L'assessore Midili: "La parola dissesto non è disonorevole. Disonorevole è non pagare gli stipendi"

L’assessore Midili: “La parola dissesto non è disonorevole. Disonorevole è non pagare gli stipendi”

Rosaria Brancato

L’assessore Midili: “La parola dissesto non è disonorevole. Disonorevole è non pagare gli stipendi”

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giovedì 06 Dicembre 2012 - 11:30

Se entro 20 giorni il Consiglio comunale non approverà la delibera di dissesto la palla passerà al prefetto Trotta che nominerà un commissario. "Si tratta di una scelta politica- spiega l'assessore Midili- dolorosa, ma politica. A volte il dissesto può essere un male minore, e non è un termine disonorevole. Disonorevole è non pagare gli stipendi e mettere una città in ginocchio"

Mentre per Messina il dissesto è un’ombra minacciosa, una nuvola scura che sembra seguire i passi di cittadini e amministratori, per Milazzo, da pochi giorni è realtà. Il Comune è al default. La Corte dei Conti ha trasmesso la delibera adottata dopo aver ascoltato in audizione, l’assessore alle Finanze Pippo Midili ed il segretario generale Massimo Gangemi. Adesso il Consiglio Comunale di Milazzo ha 20 giorni di tempo per votare la delibera di dissesto, in caso contrario sarà il prefetto Stefano Trotta ad inviare un commissario che si sostituirà all’Aula, approverà la delibera e scioglierà il Consiglio.

Proprio l’assessore Midili è intervenuto a Palazzo Zanca al convegno organizzato dalla Cgil per discutere di tagli agli enti locali, ed a lui, che è già passato attraverso il nostro stesso percorso, abbiamo chiesto se il Consiglio comunale di Milazzo in questi 20 giorni voterà la “mannaia” oppure lascerà che la palla passi al Prefetto.

“Non lo so, non posso dirlo io. Certo è che questa è una scelta politica. Dolorosa ma politica Proprio ieri facevo un ragionamento su orgoglio e pregiudizio. In questo caso può accadere che l’orgoglio è pregiudizio. Bisogna essere coscienti del futuro che vogliamo lasciare alle prossime generazioni, se vogliamo lasciare al futuro i guasti della politica”.

Sulla situazione messinese, sull’orlo del baratro e aggrappata al “salvacomuni”, l’assessore milazzese Midili non vuol entrare nel merito, perché si tratta comunque di realtà diverse ed eredità di gestioni passate diverse.

“Non entro nel merito, ma anche in questo caso si tratta di questioni politiche, scelte esclusivamente politiche. Pensiamo al salvacomuni. Il decreto non prevede l’obbligo di chiedere di poter accedervi, ma solo la possibilità. Il singolo Comune deve fare una scelta. Se decide di accedervi dovrà comunque acquisire un ulteriore debito che viene dilazionato in dieci anni. Non penso che dilazionare un debito nel tempo sia la ricetta ideale. Allungare l’indebitamento di 10 anni non è premiante e lo si capisce da quanto sta accadendo in Italia”.

Pippo Midili non condivide quindi la tesi, sposata da alcuni consiglieri comunali che si sono rivolti all’avvocato Scurria per cercare di evitare o allontanare il dissesto, fatto peraltro ormai divenuto concreto con la decisione della Corte dei Conti. Secondo l’assessore si tratta di una scelta dolorosa, ma prettamente politica. Ed in fondo è proprio questo il cuore del problema, la politica deve fare delle scelte e non abdicare ai “tecnici” di turno.

“Se il dissesto è il male minore- conclude-dobbiamo prenderne atto. La parola dissesto di per sé non equivale a disonorevole. Per me disonorevole è non pagare gli stipendi, mettere la città in ginocchio, aumentare le tasse ai cittadini fino alla soglia massima. Questo è disonorevole”.

