Messina. Il linguista: "In italiano si dice sindaca, basta con retaggi maschilisti"

Messina. Il linguista: “In italiano si dice sindaca, basta con retaggi maschilisti”

Marco Olivieri

Messina. Il linguista: “In italiano si dice sindaca, basta con retaggi maschilisti”

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mercoledì 17 Agosto 2022 - 12:26

Fabio Rossi (Unime), allievo di Serianni: "Oggi rifiutarsi di adattare le lingue alle istanze di genere è retrogrado"

MESSINA – Le parole sono importanti diceva Michele Apicella/Nanni Moretti nel film “Palombella rossa”. Da parte sua Fabio Rossi, professore ordinario di Linguistica italiana all’Università di Messina, allievo di un maestro come Luca Serianni, da poco scomparso, mette in evidenza: “Tante professioni, un tempo, erano appannaggio degli uomini. Oggi rifiutarsi di adattare le lingue alle istanze di genere è retrogrado. Vuol dire vivere fuori dal consesso sociale. Perché? La lingua italiana prevede che i nomi mobili, anche quelli di professione, si flettano in base al genere, se a ricoprire una data carica sia una donna”.

Da qui la convinzione dell’esperto: “Dunque avvocata, sindaca, assessora, delegata direttrice d’orchestra, la presidente, ministra, e così via. Il fatto che a molti non piacciano è una riserva ideologica, e maschilista, dovuta al fatto che finora quelle professioni sono state appannaggio maschile. A chi obietta che la carica neutralizza il genere, io rispondo: allora dovete dire che Elisabetta è il re d’Inghilterra! A quel punto tacciono”.

“Ci sono riserve ideologiche sui ruoli al femminile”

Ma qualcuno sostiene che spesso il ruolo al femminile suoni male o che non sia gradevole. “Bello e brutto non sono categorie linguistiche. E in questo caso neppure estetiche, bensì ideologiche. Su questo nell’ultimo anno – dichiara Rossi, con la serenità e la competenza di chi affronta da anni questi temi –sono state scritte tonnellate di libri e articoli. Tra l’altro, io mi occupo di una branca della linguistica in ascesa, denominata Ideologie linguistiche, che si occupa proprio di questi argomenti”.

“Le lingue sono in continuo movimento”

Precisa il docente universitario, romano ma residente a Messina: “In questi ambiti non ha senso la dicotomia giusto / sbagliato o esiste / non esiste, visto che le lingue umane sono in continuo movimento e in negoziazione di norme e usi tra i parlanti e il loro codice. Proprio questo significa ideologie linguistiche“.

Aggiunge Rossi: “Michele Cortelazzo, illustre linguista ed ex presidente della nostra associazione della Storia della lingua italiana (Asli), consiglia addirittura di scrivere la pubblica ministera, con il passaggio di un nome solo maschile (ministero) al femminile. Il tutto motivato dal fatto che l”espressione ministero ha la nuova funzione di esprimere una professione. E non un ente politico o un edificio”.

Il ricordo di Serianni

Treccani Giunti Tvp, quando è morto Luca Serianni, lo scorso 21 luglio, ha voluto ricordarlo con le parole dello stesso Rossi, autore della Grammatica per la prestigiosa casa editrice: “Esprimere che cosa significhi la scomparsa di Luca Serianni è impossibile. Dei suoi meriti scientifici e didattici, noti al mondo intero, si è scritto tutto. Con lui, però, non se ne va soltanto l’autore di testi fondamentali per la linguistica italiana. Con lui se ne va un Maestro che ha messo al primo posto la missione dell’insegnamento. Per Luca ogni singolo studente, di scuola come d’università, era un figlio da accompagnare e consigliare, perché, come disse alla sua memorabile lezione di congedo accademico nel 2017, «per me voi siete lo Stato»: si stava rivolgendo ai suoi studenti, guardandoli negli occhi uno a uno. Quelle tue parole, caro Luca, e quel tuo sguardo rimarranno per sempre e, non meno dei tuoi libri, continueranno a guidarci e a ispirarci. Grazie, Luca”, ha concluso Fabio Rossi.

9 commenti

  1. La donna prima si deve rispettare

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    1. La donna la DEVI rispettare (come ogni altra persona)

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  2. Solo un esponente di una delle ultime università italiane poteva dare dignità ad una delle polemiche più insulse del femminismo

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  3. Ma figurati…retrogrado!

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  4. La comunità del momento non è in grado di assumere questo cambiamento solo perché dove ascolti o leggi c’è sempre una donna uccisa dall’uomo che la considera un oggetto di sua proprietà quando sentiremo che non succedano di questi fatti ogni giorno allora potremo dire di essere civilizzati e perciò in grado di dire le professioni al femminile

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  5. Ci sono cose più importanti che dire la sindaca, la ministra, la presidente, la perfetta, ecc. Il rispetto per la donna e poi per il ruolo da lei ricoperto vengono a prescindere.

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  6. Sindaca architetta avvocata etc. sono termini comparsi da poco tempo, non fanno parte del linguaggio comune e danno un senso di fastidio solo a leggerli e pronunciali.
    Succede che al mattino un estremista femminista di sinistra si sveglia e, in modo subdolo e presuntuoso, cerca di legittimare una storpiatura della lingua italiana dietro il vessillo della presunta parità di genere che è tutt’altra cosa, il tutto amplificato nei mass media da scrittori giornalisti e studiosi di parte che si ritengono progressisti e nel giusto a prescindere.
    Continuerò a utilizzare sindaco architetto e avvocato perché grammaticalmente corretti ed ineccepibili, sottraendomi all’ideologia del pensiero unico e del politically correct a tutti i costi.

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  7. Allora bisogna pure dire “la Presidenta” e non “la Presidente”, perche’ se si deve storpiare la lingua in nome dell’ideologia, bisogna pure declinare “il Piloto” e “la Pilota” o “la Pilotessa”; poi dobbiamo continuare con “la militara”, “la carabiniera”, “la marinaia”, “la medica”, “la dottora”, “la principala” quando il motivo che scatena qualcosa e’ di genere femminile, e via delirando. A prescindere da cio’ che dicono taluni “virologi” della lingua, ci sono parole piu’ facilmente declinabili ed altre no. Non e’ una questione di arretratezza, ma solo di mantenere una eleganza linguistica che stiamo perdendo per non offendere i capricci di gente che ha continuamente le convulsioni cerebrali e non ha problemi seri di cui occuparsi.

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  8. La lingua va salvaguardata e non adattata alle mode del momento. Non lamentiamoci se, grazie anche a qualche linguista, molti laureati non sanno più scrivere esprimersi e comprendere l’italiano per cui non riescono a superare i concorsi. Il rispetto -sacrosanto- verso una donna non si misura certo chiamandola “direttora” o “architetta”.

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