Emergenza idrica: 11 domande sui 10 giorni che ci hanno fatto piombare indietro nel tempo

Nessuno di noi avrebbe mai immaginato un’emergenza così prolungata, così aggrovigliata, con connotazioni tali da sembrare, nel 2015, persino antistorica. L’incubo che si è trasformato in una guerra all’ultimo bidone, all’ultima goccia, ci ha fatto precipitare in altre epoche storiche, sicuramente “prima di quellidiprima”.

Le file con i bidoni, l’acqua razionata, mi riportano ai ricordi di 40 anni fa, quando, io bambina, sentivo mia madre svegliarsi alle 6 del mattino per riempire la vasca.

Nessuno intende attribuire a questa amministrazione né la frana, né il guasto, nessuno vuol dire “piove, governo ladro”. Ma 10 giorni dopo l’inizio dell’emergenza peggio gestita che si sia mai vista a Messina ci sono alcune riflessioni, perplessità e domande. La prima è anche l’ultima, quella che riassume tutte le altre: chi ha la responsabilità della pessima gestione dell’emergenza?

Stando a quanto visto in 10 giorni nessuno. E non mi riferisco alle responsabilità addebitabili alla natura, al dio dei venti e delle frane, al destino avverso o alla malasorte, mi riferisco alla responsabilità di una gestione ingestibile.

Se siamo tornati indietro di mezzo secolo qualcosa che non è andata come dovuto c’è stata e ci sono alcuni interrogativi e riflessioni da fare.

1)LO STOP DI 48 ORE IL 24 OTTOBRE A CALATABIANO

All’origine della telenovela ci sono 48 ore, subito dopo la frana, che hanno visto l’Amam impossibilitata ad intervenire per via del divieto di transito emesso dal sindaco di Calatabiano. D’accordo che siamo abituati atavicamente alla rassegnazione, ma poiché non si era alle frontiere di uno Stato nemico pronto a difenderle con i carri armati ma si aveva di fronte un’amministrazione comunale la domanda è: perchè rassegnarsi ad attendere 48 ore e non attivare subito i canali preposti, comprese le prefetture? Come si fa a restare 2 giorni senza fare niente, sottovalutando quei già seri disagi per i messinesi? Non dico dichiarare guerra al sindaco di Calatabiano, ma tra l’invasione armata e la rassegnazione passiva ci sono una lunga serie di azioni che dovevano essere fatte e non sono state fatte.

2)GLI SQUILLI DI TROMBA E LE DICHIARAZIONI DI GIUBILO

E’ vero che ogni amministratore ha il dovere di fidarsi di quel che dicono i suoi dirigenti ma già l’aver soprasseduto sulle 48 ore perse convinti delle proprie capacità risolutive, il liquidare tutto con troppa superficialità, il dire “faccio tutto io”, avrebbero dovuto suggerire una maggior cautela. Ma associarsi agli squilli di tromba di fronte a comunicati stampa di questo tenore: abbiamo risolto tutto e con 16 ore di anticipo, è quantomeno azzardato. Nessuno si è chiesto poi se oltre “al cerotto”, alla sistemazione del guasto non fosse opportuno un intervento di maggiore entità a tutela della condotta. I primi 4 giorni di gestione dell’emergenza sono stati all’insegna dell’eccessivo ottimismo e superficialità. E 4 giorni sono 4 giorni.

3)I DIFETTI DI COMUNICAZIONE

Se già nelle 48 ore di rassegnazione di fronte alle decisioni del sindaco di Calatabiano si sono registrati i primi difetti di comunicazione, nei giorni successivi è stato un vero e proprio corto circuito. Le domande in questo caso sono diverse: perché la Protezione civile regionale è stata chiamata solo giovedì? Perché il presidente Crocetta è stato chiamato soltanto giovedì e tramite lui si è entrati in contatto con Foti? Perché dopo il secondo problema alla condotta quando è apparso chiaro, mercoledì, che il “faccio tutto io” non era la formula adatta, si è atteso fino a giovedì mattina per il vertice in prefettura?Perchè la mattina di giovedì il parlamentare Enzo Garofalo (peraltro l’unico a muoversi a livello nazionale) ha contattato il ministro Alfano sottoponendogli l’emergenza, senza avere alle spalle nessuna carta scritta, e neanche una telefonata da parte dell’amministrazione? Perché nessuno ha pensato di chiamare “rinforzi” a Roma o Palermo? Esistono i canali istituzionali da seguire. Può anche darsi che Accorinti sia convinto del potere taumaturgico della parola ma se annunci la richiesta della dichiarazione dello stato di calamità non puoi pensare che si concretizzi se prima non fai una delibera di giunta. Infine perché al vertice di giovedì erano assenti sia il sindaco che il prefetto? A riprova di quel corto circuito tra istituzioni che nei giorni di giovedì e venerdì ha toccato il picco massimo con comunicati emessi dai due Palazzi sulla stessa emergenza e sulle stesse operazioni. .

