Messina. La solitudine dell'elettore del Pd

Messina. La solitudine dell’elettore del Pd

Marco Olivieri

Messina. La solitudine dell’elettore del Pd

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mercoledì 03 Agosto 2022 - 16:00

Per l'ex consigliere Russo, "se il partito non cambia metodo, è condannato alla sconfitta eterna".

MESSINA – Immagina di essere un elettore del Pd, progressista e non più tanto ottimista. Immagina di vivere a Messina o in Sicilia e di assistere all’evaporazione in una nuvola non rossa di un movimento civile e politico dalle radici antiche. Già a livello nazionale devi accettare un’impronta centrista. Ed è dura, se sei ancora di Sinistra. E qui, in questi territori? A parte le sconfitte, tutto bene?

Archiviato il terzo posto come candidato a sindaco di Franco De Domenico, che pure ha dato il massimo sul piano dell’impegno e il problema non è individuale, quale elaborazione politica collettiva è stata trasmessa a elettrici ed elettori dopo le amministrative? Quale spinta a riconquistare il cuore degli astensionisti?

Il tutto senza considerare la scarsa adesione alle presidenziali per la scelta del candidato alla presidenza della Regione siciliana. Lì, tra voti espressi online e nei 4 gazebo, nell’intera provincia di Messina, ha vinto la candidata del Movimento 5Stelle Barbara Floridia con 1989 voti su 1013 per Chinnici e 710 per Claudio Fava. A conferma dello scarso radicamento del Partito democratico nel territorio messinese, penalizzato pure dal voto online voluto dal M5S, si tratta dell’unica provincia in cui Chinnici ha perso.

Di recente, il segretario provinciale del Partito democratico Nino Bartolotta così si era pronunciato: “Il Pd è reduce da scissioni e momenti non facili, a Messina e in provincia, ma è un partito in crescita. E il campo progressista è la strada giusta”.

La vittoria clamorosa di Floridia nel territorio messinese

In generale, se la vittoria di Floridia rappresenta un dato clamoroso, il voto a livello regionale nei gazebo ha coinvolto 1400 persone, mentre hanno votato online 30.640. Gli iscritti erano 43020 e si è espresso il 77 per cento degli iscritti.

Nel 2012, nel segno dei gazebo e di una maggiore partecipazione, votarono 72mila iscritti. Una partecipazione dimezzata rispetto alle primarie precedenti ma pur sempre significativa. Se consideriamo che nel 2018 erano 4,5 milioni gli aventi diritto al voto nell’Isola, e in più che le primarie 2022 erano aperte a sedicenni e diciassettenne, si può rilevare che esiste un mondo da conquistare. Un mondo oltre la ristrettissima schiera, circa il 2 per cento degli aventi diritto, di chi ha votato davanti a un computer o nei pochissimi spazi all’aperto consentiti.

Certo, la pandemia ha modificato molte abitudini rispetto al passato, il tipo di coalizione stavolta era diverso, più ampio anche se condizionato dalla crisi di governo, e una mobilitazione di massa avrebbe richiesto un lavoro più accurato nei mesi precedenti. Ma le attenuanti non eliminano la necessità che si ragioni su un mancato radicamento del partito principale.

In quest’occasione, a Messina si sono iscritte online in 4763. Per favorire il coinvolgimento popolare serve altro, però, così come non si può considerare solo l’elettorato del centro città. Un partito d’ispirazione progressista non dovrebbe parlare a chi è in difficoltà? Non sono troppo timidi i tentativi di comunicare con periferie e mondi cosiddetti ai margini, spesso considerati dai vari schieramenti solo in fase elettorale?

In questo contesto, mancano un’elaborazione collettiva e un’analisi pubblica con le quali coinvolgere l’elettorato e studiare strategie nuove. Strategie di comunicazione e nuovi contenuti per parlare a chi non voterebbe mai Pd o a chi, deluso, si è rifugiato nel non voto. Ad esempio, le presidenziali erano aperte ai sedicenni e diciassettenni. Ma perché le nuove generazioni dovrebbero farsi appassionare dal Partito democratico?

