La circolare non piace a Oteri che si appella al sindaco: "La dirigente ci ripensi, peso sulla spesa delle famiglie".
Messina – E’ tempo di divise e la scuola di adegua. La dirigente dell’istituto comprensivo Mazzini- Gallo ha comunicato che tra i requisiti obbligatori per l’ammissione alla frequenza degli alunni, nell’anno scolastico che si aprirà a breve, c’è quello di indossare la divisa.
La circolare non piace a Oteri
“Pur comprendendo le motivazioni pedagogiche e sociali richiamate nella circolare, non possiamo ignorare le pesanti ricadute economiche che tale scelta comporta per molte famiglie. L’acquisto di 2-4 completi, necessari per garantire la frequenza quotidiana, rappresenta un costo significativo, in particolare in un periodo in cui il caro-vita grava fortemente sui bilanci familiari”.
Peso sui bilanci familiari
La preoccupazione è del consigliere comunale Cosimo Oteri: “Ricordiamo che la scuola pubblica statale ha come missione primaria quella di garantire il diritto allo studio a tutti, senza discriminazioni economiche o sociali. Tale diritto, sancito dalla Costituzione, non può e non deve essere condizionato da un requisito legato all’abbigliamento, che rischia di trasformarsi in una barriera all’accesso”.
La dirigente ci ripensi
“Il Dirigente scolastico non guida un istituto privato con proprie regole di adesione, ma una scuola statale, che appartiene alla comunità e che deve essere inclusiva per definizione. L’obiettivo deve essere quello di tutelare il valore formativo e comunitario della scuola, senza però imporre oneri economici sproporzionati alle famiglie né vincoli che possano limitare il diritto universale all’istruzione. La scuola deve restare un luogo di crescita, condivisione e uguaglianza, non di esclusione”, dice il capogruppo di Prima L’Italia, che si appella al sindaco di Messina Federico Basile e gli assessori per aprire un tavolo di confronto con la dirigente e il Provveditore agli Studi.

Vogliono regimentare i discenti. Una nuova forma di fascismo. Che vergogna!
Condivido pienamente le motivazioni espresse dalla Preside: la divisa è uno strumento che promuove uguaglianza, senso di appartenenza e riduce le differenze sociali tra gli studenti.
Lo dico anche per esperienza personale: quando vivevamo a Roma i miei figli hanno frequentato una scuola con l’obbligo di divisa e non è mai stato un problema, anzi ha contribuito a creare un clima sereno e inclusivo.
Vorrei anche aggiungere, rispetto al tema dei costi, che naturalmente i bambini devono comunque vestirsi sotto il grembiule: non vedo quindi una reale differenza di spesa significativa, semmai una maggiore praticità e chiarezza per tutti.
Se per divisa si intende di classico grembiule non vedo cosa ci sia di così tanto discriminante. Anzi una spesa fatta una tantum a inizio anno scolastico comporterebbe per molte famiglie un grosso risparmio piuttosto che dover adeguare l’abbigliamento del proprio figlio a quello di chi può permettersi un abbigliamento magari firmato. In questo caso sì che si crea in classe un sentimento di inferiorità e disagio e al contrario arroganza e altezzosità. Con il grembiule i bambini, almeno apparentemente, sarebbero tutti uguali.
La scuola serve per studiare, non importa cosa si indossa. Interessa soltanto che esistano dei bravi insegnanti che sappiano come trasmettere la cultura. Le divise scolastiche sono una grande cavolata.
Fatto benissimo. Non pochi Istituti di Catania la adottano da molti anni.
Che sia la scuola a fornire le divise agli studenti. Così è troppo facile.
Egregio consigliere, l’acquisto di due o tre divise comporterebbe oneri economici insostenibili? Meglio smartphone di ultima generazione, abbigliamento fashion e ciclomotore a 14 anni, spese decisamente più contenute e di grande aiuto per l’educazione dei nostri figli. Detto questo, condivido pienamente la scelta della dirigente e mi piacerebbe che altri colleghi seguissero il suo esempio. E che i genitori fossero più collaborativi e meno polemici con le istituzioni scolastiche.
