"No allo Stretto Pride pubblicitario e senza politica", lo strappo di 3 associazioni

“No allo Stretto Pride pubblicitario e senza politica”, lo strappo di 3 associazioni

Redazione

“No allo Stretto Pride pubblicitario e senza politica”, lo strappo di 3 associazioni

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mercoledì 21 Giugno 2023 - 09:00

Un Pride d'opposizione dura e pura: ecco il manifesto di realtà che lanciano la Queermesse e una campagna d'adesioni

MESSINA – Nasce la Queermesse. Addio Stretto Pride. C’è anche “chi dice no” dall’interno del movimento per i diritti Lgbtq. Ad alcune associazioni lo Stretto Pride non è piaciuto: troppo marketing, poca politica. Così alcune associazioni, a cominciare da Non una di meno, Arci Thomas Sankara, LiberazioneQueer+Messina annunciano di lavorare alla creazione di un movimento alternativo. Ecco di seguito il manifesto e l’appello agli altri movimenti.

“Sponsor ingombranti”

Si legge nel documentoi: “Il Pride è da sempre un momento politico di grande valore sociale e storico. Moltə di noi hanno lavorato sin dal periodo del lockdown alla creazione di un Pride realmente inclusivo realizzando la Queermesse: abbiamo parlato di guerre, di violazione dei diritti umani e discriminazioni. Lo StrettoPride 2023 si è mosso, invece, in un’altra direzione: partiti moderati che scendono a patti con i conservatori, omaggi ad un’amministrazione di destra e grandi aziende sponsor. Inaccettabile il patrocinio (neanche la semplice sponsorizzazione) del gruppo Caronte e Tourist, che ospita sulle proprie navi un ministro rappresentante di un governo neofascista che sostiene la realizzazione del ponte (si fa riferimento al ministro Salvini sulla nave Elio, n.d.r.). Gravissimo dopo la tragedia che ha colpito la Romagna, come anche molte località del nostro territorio vittime di alluvioni devastanti. Ricordiamo quella di Giampilieri nel 2009 che ha causato 37 vittime”.

Pride non politico: “Dimenticata la classe lavoratrice”

E ancora: “Dimenticata anche la classe lavoratrice, con cui la nostra comunità condivide la resistenza al capitalismo, e diciamo basta agli elogi a chi vive di lavoro in nero, paghe insufficienti, turni irregolari, assenza di tutele minime rispetto alla sicurezza sul lavoro, numerosità degli incidenti sul lavoro. È chiaro che il fine di questo Pride è economico e non sociale, carente di un manifesto politico incisivo di rivendicazione dei diritti di tutt*“.

Continua la nota: “Questa deriva scaturisce da un problema di metodo: Il Pride è un evento politico che necessita di un percorso assembleare collettivo, aperto e partecipato, non un incontro lobbistico fra borghesia Lgbt+ e classe dirigente. Un’altra nota riguarda le famiglie arcobaleno, che abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere nella loro battaglia per l’uguaglianza, che tuttavia non si smarcano dall’ottica binaria di genere. Il loro intervento si inserisce in una scaletta poverissima di contenuti utili alla comunità e già decisa da organismi non trasparenti”.

“Basta parate”

Prosegue: “Ancora, l’intervento dell’assessora (Cannata, n.d.r) ci lascia perplessi perché supporta dei “diritti” di natura politica non precisata. A questo punto ci aspetteremmo un impegno della giunta comunale per la realizzazione di un checkpoint per la prevenzione sessuale, per la registrazione dei* figli* delle coppie omogenitoriali e per la cessione di spazi ad associazioni e collettivi, ma, sino ad oggi, abbiamo visto solo un municipio illuminato dai colori dell’arcobaleno. Sfruttiamo l’occasione della “parata” per dare il megafono a tutt: persone trans, migranti, sex workers, persone con disabilità: nessun può essere escluso.

“Il modello è Palermo e urge una rinascita solidale della comunità Lgbqt + messinese”

Così si conclude il documento: “Sottolineiamo che non cadremo in retoriche antimeridionaliste che vedono il Sud come incapace di essere intersezionale: la comunità queer messinese c’è e può benissimo collaborare con le altre. Il Sud ha esperienze di lotta queer importanti che hanno messo al centro corpi, territori e popolazione (come a Palermo), non vediamo perché a Messina dobbiamo accontentarci di un Pride pubblicitario senza politica!”,

Di conseguenza, “la comunità Lgbtq+ messinese si è parzialmente accorta di questa mancanza e ogni anno sempre più persone disertano un Pride che non rigetta lo sfruttamento capitalistico di esseri umani, un Pride che non pianta i piedi per terra contro le forze reazionarie. Per creare l’alternativa è necessario ritornare alla partecipazione e a un mutualismo popolare che vada ben oltre il social e la prevendita da discoteca e aperitivo. Urge una rinascita solidale della comunità Lgbtq+ messinese”.

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