5)IL PIANO B

Incredibile ma vero, a parte le lamentele ed il piangerci addosso sul fatto che ci siamo fatti scippare l’Alcantara sotto il naso nessuno aveva nel cassetto il Piano B con le soluzioni per limitare i disagi. Gli unici ad averlo sono stati gli sciacalli del mercato nero dell’acqua.

6)LA NAVE CISTERNA

Sempre in virtù della sottovalutazione dell’emergenza sia l’amministrazione che l’Amam erano contrari all’arrivo della nave cisterna, temendo che sarebbe arrivata a “cose fatte”. I fatti hanno dimostrato l’esatto contrario. Ma la domanda è: perché la notte di venerdì quando è attraccata la nave e si è evidenziato un buco alla tubatura ha dovuto provvedere il personale a bordo della nave dal momento che a terra non c’era nessuno di supporto?

6)”NON ABBIAMO NULLA DA RIMPROVERARCI”

A distanza di 10 giorni NESSUNO HA ANCORA CHIESTO SCUSA AI MESSINESI. Eppure abbiamo di fronte altri 20 giorni di disagi intollerabili per una città del 2015 di un Paese occidentale. Non solo nessuno ha chiesto ufficialmente e pubblicamente scusa nonostante l’evidente impreparazione, ma abbiamo ascoltato dichiarazioni che vanno in senso opposto. Dopo che il secondo intoppo ha scatenato il panico nessuno dei vertici dell’Amam si è assunto neanche una parte di responsabilità. Anzi, dopo aver riparato il secondo problema, (quindi dopo la reiterazione della superficialità) l’ingegnere La Rosa e il presidente Termini hanno dichiarato: “Non abbiamo nulla da rimproverarci”. Ma per “rimproverarsi di qualcosa” che cosa sarebbe dovuto succedere ai messinesi? Un’esplosione nucleare? Eppure lo stesso ingegnere capo del Genio Civile, Leonardo Santoro, chiamato dal prefetto ha chiarito sin dalla fine delle operazioni che senza la messa in sicurezza e senza interventi di supporto il problema non era affatto risolto. Ed infatti martedì scorso si è ripetuto. La domanda è: ma se di fronte ad un pasticcio i cittadini esausti non possono “rimproverare” nulla né all’amministrazione né all’Amam a chi devono imputare le responsabilità della pessima gestione? Al fato? Non c’è neanche l’umiltà di ammettere le proprie pecche.

7)LE RESPONSABILITA’

Se combino un pasticcio e la pagina di Tempostretto è piena di articoli presi da you porn il mio editore prende provvedimenti o, se è il caso, mi licenzia. Io non dico “è colpa del maltempo non ho nulla da rimproverami”. In qualsiasi altro punto del Paese chi ha sbagliato paga. E chi è in prima linea non può scaricare le proprie responsabilità ora a destra ora a sinistra. La mancanza di umiltà nell’ammettere i propri errori va di pari passo con la logica dello scaricabarile e della lamentela. Ci sono state delle “falle” enormi nella risposta all’emergenza ben più grandi di quelle della condotta e questo, oltre a servire per il futuro, non ci può rassicurare affatto pensando che eventuali prossimi problemi saranno gestiti dalle stesse persone che hanno avuto gestito l’emergenza nei modi che abbiamo visto.

