Vertenza Aicon, il parroco di Giammoro lancia un appello alle Istituzioni «per evitare speculazioni a danno delle famiglie e di chi lavora»

Vertenza Aicon, il parroco di Giammoro lancia un appello alle Istituzioni «per evitare speculazioni a danno delle famiglie e di chi lavora»

Vertenza Aicon, il parroco di Giammoro lancia un appello alle Istituzioni «per evitare speculazioni a danno delle famiglie e di chi lavora»

venerdì 20 Maggio 2011 - 06:35

Don Sergio Siracusano, che è anche Direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, scende in campo in difesa dei 350 lavoratori: «il loro dramma non può lasciare indifferente la Chiesa da sempre attenta alla dignità della persona umana»

Una vera e propria emergenza occupazionale sta coinvolgendo la comunità di Gianmoro , dove sorgono i cantieri navali “Aicon”. A rischio ci sono ben 350 posti di lavoro e il destino di altrettante famiglie è legato ad un filo sottilissimo, chiamato speranza. Solo qualche giorno fa registravamo la presa di posizione di Sinistra ecologia e libertà, che invitavano tutte le altre forze politiche a mobilitarsi affinché la vertenza si risolva in maniera positiva per i lavoratori. Oggi ,registriamo un altro, autorevole, intervento: quello del parroco di Giammoro , Don Sergio Siracusano, che è anche Come Direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro.

Don Sergio si schiera apertamente a fianco dei lavoratori e delle loro famiglie, esprime solidarietà, ma soprattutto difende il valore della dignità umana, che nessuno può e deve calpestare. Di seguito vi proponiamo la sua lettera, attraverso la quale lancia un appello alle Istituzioni, invitandole ad intervenire «per evitare speculazioni a danno delle famiglie e di chi lavora»:

«Come Direttore dell’Ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, organismo che esprime l’attenzione della Chiesa locale ai lavoratori, sento la necessità di intervenire per richiamare l’attenzione di tutti sui continui problemi lavorativi che incombono sulla nostra provincia e, in particolare come Parroco della comunità di Giammoro, sulla vicenda che riguarda l’“Aicon”, azienda della zona industriale di questo territorio.

Il dramma che vivono le 350 famiglie dei dipendenti del Cantiere navale “Aicon” non può lasciare indifferente la Chiesa da sempre attenta alla dignità della persona umana. Ma nessuno di noi dovrebbe rimanere impassibile dinanzi alla tragedia che riguarda un’azienda considerata il fiore all’occhiello della zona industriale di Giammoro e che, in questo anno, ha continuato a vendere imbarcazioni, nonostante la crisi economica. Eppure i lavoratori attendono di avere stabilità e dignità nell’esercizio del loro lavoro, attualmente ancora privati di stipendi, di prospettive future e di serenità per le proprie famiglie. In forza di questo, chiediamo che le istituzioni facciano di tutto per evitare speculazioni a danno delle famiglie e di chi lavora.

Ci ricorda Papa Benedetto XVI nella Enciclica “Caritas in veritate” che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità: “L’uomo infatti è l’autore, il centro e il fine di tutta la vita economico-sociale”.

Voglio richiamare le parole del recente Messaggio Pasquale del nostro Arcivescovo, Mons. Calogero La Piana: “Il valore del lavoro, infatti, prima che economico è antropologico; la sua mancanza o negazione si configura come vero affronto alla dignità della persona umana…la mancanza di occupazione è ormai una vera emergenza sociale, una piaga dalle conseguenze imprevedibili. Ascoltiamo quotidianamente, con viva preoccupazione, la drammatica situazione di numerosi giovani e di adulti senza lavoro, che rischiano di perderlo o che l’hanno già perduto, la sofferenza dei tanti precari, una situazione sempre più difficile e per molti aspetti esplosiva”.

La Chiesa di Messina ripete oggi la sua solidarietà e vicinanza ai lavoratori non solo dell’Aicon ma a tutti coloro che soffrono per le numerose crisi occupazionali che affliggono le famiglie del territorio della nostra Arcidiocesi».

Don Sergio Siracusano

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