Rosaria Brancato

5 commenti

  1. Salvatore Vernaci 6 Dicembre 2012 13:40

    Non è disonorevole dichiarare il dissesto, ma sarebbe disonorevole restare passivi e non fare nulla, proprio nulla, per evitare il dissesto, per chiare ragioni propagandistiche, per gettare ulteriore discredito sulla precedente Amministrazione.
    Ogni Amministrazione di qualsiasi Comune di Italia ha fatto e fa di tutto per evitare una dichiarazione di dissesto per le gravi conseguenze che ne derivano, non a chi ha guidato la precedente Amministrazione, ma alla Città intera.
    I Cittadini dei Comuni, dove è stato dichiarato il dissesto, dopo averlo subìto, ricordano negativamente non coloro che l’hanno provocato, bensì coloro che l’hanno dichiarato.
    Dopo che al Comune di Taranto fu dichiarato il dissesto dal Commissario Prefettizio, a fronte delle ricadute negative per i Cittadini, le forze Politiche, sociali, sindacali, imprenditoriali della Città si posero la domanda se il dissesto poteva essere evitato e se il Commissario avesse fatto di tutto per evitarlo. Quasi tutti hanno convenuto che la dichiarazione di dissesto poteva essere benissimo evitata, ritenendo che sussistevano in Città le condizioni per dare attuazione al piano di risanamento attraverso la contrazione della spesa, ed un’attenta ed efficace politica di entrate ed alienazione del cospicuo patrimonio comunale.
    Notizie di Stampa riportano per Alessandria: “Il chiassoso no alla morte di Alessandria: in migliaia per le vie del centro” Lacrime di coccodrillo dei Politici Alessandrini, che rivolte al Sindaco ed ai Consiglieri comunali che si lamentavano di essere stati, quasi, costretti a dichiarare il dissesto, hanno scritto: “Ma Lei e la Sua maggioranza avete preferito, per chiare ragioni propagandistiche, per gettare ulteriore discredito sulla precedente Amministrazione, proclamare lo stato di dissesto senza renderVi conto delle conseguenze gravi che ne sarebbero derivate, non a chi guidava la precedente Amministrazione, ma alla Città intera. Lamentarsi ora, non serve a nulla

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  2. francotomasello 6 Dicembre 2012 16:07

    Vernaci,lottare contro il temuto dissesto per te è onorevole ma ti domando non era più’ utile e meno faticoso lottare contro chi ha causato il dissesto.
    DOMANDA ALLA QUALE CI PUOI DARE UNA PAROLA “PROFESSIONALE”ma in questa storia i DIRETTORI GENERALI hanno un ruolo ?.
    facci sapere.

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  3. Lasci che ognuno si cuoci nel brolo della sua pentola. Al Comune di Milazzo riconosco il coraggio di aver tentato, con fatti e non con parole di evitare il “dissesto finanziario”, già latente dal lontano 2002 avendo, il Consiglio Comunale approvato il Bilancio consuntivo 2004 che evidenziava, a seguito di una scrupolosa revisione dei residui attivi, con la eliminazione di alcuni milioni di euro dichiarati di “dubbia esigibilità” un disavanzo di amministrazione per un importo di circa € 4.800.000,00. che con coraggio, l’amministrazione dell’epoca ha deciso, su consiglio dei tecnici, di ammortizzare in due anni inscrivendo nel Bilancio di previsione 2006 nella parte seconda spesa l’importo oggetto di ammortamento pari a e 2.431.454,00. Se si pensa che il Bilancio di previsione 2006 presentava un ammontare complessivo di entrate correnti pari a e 23.807.418,00, l’incidenza del disavanzo di amministrare da finanziarie ha rappresentato un’operazione di recupero di notevole incidenza e di alto significato politico. Certamente l’anno 2006 è stato effettivamente per il Comune di Milazzo, un anno di “lacrime e di sangue” non tanto per i cittadini milazzesi ma sopratutto per i politici costretti a non “potere fare nulla” e quindi nella impossibilità di realizzare le promesse fatte agli elettori. Però il 2006 si concluse con il dimezzamento delle “anticipazioni di cassa” e con la riduzioni dei residui passivi che negli anni si erano accumulati. Questa è storia. La città di Milazzo,, almeno, il tentativo lo ha effettuato sino a quando non sono prevalse le ragioni della politica, alla ragionevolezza delle criticità finanziarie. Messina invece non ha fatto mai alcun tentativo, anzi adesso tutti sperano nel decreto “salva Comuni” che, più che salvare i cittadini messinesi, salva coloro che il danno hanno, negli anni, prodotto. . Milazzo adesso vuole guardare, con lealtà, in faccia gli avvenimenti e dare le giuste risposte, Messina, invece, fa come gli struzzi che si insabbiano la testa perché si vergogno di dare le giuste risposte ai cittadini che a gran voce, chiedono.