8)LE ESERCITAZIONI DELLA PROTEZIONE CIVILE

Se la nostra capacità di fronteggiare le emergenze è quella che abbiamo visto non oso immaginare cosa potrebbe accadere in caso di catastrofe o calamità. Mi chiedo, ma tutte le esercitazioni di protezione civile che facciamo ogni anno a che servono? Persino l’elenco dei serbatoi con gli orari di erogazione ridotta forniti dall’Amam in queste ore risultano di scarso aiuto se non si allega la zona corrispondente. Ad esempio: io abito nel viale S.Martino, ho calcolato che potrei essere servita da uno dei 3 serbatoi (Gonzaga, Vascone o Noviziato), ma se nessuno mi dice a quale “serbatoio appartengo” come faccio ad organizzarmi per l’erogazione? Che facciamo a fare le esercitazioni se poi alla prima emergenza reale si sbriciola tutto come un castello di carte e nessuno sa chi decide che, nessuno sa a chi compete che, nessuno sa dove andare per, nessuno sa chi chiamare chi?

10)IL POTERE TAUMATURGICO DELLE PAROLE

La domanda è: perché il sindaco è volato a Torino venerdì (l’acqua ricordiamo è tornata nei rubinetti tra sabato e domenica) per partecipare alla riunione dell’Anci, lasciando che a vedersela con la stampa ed i cittadini inferociti fossero Signorino e De Cola? Un condottiero non lascia i colonnelli da soli. Perché ha dichiarato sin da venerdì mattina che l’acqua era tornata nei rubinetti ed ha preso l’aereo? Perché Accorinti si è convinto del potere creativo delle parole? Pensa che basti annunciare da Barbara D’Urso o affini l’arrivo dell’acqua perché questa avvenga? Pensa che annunciando lo stato di calamità sia automatico l’arrivo dell’esercito? Pensa che non ci sia bisogno che le parole siano completate da un’azione (ad esempio un atto di giunta, una telefonata, una riunione operativa)? Pensa che basti dire all’Arena di Giletti che lui ha rinunciato all’indennità perché questo sia vero? Temo che sia Giletti a scatenare questi strani fenomeni. Proprio all’Arena Crocetta annunciò che avrebbe dimezzato l’indennità sua e dei suoi assessori (cosa che fece 2 anni dopo la trasmissione) e che avrebbe fatto la riforma delle Province (che ancora non ha fatto). Perché poi il sindaco si è convinto che il tour delle televisioni o l’abbraccio di Mattarella abbia comportato risultati concreti e immediati per Messina? L’ebbrezza della telecamera rischia di creare danni all’io alla fine ci si convince che si è diventati più importanti del ruolo stesso. Mattarella non ha abbracciato Renato Accorinti, ma Messina, i messinesi. Non si tratta di riempire un album di fotografie ma di portare risultati concreti per tutta la città. Ai fini dell’esito della crisi è stato più importante quel che si è fatto a pochi metri da Palazzo Zanca che a centinaia di chilometri ad un’assemblea Anci.

11)LA BATTAGLIA PER L’ACQUA

Il problema che oggi Messina ha è quello dell’acqua. Perché quindi dire che l’acqua non si deve pagare se poi questa amministrazione (e non quelle di prima) ha inserito nel Piano di Riequilibrio l’Amam come fonte di risorse, ipotizzando che crei milioni di profitto ogni anno, profitto che verrebbe fuori dalla vendita dell’acqua? Peraltro questa amministrazione taglierà l’acqua a chi non paga la bolletta, e sta già riscuotendo le bollette non pagate negli anni scorsi. In più farà pagare pure l’acqua dall’Alcantara che avremo in questi giorni. Pertanto più che raccontare a Barbara D’Urso che in Sicilia il problema è che ci fanno pagare l’acqua, magari potrebbe discuterne in giunta e con i vertici dell’Amam che ha appena nominato. E quando questa amministrazione riempirà di personale l’Amam fino a farlo scoppiare in quale tv dirà poi il sindaco che a Messina l’acqua si paga cara?

Penso che si debba vivere nel presente, non nel passato e neanche in una realtà virtuale. Se davvero Accorinti ritiene che l’acqua sia un bene pubblico e non si deve pagare corregga l’operato della sua giunta quanto alle politiche Amam, cambi il Piano di riequilibrio, presenti un piano B per l’Alcantara, vada a protestare a Palermo per farsi restituire la condotta. Non basta dirle le cose, bisogna farle.

Rosaria Brancato