L’esposizione, ospitata nelle sedi del Monte di Pietà e del Palacultura, resterà aperta fino al 30 marzo. L’evento rientra nel progetto “Le Scalinate dell’Arte”
“È l’immagine che mi chiama. Non sono io che voglio ritrarre l’albero. E’ l’albero che mi dice: ‘diamoci del tu’. Come se fossimo fatti della stessa materia … come se fossimo due fratelli”. Classe 1933, con una produzione di cui si perdono i confini, nel bel mezzo di una fase creativa che non lascia adito a dubbi e sconfessa ogni pregiudiziale anagrafica, Bruno Samperi, pittore amato e collezionatissimo, si presenta per la prima volta con un’antologica che prenderà per intero il proprio spazio, culturale e fisico nella sua città, Messina, dislocandosi contemporaneamente tra due sedi, il PalaCultura Antonello e il Monte di Pietà.
“Bruno Samperi apprendista artigiano”, questo il titolo della mostra, è curata dal critico d’arte e creativo Mosè Previti con interventi in catalogo del giornalista Vincenzo Bonaventura e del responsabile di progetto Giovanni Lucentini, ed è realizzata da “Le Scalinate dell’Arte”, progetto pluriennale con il Comune di Messina come capofila e la società Team Project come partner, finanziato nell’ambito del Po Fesr Sicilia 2007-2013. “Dicono che Bruno Samperi abbia lavorato a più di mille opere, qualcun altro parla di due, altri addirittura tremila dipinti. Non si ha difficoltà a crederlo”, scrive Mosè Previti. “Per Samperi l’arte non è professione, non è carriera. Per Samperi l’arte è vita, è lavoro, che lui stesso definisce ‘sacro’. Credo che egli lavori più per adempiere a questo rito che per gli esiti economici e sociali della sua attività. Tuttavia non si può correre il rischio di assecondare l’estrema umiltà della sua vocazione. Bruno Samperi è uno dei più valenti e prolifici autori dell’arte messinese del ‘900, ma non è facile dimostrarlo. Pochi sono i cataloghi, che peraltro Samperi neanche possiede, pochi i testi critici su di lui, nessuna campagna di studio coerente è stata fatta sulla sua attività. Questa antologica vuole essere un tentativo, la partenza di una conoscenza più sistematica e approfondita di questo autore”. L’esposizione, nata da una “chiamata” ai collezionisti di Samperi, che hanno risposto con generosità ed entusiasmo, “tende inevitabilmente”, per dirla sempre con le parole di Previti, “alle dimensioni mitologiche di una creatura mostruosa, di un’idra con molteplici teste di cui ogni giorno avvistiamo gli occhi lampeggiare nel buio. Mentre scrivo continuano a telefonare estimatori innamorati dell’arte e, bisogna dirlo, dell’uomo Samperi”.
Composta da oltre 220 opere, “Apprendista artigiano” racconta la produzione di Samperi a far data dagli Anni Cinquanta. E Vincenzo Bonaventura ricorda, nel testo a sua firma pubblicato sempre in catalogo, la Messina degli anni ’70, periodo cruciale per la carriera del maestro che da quel decennio partirà con una ininterrotta quanto affascinante ricerca pittorica intorno alla figura umana, momento “in cui sembra che l’arte di Bruno Samperi possa essere riconosciuta per il valore che ha sempre avuto. È andata così solo in parte, come sappiamo. Lui per tanti, non solo per chi come me fino al 1973 abita nei pressi della tipografia Samperi, è una sagoma un po’ speciale. Cammina, spesso solitario e con un’apparente fretta, tenendo un’andatura un po’ obliqua, causata da tele e altri arnesi sotto un braccio, ma che poi è divenuta un’abitudine, quasi una deformazione professionale. È forse il più visibile, al di fuori dei luoghi dedicati, dei tanti artisti di valore che popolano quegli anni. Azzardo qualche nome, sicuro di dimenticarne molti: Nino Cannistraci, Enzo Celi, Resy Mantineo, Carlo Giorgianni, Franco Palmieri, Nino Cannistraci Tricomi, Alfredo Santoro, Rosa Rigano (più gli emigrati Luigi Ghersi, Alvaro Occhipinti, Togo) e tantissimi altri. Tutti personaggi che mi arrivano sulla scrivania in redazione, filtrati dai giudizi di Lucio Barbera. I Settanta sono anni speciali a Messina. Forse gli occhi – indagatori inquieti accusatori tenebrosi allucinati sgomenti – che vediamo negli autoritratti di Samperi, possono essere una sorta di guida per rivisitare la città di allora”.
“Tante volte Messina”, scrive in catalogo Giovanni Lucentini, presidente di Team Project e responsabile del progetto, “ha dato l’impressione di non apprezzarsi, di non amarsi e di lasciarsi depredare dal destino e da figuri loschi che, con disinganno e vellutato senso cinico, ne hanno razziato i tesori. Bruno Samperi, artista ‘apprendista artigiano’ dal gesto vivido e brillante, non sempre ha saputo volersi bene, talvolta con più o meno consapevolezza ha disorientato se stesso. Ma anche lui, come la sua città, ha saputo rialzarsi più forte di prima, concedendo al destino un leggero vantaggio che negli anni ha saputo brillantemente colmare. Oggi, per mezzo dell’antologica a lui dedicata, il maestro, con un colpo di reni, supera il fato e vince, consegnandosi alla città attraverso la sua numerosa collezione di ritratti, boschi e nature morte”.
“Bruno Samperi apprendista artigiano” sarà inaugurata sabato 5 marzo alle ore 18 al Monte di Pietà e sarà aperta sino al 30 marzo (dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.30 alle ore 19.30, lunedì giorno di chiusura) al Monte di Pietà e al PalaCultura. Faranno seguito, sempre per “Le Scalinate dell’Arte”, l’esposizione di progetti architettonici e fumetti inediti di Felice Canonico (5-30 aprile) e l’antologica di Lillo Messina (1-30 giugno).