Restano troppe incertezze, una situazione ingarbugliata dalla quale sembra difficile poterne venire fuori
MESSINA – I dubbi sulla nuova proprietà erano forti sin da subito. Un mese e mezzo di (quasi) normalità aveva ridato un po’ di respiro ma alla prima scadenza economica rieccoci punto e a capo. Anzi peggio di prima, ché il fondo del barile sembra non vedersi mai.
La Giunta Basile non è certo direttamente responsabile ma la sensazione è che ormai si stia tentando di chiudere il recinto dopo che i buoi sono scappati. L’unica proposta emersa dagli ultimi incontri è una raccolta fondi dai contorni molto incerti.
130mila euro da tirar su per ridurre al minimo i punti di penalizzazione, come fossero il primo e unico dei problemi. Ce ne sono invece molti altri e molto più gravi.
Le spese per finire il campionato
A prescindere dall’entità dalla penalizzazione, e con la concreta possibilità di esclusione di Taranto e Turris, in questo contesto la salvezza diretta è utopia e sarebbe già un miracolo arrivare a giocare i play out. O forse, dicono i più pessimisti, sarebbe un miracolo arrivare a finire il campionato.
Perché anche se, per ipotesi, si riuscisse a racimolare la cifra utile per pagare i contributi arretrati non è mica finita lì. C’è in ballo un’altra cifra più importante per pagare i prossimi contributi, gli stipendi, i fornitori, le trasferte e tutto quel che serve per la normalità di una squadra di calcio. Ma la parola “normalità”, associata al Messina, è ormai lontana dalla realtà.
La proprietà sparita
Partiamo da una certezza: oggi il Messina è all’80 % di proprietà di Aad Invest e al 20 % di Sciotto, che forse potrebbe riprendersela solo tramite lunghe vie giudiziarie. Di Aad Invest sappiamo poco o nulla, l’unico riferimento fisico è/era il presidente Alaimo, colpito improvvisamente qualche giorno fa da un attacco febbrile. Tanto che a parlare col sindaco Basile ci va il direttore sportivo Domenico Roma, che dovrebbe occuparsi appunto della parte sportiva, non di questioni amministrative. E c’è lui perché il resto della società è assente.
Se anche si riuscissero a racimolare i 130mila euro necessari, dicevamo, chi deve essere a versarli con causale pagamento contributi arretrati? E chi ci dà la certezza che verrà fatto? E anche se venisse fatto, come la mettiamo con tutte le altre spese?
Vicolo cieco
L’unica possibilità di salvezza, per il Messina, sarebbe un cambio di proprietà più rapido possibile. Ma per un cambio di proprietà servono un acquirente (e in passato ce ne sono stati, anche solo con un minimo di credibilità in più) ma soprattutto serve un venditore interessato a vendere. Qui, invece, l’unico a metterci la faccia è il direttore sportivo, che non ha nessuna colpa ed anzi è anche lui una vittima della situazione, come lo sono i calciatori e lo staff tecnico.
Le raccolte fondi, nel calcio, raramente (per non dire mai) hanno funzionato perché il calcio non si fa coi dieci euro dei tifosi. Il rischio, in questo caso, sembra solo quello di “pèddiri u sceccu cu tutti i carrubbi”.

Nella gravità della notizia c’è anche un aspetto paradossale. Un concorrente della trasmissione “Affari Tuoi” rivolge un appello alla cittadinanza. Praticamente un pacchista che cerca di mettere rimedio al danno di altri pacchisti…
Perché Ad invest ha fatto una operazione simile?
Guadagnarci era impossibile. Sopratutto nell’immediato.
Perché Sciotto ha venduto…sembrerebbe senza aver incassato nulla….. Solo sulla base di pagamenti futuri?
Mah…. Fine del cacio… Facciamo un bel parcheggio al San Filippo con una bella pista ciclabile ovviamente.
Premetto che non seguo questo sport , ma ci sono due esempi eclatanti che smentiscono l’ultima parte di questo articolo. Real Madrid e Barcellona calcio sono tra i club piu ricchi del mondo e la loro struttura economica si basa sull’azionariato diffuso, tradotto , ogni tifoso possiede una o piu quote societarie della squadra . Potrebbe essere una via e creare , attraverso il calcio, quel senso di appartenenza che a Messina pare sia latitante.
La tifoseria ha tanto criticato la vecchia dirigenza, con tanto di sciopero ad oltranza del pubblico (vergognoso verso un presidente che ha investito nella propria città) e adesso questo è il risutato…possono essere soddisfatti della disfatta a cui hanno contribuito, dal momento che il Messina ha fatto due campionati giocando praticamente sempre fuori casa
Coloro che mettono il pollice verso nei riguardi di chi giustamente fa notare che la tifoseria ha preteso il cambio societario, dovrebbero dare loro la situazione alla problematica. Seguo il calcio e lo sport in genere ma non concordo con chi ipotizza soluzioni stile real Madrid o Barcelona. La sola domanda che bisogna porsi è invece perché è stata montata questa farsa, quali sono i reali interessi e come mai i notai hanno avallato l’operazione.
Mannino