Nizza e Vienna: torna il terrorismo islamista in Europa

Nizza e Vienna: torna il terrorismo islamista in Europa

Giacomo Maria Arrigo

Nizza e Vienna: torna il terrorismo islamista in Europa

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giovedì 05 Novembre 2020 - 08:10

Nizza e Vienna. Due città, due attentati. La violenza islamista torna ad abbattersi sul continente europeo. Immigrazione incontrollata e disagio sociale nelle periferie metropolitane sono i due principali vettori del radicalismo.

Il gruppo “Al Mahdi nel Sud della Tunisia”, probabilmente legato ad al-Qaeda nel Maghreb islamico, ha rivendicato l’attacco nella cattedrale di Notre-Dame di Nizza. L’ISIS si è intestato invece l’attacco a Vienna. Nel frattempo, Al-Qaeda minaccia il presidente della Francia Emmanuel Macron: «Uccidere chiunque insulti il profeta è diritto di ogni musulmano», ha dichiarato l’organizzazione terroristica in un recente comunicato.

Tutto questo significa che il terrorismo islamista è tornato. Sia chiaro: non era mai sparito. Eppure risultava silente da un po’ di tempo, offuscato com’era da un’altra emergenza, quella legata al Covid-19. Creando, la copresenza delle due emergenze, anche qualche cortocircuito tragicomico: l’attentatore di Nizza era positivo al coronavirus, ha reso noto Le Figaro.

Pur privato della leadership carismatica della prim’ora a seguito della morte dell’autoproclamato califfo Abu Bark al-Baghdadi, l’ISIS è forte di una nuova direzione data dal nuovo leader Abu Ibrahim al-Hashimi al-Quraishi. Al-Qaeda è invece sempre sotto la guida dell’ormai anziano e “saggio” Ayman al-Zawahiri, già luogotenente di Osama bin Laden e vigile osservatore della situazione mondiale.

La paura islamista si fa strada nel continente europeo anche lungo le rotte migratorie, come testimoniato dalla figura dell’attentatore di Nizza, sbarcato a Lampedusa il 20 settembre e transitato in Italia fino in Francia. A paura si aggiunge paura, e così la minaccia della violenza si impone prepotente anche nel nostro Paese. E persino Pietro Bartolo, per anni medico di Lampedusa e oggi europarlamentare, si è trovato costretto a dichiarare: «Se c’è qualche mela marcia [fra i migranti che passano da Lampedusa] queste mele marce andrebbero cacciate prima di fare il danno». E ha aggiunto: «Servirebbero controlli più attenti».

All’immigrazione si aggiunge il disagio delle periferie metropolitane, specialmente nel Nord Europa (Parigi, Londra e Bruxelles sono nel podio). Una zona grigia, quelle delle periferie, dove a radicalismo si somma radicalismo, e la povertà va a braccetto con l’ignoranza. Un cocktail esplosivo, un mix di malessere e bisogno che trova un (povero ma sufficiente) conforto in ideologie radicali e false promesse di salvezza. In questo caso, nel salafismo-jihadismo, il nome ufficiale dell’ideologia di gruppi come al-Qaeda e l’ISIS.

L’allerta è alta, ma sembra sempre difettosa dinnanzi alle minacce ibride che gravano sull’Europa. E di certo non aiuta l’opzione laicista della Francia di Charlie Hebdo. Né il continuo confronto tra al-Qaeda e l’ISIS, gruppi rivali che si sfidano a suon di attentati, tanto che appena uno mostra di aver coordinato un attacco spettacolare (quello di Nizza), l’altro risponde con un attentato ancor più micidiale (il coordinamento a Vienna). Nella perenne speranza che la situazione mediorientale non precipiti nuovamente e, anzi, che si stabilizzi sempre di più, dacché quando l’uno (il Medio Oriente) viene destabilizzato, ecco che l’altro (l’islamismo) prospera.

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