…oneri economici sproporzionati…
Ma perchè i vestiti “normali” costano meno?
O li mandano nudi i ragazzini a scuola!?
Se uno è contrario per principio alla divisa posso capirlo…ma la storia del sacrificio economico sinceramente mi suona come le unghie sulla lavagna!
Caro consigliere Oteri, le “discriminazioni economiche e sociali” di cui lei parla potrebbero essere rappresentate da ragazzini vestiti all’ ultima moda che, scatenando invidia ed emulazione, indurrebbero altri “meno inclusi” ad imitarli. Non creda che queste problematiche non esistano: le persone si impoveriscono pur di apparire come chi può farlo tranquillamente!
Al contrario di quanto lei afferma, un grembiule uguale per tutti ha sempre rappresentato una efficace barriera alle discriminazioni, rimarcando tra l’ altro una comunità di appartenenza.
Complimenti alla dirigente
Sig. Oteri si occupi dei problemi reali della citta’ e no di divise…
Concordo pienamente con la dirigente.
Che un esponente della LEGA parli di condivisione, eguaglianza ed inclusione rappresenta una barzelletta degna di Zelig!
Cosimo e se fossero verde padano con un bel Giussanino stilizzato?
Io ricordo quando la lega voleva inserire nelle scuole del nord elementi identitari padani.
Roba da matti e dobbiamo pure sentirli ancora.
La divisa non rende i bambini tutti uguali, io alle medie l’avevo la divisa e non ero uguale ai miei compagni di classe, perché mio padre era meccanico e i padri dei miei compagni medici o avvocati, quindi non eravamo assolutamente uguali!
Sono i libri che mettono in ginocchio le famiglie non una divisa.
Oteri ,pensi al caro libro ,anzi faccia una proposta di legge; niente Iva per quanto riguarda le spese per la scuola .
Compreso abbonamenti .
Oteri chi? Quello che non sa a quale altro partito passare tra non molto?
Mah!!!!!
La divisa, intesa come un grembiule, magari non nero come ai miei tempi si usava, è segno di uguaglianza e non di spesa insopportabile per le famiglie. Ma in che mondo vive chi critica la dirigente che ha avuta questa ottima idea? Nella scuola pubblica tutti devono essere uguali, il figlio del grande professionista e il figlio dell’operaio che non riesce a sbarcare il lunario. E’ un segno di civiltà e di democrazia che forse il bravo consigliere dimentica. Poi però tutti con telefonino dell’ultima generazione, motorino truccato e quant’altro. Quando a Messina qualcuno pensa una cosa buona, sempre c’è qualcuno che cerca di boicottarla, e poi li vediamo questi censori negli streamings dei lavori d’aula del Consiglio Comunale.
Condivido in pieno con la preside e dovrebbero prenderne atto tutte le scuole!!!!!elementari medie e superiori che c è uno scempio di come vanno vestiti a scuola!!!!
CONDIVIDO APPIENO IL PENSIERO DI ALESSIA PERCHÉ HA RAGIONE SUL DIRE CHE C È UNO SCEMPIO DI COME VANNO VESTITI,INCURANTI DELLA DECENZA 😱 …..E ME LA PRENDO CON I GENITORI CHE PERMETTONO CERTI VESTIARI NELL’ ANDARE A SCUOLA CHE SEMBRA UNA PASSERELLA DI “MODA CAUSTICA”😱….VA BENISSIMO LA DIVISA COSÌ LA SI FINISCE CON L’ ABBIGLIAMENTO NON CONSONO PER ANDARE A SCUOLA, CHE NON SE NE PUÒ PIÙ DI SHORT INGUINALI,E TOP SUCCINTI CHE SI OGNUNO PUÒ AVERE LA LIBERTÀ DI INDOSSARE MA NON CERTAMENTE A SCUOLA DOVE CI SONO DELLE REGOLE COMPORTAMENTALI ANCHE SUL VESTIARIO CHE DI FATTO VENGONO IGNORATI DAI GENITORI E DAI LORO FIGLI…