L'ActorGym porta il cuore dell'Horcynus Orca al Monte di Pietà e incanta il pubblico

L’ActorGym porta il cuore dell’Horcynus Orca al Monte di Pietà e incanta il pubblico

Rosaria Brancato

L’ActorGym porta il cuore dell’Horcynus Orca al Monte di Pietà e incanta il pubblico

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venerdì 10 Luglio 2015 - 09:08

Spettacolo conclusivo del 7° anno di attività dell'ActorGym al Monte di Pietà. La morte dell'Orcaferone, studio in forma di "cuntu" ispirato all'Horcynus Orca di Stefano D'Arrigo e scritto e diretto da Vincenzo Tripodo, ha proiettato il pubblico nelle radici della nostra terra, in uno spettacolo, tra il naturale e il terribile, da lasciare senza fiato.

Lo scenario è nel contempo la straordinaria cornice del Monte di Pietà, “palcoscenico d’incantevole bellezza” e lo sperone della Recchia, quello scorcio di Cariddi voluto da Stefano D’Arrigo per far da teatro alla morte “dell’animalazzo dell’ultramondo” dell’Horcynus Orca.

Il piccolo mondo delle famiglie di pescatori alle prese con “una delle scene marine di più grande infamia e terribilità”, rivive nello studio in forma di “cuntu” diretto da Vincenzo Tripodo e voluto per concludere il 7° anno di lezioni dell’ActorGym, la palestra teatrale che annualmente forma e “allena” i nostri talenti troppo spesso ignorati o lasciati al “fai da te”.

Per celebrare il quarantennale della pubblicazione dell’Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo l’ActorGym ha dedicato un intero anno allo studio del racconto, elaborando un progetto in cui gli allievi si sono confrontati con la “lingua” del capolavoro che, come scrive Alessandro Garigliano, è “ un linguaggio mimetico e classico, travolgente, barocco, ricco di lemmi appartenenti al passato e al presente, di coniazioni nuove, che dà voce ai luoghi e ai personaggi di questa nuova epica”.

Nell’incalzare delle emozioni il pubblico del Monte di Pietà ha potuto vivere e quasi “toccare con mano” e guardare con gli occhi degli attori, del regista, dello scrittore, dei pescatori di Torre Faro, l’immagine terribile e al tempo stesso angosciante e reale della morte dell’Orca Orcinusa, quell’animalazzo dell’ultramondo che appare all’improvviso nelle acque tra Scilla e Cariddi e attaccato dalle “fere” muore con un’agonia lenta, immobile, che ha inizio con l’attacco della “coda”. Era già ferito l’animalazzo quando appare sotto la Recchia e immobilizza donne e pescatori in uno spettacolo bellissimo e naturale, l’ineluttabilità della morte anche per chi, come l’Orca “l andava, andava e dava morte a tutti in tutti i mari, mentre lui passava per immortale”. Un piccolo pezzo di scoglio e mare, abituato alla povertà ed alle leggi della natura, assiste strabiliato, dapprima tentando di uccidere l’orca, poi tramutandosi in spettatore-cronista dell’assalto ad un animale quasi leggendario e nel racconto incalzano attraverso le parole delle donne e dei pescatori, le immagini di un attacco feroce contro il colosso che senza la coda si rassegna a non essere più immortale. Una cronaca lucida, con un linguaggio che ci riporta indietro nel tempo e con una passione che ti spinge a stare dalla parte dell’animalazzo immortale che diventa mortale e vorresti dar tregua e fine alla sua agonia.

Gli artisti sono riusciti a portare in scena il cuore e la linfa dell’Horcynus Orca, senza sbavature, senza tecnicismi, ma semplicemente proiettandoci nelle nostre radici e nella terra di Stefano D’Arrigo.

La morte dell’Orcaferone, studio scritto e diretto da Vincenzo Tripodo, si è avvalso delle coreografie del Maestro Antonio Gullo. L’azione scenica si integra all’interno di un’installazione di Video Arte realizzata appositamente da Riccardo Puglisi, con un elaborato lavoro di videomappatura della scalinata del Monte di Pietà. I costumi sono di Angelica Oliva. L’evento è coordinato da Gigi Spedale in collaborazione con Stefania Catalfamo, Cecilia Foti e Federica D’Andrea. La consulenza scientifica è di Vincenza Di Vita.

Bravissimi In scena i talenti dell’ActorGym: Linda Bonanno, Emilia Celi, Marielide Colicchia , Elisa De Luca, Tonino Donato, Carmen Foti , Valeria Foti, Grazia Maria Grasso, Antonio Gullo, Fabio Manganaro, Maria Melia, Giuliana Morabito, Grazia Nuccio, Angelica Oliva, Annamaria Pagliaro, Stefania Panetta, Nicole Rossitto, Miriana Santacaterina e Chiara Sterrantino.

Prima della Morte dell’orcaferone ad esibirsi al Monte di Pietà sono stati i piccoli attori dai 6 ai 13 anni, gli ActorKids, al 4° anno di attività, con la Leggenda di Colapesce è continuato il percorso d’esplorazione, iniziato l’anno scorso con Le 7 spade e le 7 scope, su storie e leggende della tradizione del sud Italia. Partendo da una trascrizione ancora una volta di Italo Calvino, sono stati gli stessi bambini a “subire” il fascino dell’avventuroso eroe Cola, che come loro, come noi, ama incondizionatamente il suo Mare. Ci si è accostati al gergo dei pescatori, con termini messinesi (e siciliani), che hanno tanto divertito gli ActorKids, riavvicinati al linguaggio dei loro nonni. I ragazzi hanno raccontato un po’ di storia della nostra Città, aneddoti, episodi di pesca e cori a cappella del canto dei pescatori di corallo Oe’ Nicò trascritto dal compianto Maestro Eugenio Arena. Non sono mancati i brani dell’amatissima poetessa messinese Maria Costa.

In scena: Flavia Bongiorno, Francesca Crescenti, Giovanni Lo Re, Marco Mirenna, Gioele Nicolosi, Caterina e Margherita Pastura, Giulia Pino, Giovanna Rinciari, Alessandra e Martina Silipigni, Leonardo Vinci

I due spettacoli sono stati dedicati alla memoria di Arturo Rosetto Ajello.

Molto più che una “palestra” l’ActorGym, è un laboratorio ed è anche quello “spazio” dell’anima ed artistico rivolto a tutti, piccoli, grandi, che semplicemente amano il teatro, l’arte, la cultura. Vedere i bambini, gli adolescenti, i ragazzi, che si cimentano nell’appassionato tuffo nelle nostre tradizioni è anche un’emozione che rallegra e fa sperare in un futuro diverso e migliore per le generazioni a venire.

Rosaria Brancato

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