Messina. "Prezzi alle stelle" ed emergenza debiti: la denuncia di Confesercenti

Messina. “Prezzi alle stelle” ed emergenza debiti: la denuncia di Confesercenti

Marco Olivieri

Messina. “Prezzi alle stelle” ed emergenza debiti: la denuncia di Confesercenti

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giovedì 17 Marzo 2022 - 07:52

«Avremo un aumento dei costi tale da rischiare la rivolta sociale», dichiara il presidente Palella

MESSINA – «Nei prossimi due mesi avremo un allarmante aumento dei costi. Un incremento addirittura del trenta per cento con conseguente perdita del potere d’acquisto. Si tratta di un’impennata notevole che acuisce la crisi di un territorio, quello messinese, già messo a dura a prova in questo periodo, tra Covid e crisi economica, senza dimenticare l’emergenza dei debiti contratti con le banche durante la pandemia». A sollevare questi problemi è il presidente di Confesercenti Messina, Alberto Palella, in linea con l’organismo nazionale della Confederazione italiana esercenti attività commerciali, turistiche e dei servizi.

“Il rischio è una rivolta sociale”

«Mi auguro che il governo intervenga. Altrimenti rischiamo la rivolta sociale, in queste condizioni, con le persone non più in grado di pagare bollette e far fronte agli impegni sociali. A partire da chi lavora in piccole imprese e chi porta avanti, con fatica, negozi ed esercizi commerciali, per di più in condizioni critiche ancor prima di questa nuova emergenza», spiega Palella.

“Il Covid forse sotto controllo, i prezzi no”

«La situazione dei disagi legati al Covid, nonostante l’aumento dei contagi, è comunque sotto controllo. Nei nostri ambiti, in questa fase, il lavoro non è paralizzato dalla pandemia, pur essendo nati alcuni problemi, ovviamente. Penso alle piccole imprese familiari, dove un contagio può bloccare l’esercizio. Tuttavia, l’attività nel complesso continua e semmai è spesso il reddito di cittadinanza a provocare carenze di personale alle aziende della ristorazione. Mi riferisco all’impegno di lavoratori stagionali e da utilizzare solo nel fine settimana, quando l’attività è più intensa», precisa il presidente di Confesercenti.

«Se a livello nazionale l’impatto del Covid ha riportato i consumi al 1997, il nostro territorio, insieme con quello di Bolzano, registra il triste primato del maggior numero di giornate di chiusura durante la pandemia. A pagare il prezzo più alto sono stati i pubblici esercizi», aveva osservato nel 2021 Palella.

Ora, invece, a destare allarme sono soprattutto l’aumento incondizionato dei costi e il problema dei debiti.

L’emergenza dei debiti contratti con le banche

«Una vera e propria emergenza è quella dei debiti contratti con le banche durante la pandemia. Dopo due anni di preammortamento, si devono infatti iniziare a restituire i soldi, con l’incombere dell’Agenzia dell’entrate per il recupero», evidenzia il presidente messinese di Confesercenti.

«Il tutto si somma all’aumento notevole dei costi di materie prime, trasporti, luce e gas, che generano una preoccupazione generale. Inoltre, anche chi può spendere non rischia perché l’incertezza è la prima causa della contrazione dei consumi. Forse il Covid ora è sotto controllo ma, nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio, di fatto, abbiamo assistito a un lockdown camuffato e i negozi sono rimasti fermi», ricorda Palella.

Inflazione e prezzi alle stelle

Inflazione a +8% nel 2022, a rischio 41,3 miliardi di euro di PIL e 26,1 miliardi di consumi: è questa l’analisi nazionale di Confesercenti. A esprimere la sua preoccupazione è la presidente Patrizia De Luise: «Dopo due anni terribili, imprese di nuovo in emergenza. Servono interventi».

«A due anni dall’inizio della crisi innescata dal Covid19 – i cui danni sono ancora da recuperare – una nuova emergenza sta investendo la nostra economia. L’effetto della corsa dei prezzi di energia, gas e carburanti, esasperata dalla crisi ucraina, rischia infatti di portare già nel 2022 il tasso di inflazione all’8%: un livello che in Italia non si vedeva dagli anni ’80 e che potrebbe costarci quest’anno 26,1 miliardi di euro in minori consumi e una riduzione di 41,3 miliardi dell’aumento previsto del prodotto interno lordo», rileva Confesercenti.

Un allarme ancora più preoccupante in un tessuto imprenditoriale e commerciale debole come quello messinese.

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