Messina si tinge di giallo per far luce sull'endometriosi

Messina si tinge di giallo per far luce sull’endometriosi

Emanuela Giorgianni

Messina si tinge di giallo per far luce sull’endometriosi

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sabato 06 Marzo 2021 - 15:45

Una malattia subdola. La call to action che illumina i palazzi e i monumenti più importanti delle città per l’importanza della prevenzione

Informazione, prevenzione, diagnosi precoce”. Queste solo le uniche tre armi che abbiamo contro l’endometriosi, malattia che resta ancora oggi troppo sconosciuta, sebbene ne siano affette tre milioni di donne in Italia (una su dieci).

Facciamo luce sull’endometriosi

Così afferma Giusy Martino, rappresentante messinese del team Italy della Worldwide Endomarch, gruppo di donne affette da endometriosi che, quest’anno, ha lanciato una call to action a marzo, mese della consapevolezza sulla malattia.

La chiamata all’azione è: “Facciamo luce sull’endometriosi” e consiste nell’illuminare di giallo i monumenti e i palazzi più importanti delle città italiane.

A Messina

I Grilli dello Stretto hanno aderito all’iniziativa presentando richiesta al Rettorato dell’Università degli studi di Messina, che ha accolto favorevolmente la proposta illuminando di giallo per tutto il mese di marzo la sede centrale dell’Ateneo.

Si attende, invece, la risposta anche di Palazzo Zanca, Palazzo del Governo e della stele della Madonnina con il bastione del Forte San Salvatore.

Una malattia subdola

L’endometriosi è una malattia subdola, dovuta alla proliferazione di cellule endometriali, normalmente presenti nella cavità uterina, al di fuori di questa. Tale anomalia causa uno stato infiammatorio cronico sia a carico dell’apparato genitale sia degli organi circostanti.

Comporta dolori invalidanti e lancinanti e nel 30-40% causa l’infertilità se non diagnosticata in tempo” spiega Giusy Martino.

Il problema dell’errore diagnostico compromette fortemente il percorso della malattia, per questo è davvero fondamentale informarsi.

Vi è, in media, un ritardo diagnostico che oscilla tra i cinque e i nove anni, ritardo che può compromettere irrimediabilmente la qualità di vita della donna.

Il ritardo diagnostico

“È una malattia invisibile, ma affligge 3 milioni di donne con diagnosi accertata, cui si aggiungono le tante donne la cui patologia non è ancora stata diagnosticata. Durante le prime visite i dolori vengono spesso ricollegati a problemi o affezioni di origine psico-somatica, ai normali fastidio da ciclo e inizia, perciò, un eterno peregrinare tra visite, esami e controlli in cerca di una giustificazione plausibile per tali dolori che impattano così fortemente sulla vita delle donne. Riconoscere l’endometriosi il prima possibile è fondamentale per fermarla ai primi due stadi e non arrivare al terzo e al quarto, nei quali diviene necessario intervenire chirurgicamente e aumenta il rischio di infertilità.

Una piccola percentuale di donne può, anche, essere asintomatica e scoprire la patologia solo per le difficoltà nel procreare” continua Martino.

Per questo bisogna rompere il silenzio, bisogna parlarne, formare tanto i medici quanto i cittadini, non esiste cura, per questo si può solo prevenire con diagnosi precoci.

Una missione per tutte

“Io l’ho scoperta nel settembre del 2019, quando ho iniziato a nutrire dubbi sulla anormalità di quei dolori che mi costringevano a letto per lunghi periodi, mi impedivano di vivere la mia normale quotidianità e rivolgendomi ad un chirurgo specializzato ho scoperto di esserne affetta da 9 anni.

A dicembre sono stata operata, la mia endometriosi aveva diverse cisti e aderenze, un tratto del retto era stato invaso causando un’occlusione intestinale per cui ho subito una resezione intestinale. Altre donne sono costrette nel post intervento a subire una stomia o una neuromodulazione, per esempio, per controllare i dolori, vi sono diversi effetti e danni gravi” racconta Martino.

Ciascuna nostra storia clinica si assomiglia – continua – condividiamo un percorso di errori e scoperte in ritardo, per questo ho deciso di sposare la campagna di sensibilizzazione, perché diventa un sentire comune, è una missione che tutte avvertiamo”.

“Se insinuiamo, anche in una sola donna, il dubbio che quei dolori non siano semplice stress o problemi da ciclo, allora la missione è riuscita” conclude.

L’iniziativa “Facciamo luce sull’endometriosi” diverrà, infatti, parte di una campagna di sensibilizzazione ancora più ampia.

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