Oggi il passaggio di consegne: finisce l’era Crocetta inizia quella Musumeci

Alle 11 di oggi si chiuderà ufficialmente l’era Crocetta con il passaggio di consegne al neo governatore Musumeci.

Sarà un cambio radicale di forze di governo, dal centro-sinistra al centro-destra, ma anche di stile, dall’esuberante e a tratti folcloristico Crocetta al pacato e riservato Musumeci.

Cosa resterà della rivoluzione contro la manciugghia lo dirà il tempo ma lo stato attuale della Sicilia basta e avanza per una bocciatura a furor di popolo. Dietro la sconfitta del centro-sinistra e di Fabrizio Micari c’è una buona percentuale di voto di protesta nei confronti di un mandato pieno di falle ed errori.

Eppure, nei primi giorni di novembre 2012 così dichiarava Crocetta, neo eletto alla carica di Presidente: “Stiamo cambiando la storia della Sicilia. Sono riuscito nel miracolo di mettere insieme movimenti non politici e partiti. Io sono veramente rivoluzionario, non Grillo che blatera. Non farò inciuci all'Assemblea, cercherò la maggioranza sui provvedimenti e se non ci riuscirò chiederò il sostegno dei cittadini. Tornerò al voto e vincerò con una valanga di voti".

E’ andata in modo diametralmente opposto, gli inciuci li ha fatti, il suo mandato si è basato sugli accordi per poltrone ed incarichi e se ben 3 mozioni di sfiducia non sono state approvate è stato solo per il corale senso di sopravvivenza degli allora 90 dell’Ars. Non ha fatto tutto da solo, il Pd ed il centro-sinistra lo hanno aiutato e spesso affondato, magari litigando di giorno e accordandosi di notte, tra Roma e Palermo. In quel novembre 2012 la prima giunta di Crocetta aveva davvero il sapore della rivoluzione e della novità, con tante donne tra gli assessori, pochi politici e più tecnici, e persino con Zichichi e Battiato. Nei primi mesi l’ex governatore in tutte le dirette televisive sbandierava quel “Modello Sicilia” con la simpatia dei 5stelle che durò davvero poco. Da allora ad oggi sono passati 50 assessori, un record probabilmente internazionale, ed un’infinità di incarichi ad uomini suoi e della vecchia politica da far impallidire persino i suoi predecessori. Ha disseminato crocettiani ovunque, ha distrutto le ex Province dopo averne annunciato una nuova vita. Ha siglato uno scellerato accordo con Roma sui bilanci svendendo i nostri soldi e contenziosi per un magro bottino. La riforma della Formazione è rimasta impantanata tra ricorsi e promesse. Ha dimenticato Messina. Sull’Autorità Portuale ha annunciato battaglie che non sono durate neanche un secondo e non sono mai diventate realtà. L’unico dato reale è l’accorpamento con Gioia Tauro. Nel dicembre 2012 ha promesso soldi per salvarci dal default che non sono mai arrivati.

Ma è acqua passata.

Crocetta non ha cambiato la storia della Sicilia. Forse la storia ha cambiato lui. Non ha avuto il coraggio di liberarsi dall’ostaggio dei suoi alleati, come aveva promesso a novembre 2012 e non è mai tornato al voto.

Da oggi si chiude la stagione Crocetta, l’unica delle ultime tornate a durare per l’intero mandato, 5 anni.

Non sappiamo come andrà la stagione di Musumeci. Lui ha già detto che sarà la sua ultima stagione politica, perché poi si ritirerà. Ha detto che non si farà tirare la giacchetta da nessuno per non finire nelle sabbie mobili di una maggioranza che ha molte ombre. Il primo banco di prova sarà la giunta.

Musumeci è profondamente diverso da Crocetta e non solo sotto l’aspetto prettamente politico. Crocetta non è stato in grado di dire un solo no.

Il governatore trova una Sicilia in ginocchio e una strada in salita.

Rosaria Brancato