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  4. Salvatore Vernaci 6 Dicembre 2012 21:43

    IO NON LOTTO CONTRO LA DICHIARAZIONE DI DISSESTO, perché la decisione di dichiarare lo stato di dissesto finanziario non è frutto di una scelta discrezionale dell’Amministrazione comunale, ma è una determinazione vincolata (ed ineludibile), in presenza dei presupposti di fatto fissati dalla legge..- Recita, infatti, l’art. 244 TUEL, che un Comune è in dissesto finanziario: a) quando non è più in grado di assolvere alle “ordinarie” funzioni ed ai servizi definiti indispensabili; e/o b) quando nei confronti dell’Ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a fare fronte con il mezzo ordinario del bilancio, né con gli strumenti straordinari. La dichiarazione di dissesto è quindi un atto dovuto, da adottare sulla base di un mero accertamento dei fatti. I servizi indispensabili per un Comune sono quelli elencati all’art. 19 della legge 7 agosto 2012, n. 135.
    Io sostengo che il Commissario Straordinario dott. Luigi Croce, il Consiglio Comunale , il Ragioniere Generale, il Collegio dei Revisori dei Conti devono ottemperare, con l’adozione di atti e predisposizione di delibere, con immediatezza, alle richieste della Corte dei Conti, al fine di evitare, se è possibile, la determinazione , ispo facto, della dichiarazione di dissesto. Sarebbe deleterio se, per loro colpa o negligenza, perché non ottemperano alle richieste della Corte dei Conti, questa dovesse deliberare lo stato di dissesto del Comune ed avviare l’iter per la relativa dichiarazione.
    Mi risulta, da notizie di Stampa, che la Corte dei Conti abbia imposto un ultimatum al Comune, dell’adozione di determinati adempimenti entro 30 giorni. Le dichiarazioni del Ragioniere Generale e di altri Organi, anche di Stampa, mi lasciano molto perplesso , perché, a mio parere, gli adempimenti richiesti dalla Corte dei Conti possono benissimo essere effettuati in 15 giorni e non in 30 giorni.
    Per quanto attiene poi all’individuazione degli autori del dissesto, il discorso sarebbe lungo e partirebbe da lontano: “le assunzioni clientelari e politiche, senza concorso, quindi in palese violazione di legge degli ex lavoratori del settore informatica e delle tante e tante unità nell’ATM e nelle Società partecipate: Messinambiente, ATO, AMAM.; della fine dei 120 milioni di euro di BOC; del perché delle fallite alienazioni dei beni patrimoniali; della mancata riscossione degli oneri concessori; della rilevante evasione ed elusione tributaria; dei canoni irrisori dei fitti attivi, del perché di tanti fitti passivi, dell’indennità di posizione dei dirigenti nella misura massima, dell’indennità di risultato; del lavoro straordinario eccessivo; dei 15 legali del Collegio di difesa, retribuiti mensilmente; della vastità del contenzioso; del perché del ricorso all’esterno di determinate prestazioni, come ad esempio la contabilità del salario dei lavoratori dei cantieri di lavoro, quando il Comune pullula di ragionieri, ecc…
    La dichiarazione di dissesto penalizzerebbe i Cittadini, con i tributi elevati al massimo, e taglierebbe le ali alla futura Amministrazione che dovrebbe amministrare unicamente, per cinque anni, per risanare l’Ente, senza prospettive di sviluppo e di investimenti.

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  5. puzza di bruciato 7 Dicembre 2012 07:42

    Era più credibile da giornalista… Ma come è possibile che sindacalisti e giornalisti appena si apre uno spiraglio scappano in politica… ma la cosa più terribile e che appena arrivati in politica l’ingranaggio li divora subito. Altrimenti mi spiegate come mai con quelle menti eccelse non riescono a combinare nulla nonostante i buoni propositi… Dio danaro colpisce ancora…

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