzi inquieti, storie vere tratte dalla cronache siciliane, simili a quelle di tanti adolescenti che finiscono nel circuito penale un po’ dappertutto, soprattutto al sud. Per molti di loro vuol dire molti mesi in comunità poi, compiuti 18 anni, il carcere. Per tanti altri vuol dire la preziosa possibilità di guadagnarsi un futuro migliore, grazie al supporto dei servizi sociali della giustizia minorile.

Come quella che oggi hanno 9 ragazzi del messinese coinvolti nel progetto “Una rete per l’inclusione”, finanziato dal Fondo sociale europeo e attuato dal Dipartimento per la Giustizia minorile. Per loro, dopo i guai con la giustizia si è aperta la possibilità di imparare un lavoro, e qualcuno lo ha anche trovato. Insieme agli Uffici del Servizio Sociale Minori, nell’isola ha lavorato l’Opera Don Calabria, da molti anni a supporto dei minori in difficoltà.

L’importanza di imparare un mestiere

Si tratta di ragazzi che oggi hanno tra i 17 e i 25 anni e che, dopo una fase di orientamento che ha riguardato altri 5 coetanei, sono stati avviati ad un percorso di tirocinio lavorativo all’interno di strutture di diverso tipo, aziende o altre realtà. Sei mesi il periodo inizialmente previsto ma le cose sono andate così bene che per molti di loro il periodo è stato prorogato. Uno di loro alla fine del percorso è stato assunto in pianta stabile dall’azienda, un altro ha deciso di continuare a formarsi ed ora sta prendendo il diploma per diventare operatore socio sanitario. Per tutti, una esperienza che non dimenticheranno, che gli ha fatto assaporare le possibilità che una quotidianità di lavoro nella legalità offre, le possibilità che una formazione apre, per il futuro.

Così, uno di loro ha lavorato in una grossa officina meccanica della provincia, poco distante dal proprio paese. Ogni mattina ha preso il pullman, è andato a lavoro, è tornato a casa. Seguito dal tutor aziendale, ha imparato tutti i trucchi del mestiere, ha incassato a fine mese i primi denari, tutti “puliti”. Due ragazze per sei mesi sono state il front office di una cooperativa, aprendo gli uffici, ricevendo allo sportello, costruendo il rapporto con gli utenti. Altri sono stati inseriti in un grosso centro sportivo, aiutando gli operatori nel supporto di bambini con disabilità nella pratica sportiva. Qualcun altro, ancora, ha lavorato in un discount o in una coop che si occupa di mense aziendali.

Un futuro diverso è possibile

“Non è stato sempre facile, alcune famiglie guardavano con diffidenza al nostro operato e al progetto, e trattandosi di contesti complicati – raccontano gli educatori Antonella Lipari dell’Ufficio Servizio sociale minori e Giuseppe Macaione dell’Opera Don Calabria – poi è stato un impegno non indifferente. Il principale problema di questi ragazzi è la costanza, noi siamo stati lì quotidianamente a ricordargli impegni, scadenze, a supportarli nell’imparare appunto che bisogna garantire continuità. Ma alla fine del percorso, sentirli raccontare della soddisfazione e l’orgoglio per la crescita personale, sentirli immaginare per il futuro un percorso di formazione professionale, è stato molto emozionante”.

Il progetto nelle regioni del sud Italia

Al lavoro anche Paola Toscano dell’Ussm, diretto da Maria Palella, e Giovanna D’Arrigo per l’Opera, coordinati dal referente regionale Maria Letizia Balsamo. Il progetto complessivamente ha riguardato più di 50 giovani in Sicilia, che hanno imparato anche a scrivere un curriculum, relazionarsi coi centri per l’impiego, districarsi nelle pratiche burocratiche e nella rendicontazione minima aziendale. Rispetto alle altre regioni, nell’Isola sono state preferite le cooperative sociali, per l’inserimento dei ragazzi, così da poter assicurare loro una maggiore attenzione verso il loro vissuto e la possibilità di essere affiancati da un tutor.

Tra i ragazzi cresce la violenza di gruppo

Oltre che in Sicilia, il progetto è stato attuato anche in Basilicata, Puglia e Campania. In queste regioni, raccontano i dati della Giustizia Minorile, i giovanissimi che entrano nel circuito penale rappresentano da soli la metà del totale nazionale. Sono ragazzini che hanno commesso reati o appartenenti a contesti di mafia all’interno del quale non hanno ancora agito ma che rappresentano la loro prospettiva futura. Le statistiche non indicano una esplosione della criminalità minorile, ma il dato è comunque in salita e soprattutto cambia la tipologia di problematiche. Cresce per esempio nel messinese il fenomeno dei reati di gruppo, crescono la violenza di gruppo e i reati sui social in particolare.

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