Messina: Santa Maria Alemanna era un tempio egizio?

Messina: Santa Maria Alemanna era un tempio egizio?

Daniele Ferrara

Messina: Santa Maria Alemanna era un tempio egizio?

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martedì 29 Settembre 2020 - 08:00

Era diffusa la convinzione che il luogo sia stato in antico un misterioso tempio. Sarà vero? Cerchiamo di capirne di più

Una volta si diceva che la Chiesa di Santa Maria degli Alemanni – meglio nota come Santa Maria Alemanna – fosse in origine un tempio egizio… sarà vero?

La chiesa dell’Alemanna

Nel 1220 il tempio fu affidato dall’imperatore Federico II (I, Re di Sicilia) all’Ordine dei Fratelli della Casa di Santa Maria in Gerusalemme, meglio noto come Ordine Teutonico, che in prevalenza appunto era composto da monaci-guerrieri germanici che combattevano contro le tribù e gli stati sulle rive del Baltico che non abbracciavano ancòra il Cristianesimo; l’Alemanna appartenne al Priorato dell’Ordine che un tempo aveva sede a Messina.

Di cosa fosse prima della struttura medievale di stile gotico donata ai Teutonici, non ci pervengono molte informazioni; e non ne avevano nemmeno i dotti messinesi dei secoli passati. Era diffusa la convinzione – e ancòra oggi per altre vie si ragiona sull’ipotesi – che il luogo sia stato in antico un misterioso tempio.

Geroglifici faraonici?

Scrive Placido Samperi nel 1644 nell’Iconologia della gloriosa Vergine Madre di Dio Maria protettrice di Messina: “[…] à mio giudicio, è fra gli antichi antichissimo, fin da’ primi secoli de’ Gentili, come si può dagli eruditi agevolmente argomentare dalle orme gentilesche, che sin al presente si scorgono, & in particolare nella porta […], la quale dal lavoro, e dalla scultura dimostra chiaramente la sua antichità. Veggonsi intorno all’arco di essa due ordini di scolpite statuette quasi di tutto rilievo, maltrattate dal tempo, e rotte in diverse guise; nella metà della parte destra dell’ordine superiore, sono alcuni stromenti di suono di quei secoli, e nella metà della parte sinistra dell’istesso ordine le Imagini d’alcuni favolosi numi famosi appresso i Poeti, come di Giove, che uccide Saturno, e simili. Mà nell’ordine inferiore diverse sorti di animali, di Centauri, di Chimere, di Grifi, & altri geroglifici degli antichi Egittij, dal che chiaramente si coniettura, che non da’ Christiani, mà da’ Gentili fosse stato ad alcuno de’ falsi Dei dedicato questo Tempio; e si aggionge di più, che poco meno della metà di questa porta è sepolta nella terra, e nelle rovine, scendendosi per mezzo d’alcuni gradini dentro al Tempio.”.

Scrive Caio Domenico Gallo nel 1756 negli Annali della Città di Messina Capitale del Regno di Sicilia: “Altro Tempio, che ancor si stima essere stato dedicato alle antiche Deità dei Gentili […], il quale per vedersi quasi sotterra la sua Porta Maggiore, che viene adornata da molti Geroglifici Egizj e da figure di diverse antiche Deità favolose, credesi essere stato anche uno di essi.” e ancòra: “In essa non vi è cosa di singolare se non se le reliquie di una grande antichità, ed i Geroglifici, che ancor si veggono scolpiti sul fregio delle Porte descritte, e rapportate dal Padre Samperi, quali ci dimostrano, che possa essere stato Tempio dei Gentili.

La seconda testimonianza è dipendente dalla prima (in alcune parti qui omesse è dichiarato).

L’apparenza inganna…

Un tempio dei Gentili, cioè grecoromani non-cristiani.

Lasciamo perdere le frecciatine (“falsi Dei”, “Deità favolose”) che i nostri eruditi lanciavano continuamente appena nominavano le antiche deità: era obbligatorio all’epoca, non farlo equivaleva ad ammettere la possibilità di verità diverse dal Cristo e ciò poteva costare una carissima visita dell’Inquisizione.

Non facciamoci ingannare dalle definizioni che vengono date dai nostri studiosi.

Il portale del quale si parla è tutt’ora visibile, ed è quello attraverso cui s’entra nell’Alemanna: a osservarlo oggi, nessuna persona definirebbe geroglifici quei rilievi floreali sugli stipiti, ma bisogna considerare che all’epoca nessuno sapeva leggere i veri geroglifici dell’Egitto ed essi quindi apparivano come disegni ornamentali dal significato sacro, dunque era facile identificare come geroglifico qualunque ornamento il cui succo non fosse discernibile; quelli che vediamo chiaramente non sono geroglifici egiziani, ma decorazioni scultorie di stile gotico (anche se, chissà, potrebbero anch’esse indicare qualcosa che ora ci sfugge). Diverso è il discorso delle statue, alcune delle quali sono dette rappresentare gli antichi numi: sfortunatamente è distrutta la parte dov’era scolpito il presunto “combattimento tra Giove e Saturno” mentre i personaggi superstiti sono sbiaditi (seppur non irriconoscibili), ma quelli dell’ordine inferiore sono chiaramente angeli dell’iconografia cristiana tra i quali uno addirittura imbraccia uno scudo triangolare (e crociato) che certamente non era in uso dalle nostre parti nell’antichità, perciò è assai probabile che i sapienti Samperi e Gallo in questo caso abbiano preso (in buona fede) un abbaglio.

Un’osservazione tuttavia che i nostri due studiosi fanno e che molto dà da pensare, è che già nella loro epoca la chiesa risultasse sottomessa al piano stradale (di quanti metri non lo sappiamo).

Dall’errore (che qualcuno oggi forse un po’ malignamente definirebbe grossolano) dobbiamo imparare una lezione: basta poco perché un’immagine che nell’intenzione dell’autore aveva un chiaro significato ne assuma tutt’altro per l’osservazione d’un altro soggetto. Cosa significa? Lo vedrete in un prossimo articolo!

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