Altro botta e risposta tra Festung Sizilien e Pintaldi

Altro botta e risposta tra Festung Sizilien e Pintaldi

Altro botta e risposta tra Festung Sizilien e Pintaldi

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mercoledì 05 Dicembre 2012 - 09:08

Riceviamo e pubblichiamo la replica dell’associazione Festung Sizilien a Roberto Pintaldi circa la mostra fotografica presso i locali di Santa Maria Alemanna.

“Si premette che Festung Sizilien è un’associazione che come tante altre realtà opera in assoluta autonomia. Il fatto che a Messina sia conosciuta o meno non ha rilevanza alcuna, dato che la città non è certo da intendersi essenziale banco di prova o fondamentale indicatore e marchio di garanzia di chissà quale livello storico culturale.

Occorre altresì puntualizzare che nel precedente comunicato che si invita a rileggere, l’associazione non ha mosso attacchi o critiche contro qualcuno o qualcosa, ma secondo l’articolo 21 della Carta Costituzionale, i cui principi sono evidentemente sconosciuti a certi lettori/cittadini, ha pacatamente ed educatamente puntualizzato in maniera più che attenta e specifica, alcuni legittimi e fondati dubbi circa la mostra in oggetto. Per tali motivi si riserverà di agire nelle sedi opportune qualora fosse ulteriormente fatta oggetto di diffamazioni, calunnie e accuse senza nessun fondamento.

La questione in oggetto non si riferisce tanto all’originalità delle opere, ma all’autore, ovvero a colui che ha effettivamente eseguito gli scatti. Evidentemente le disattenzioni non sono state nostre poiché::
1) Di fatto è stata allestita una mostra d’autore pubblica, sponsorizzata da enti pubblici (aspetti da tenere nella giusta considerazione), contenente però varie immagini che riguardo il secondo conflitto mondiale, non sono state scattate dal Maestro Aldo Pintaldi; la cui integrità morale e professionale non è mai stata messa in discussione, così come i preziosi scatti eseguiti;
2) Il signor Roberto Pintaldi era però disattento quando, nonostante il particolare al punto n 1, ha consentito l’affissione dei due manifesti sul cancello di accesso della chiesa, riportanti la scritta a caratteri cubitali “Attraverso le immagini di Aldo Pintaldi, Mostra fotografica continua”. Ciò ha
lasciato subito intendere che anche nel comparto relativo alla guerra, tutti gli scatti fossero opera del Maestro;
3) Se il lavoro a cura di Egidio Bernava “Messina un secolo di storia 1870-1960”, citato dal signor Roberto Pintaldi è quello edito nell’anno 1999, quale fonte di alcune non meglio indicate immagini esposte, risulta sorprendente che nella videocassetta relativa alle immagini dal 1933 al 1944, in nessuna occasione compaia il nominativo del Maestro Aldo Pintaldi;
4) A differenza delle foto effettivamente scattate dal Maestro, per altre note immagini tra foto e fotogrammi relativi alla guerra, salvo eventuali modifiche in corso d’opera, non è affatto chiaramente indicata alcuna notizia circa l’origine o l’autore (vedasi l’esempio in foto);
5) Risultano totalmente false le dichiarazioni del signor Roberto Pintaldi, circa presunte collaborazioni con i curatori del dvd “Novecento, le guerre del secolo: Codice Husky, gli alleati in Italia 1943-1945”, a cura dell’Istituto Luce 2004, e il dvd “Sicilia 1943, lo sbarco alleato”, edito da Le Nove Muse 2004, a cura di E. Costanzo, il quale ha smentito personalmente quanto asserito dal Pintaldi.Tra l’altro se collaborazione vi fosse stata, il nome del Maestro sarebbe risultato nei titoli di coda, così come per tutti gli altri collaboratori.
6) Si rammenta che il lavoro di Bernava, quelli succitati e tanti altri, sono stati prodotti attingendo in massima parte e/o totalmente da filmati a cura dei cineoperatori ufficiali italiani e quelli alleati (ed anche tedeschi), questi ultimi conservati insieme a vario materiale fotografico presso gli archivi americani del N.A.R.A. e US.AHEC, inglesi dell’IWM e australiani del War Memorial.
7) Circa gli storici locali accennati dal signor Pintaldi non è chiaro a quale titolo, è bene ricordare a qualcuno di essi, che esistono pregevoli collezioni a cura di un dimenticato personaggio, che produsse decine di scatti tra le rovine della città subito dopo le incursioni aeree angloamericane, indicando per ciascuna foto luogo, anno, mese, giorno, ora e minuti.

Dato che per alcuni signori il legittimo desiderio di onorare le preziose opere eseguite da un eccellente professionista, equivale ad esibire arbitrariamente anche foto e fotogrammi di altra appartenenza, origine o autore, tra l’altro facilmente verificabili; sarebbe bastato per rispetto della verità storica, fare le opportune dichiarazioni e conferme in modo costante e chiaro, anche nei vari comunicati diffusi in questi ultimi mesi. In tale modo, così come intrinsecamente contenuto negli articoli 118, 119 e 120 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, non sarebbe venuto meno il diritto alla corretta informazione a favore dell’utenza circa la genuinità dei pezzi esposti, e codeste nostre doverose puntualizzazioni, distanti da pregiudizi, intenzioni e interessi di qualsiasi natura, non avrebbero avuto ragione di esistere. Questo è quanto; chi vuol intendere intenda”.

Per chiudere la vicenda, pubblichiamo una brevissima ulteriore replica del dott. Roberto Pintaldi: “Mio padre ha realizzato 38mila scatti per 60 anni ed è conosciuto in tutto il mondo. Non abbiamo certo bisogno di accreditarci due immagini quand’è chiaramente specificato nelle didascalie che sono foto tratte da filmati. Venerdì 15, giorno di chiusura della mostra, presenteremo il tutto in un evento intitolato “Messina può rinascere””.

Un commento

  1. Ricordo alla Festunng sizilien, qualora non lo abbia ben chiaro che la mostra è stata allestita con la supevisione soprintendenza beni culturali, basterebbe ciò a dare garanzia di correttezza e regolarità. Accusare una pregevole mostra, fatta con pochi mezzi e senza sponsorizzazioni politiche e stanziamento di fondi pubblici, fondi che altre mostre notevolmente inferiori per importanza hanno avuto profusi a dimisura, è da faziosi. Dovrebbero essere il maestro Pintaldi ed il figlio, a tutelarsi nelle opportune sedi giudiziarie. Pascitur in vivis livor, post fata quiescit … e chi vuole intendere intenda!

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