Sia chiaro, non si tratta di una critica ai singoli dirigenti, che spesso fanno il possibile, ma parlamentari e organismi di partito, nel loro insieme, danno l’impressione di una struttura refrattaria al cambiamento. Una sorta di comitato politico che, terminate le elezioni, si concentra sul prossimo impegno elettorale ma non elabora metodi e idee nuovi.

Se la parlamentare forzista Matilde Siracusano riesce a esprimere posizioni chiare e comprensibili a tutti, probabilmente ci si aspetterebbe un’analoga energia anche dai progressisti. Ma il tema centrale rimane il radicamento nelle periferie, in ogni spazio della città e persino negli stessi social: dov’è il Partito democratico? Non appare troppo debole?

Alessandro Russo: “Nelle battaglie politiche a Messina il partito non c’è e continuiamo a perdere”

Mentre Concetta Buonocuore, appena eletta nella lista De Domenico sindaco, abbandonava il centrosinistra al primo Consiglio comunale, Alessandro Russo preparava un ricorso per il mancato seggio. Sottolinea l’ex consigliere: “Le primarie non hanno appassionato. Il centrosinistra non può pensare di vincere, bruciando di volta in volta nomi autorevoli. Da Rita Borsellino in poi, non si può così continuare a livello regionale. Le candidature non nascono dall’oggi al domani ma si costruiscono con un lavoro di grande azione di cucitura sul territorio”.

Alessandro Russo
Alessandro Russo

Ribadisce Russo: “Occorre, da parte del Pd e del centrosinistra, quando si scelgono le candidature, individuare figure che abbiano relazioni con le associazioni e le realtà dei territori. Subito dopo, in una fase successiva, deve avvenire la selezione definitiva. A Messina continuiamo su una strada sbagliata e perdiamo da anni. Quando si capirà che esiste una classe dirigente che s’impegna nel territorio e non conta nulla? Una classe dirigente che lotta dalla mattina alla sera e non viene considerata nelle scelte che contano. Se il partito non cambia metodo, è condannato alla sconfitta eterna”.

“A Messina avremmo dovuto fare le primarie e il centrosinistra non sa comunicare”

Per Russo, “a Messina avremmo dovuto fare le primarie per scegliere il candidato sindaco, in modo da coinvolgere la base. Come candidato, si è scelta la figura più autorevole, il segretario cittadino De Domenico. Ma una cosa è se lo scelgono gli organismi dirigenti del partito; un’altra se coinvolgi e fai partecipare la base. Anche nel caso di Caterina Chinnici, sembra una decisione già presa in precedenza. I nostri ottimi eurodeputati sono poco radicati nei nostri territori, inevitabilmente”.

“Se noi domandassimo a un elettore medio chi sia Cateno De Luca, risponderebbe in modo esaustivo. Nel caso di Caterina Chinnici, bisognerebbe partire dalla spiegazione del suo profilo. Né possiamo rifugiarsi nelle teorie antropologiche da salotto. Io giro nelle strade e vedo cosa pensano di De Luca e della Giunta Basile. Non c’è nessuna mutazione antropologica e il voto per il nuovo sindaco è stato trasversale, sia tra i borghesi, sia tra il cosiddetto popolo. Il centrosinistra non sa comunicare con le persone”.

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4 commenti

  1. Dovete mangiare di meno e lavorare di più con la gente, vi ricordate nei tempi precedenti quando avevate tutto (posti, incarichi, case in cooperative, etc ) ora dovete pagare per questo, quindi chi vi vota più? Nessuno.

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  2. Gli ultimi sussulti di un disoccupato.

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  3. Ho l’impressione che RUSSO stia pensando di diventare il sostituto di GIARRUSSO 🤔😳😱!!!!!

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    1. Agatino Sebastiano Manganaro 4 Agosto 2022 11:42

      SICURAMENTE DE LUCA E’ DA SEMPRE INNAMORATO DI LUI…

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