"Noi medici sacrificati sull'altare di un'oscena aziendalizzazione"

“Noi medici sacrificati sull’altare di un’oscena aziendalizzazione”

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“Noi medici sacrificati sull’altare di un’oscena aziendalizzazione”

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sabato 02 Novembre 2019 - 08:36

Un chirurgo scrive in merito alla lettera di una donna che ha perso il padre in un contesto di "malaumanità". E racconta cosa sta accadendo negli ospedali

Di seguito la lettera di un chirurgo in risposta alla lettrice che ha raccontato a Tempostretto un caso da lei definito di malaumanità.

Gentilissimi redattori e gentilissima Cettina, la ringrazio di cuore per le parole che ha scritto e la redazione per averle pubblicate. Mi unisco al dolore della sua famiglia ed alla amarezza per quanto accaduto.

Lo specchio dell’umanità

Purtroppo il mondo della Sanità è fatto da persone più o meno empatiche, più o meno preparate, più o meno educate, in sostanza è lo specchio dell’umanità generale e questo è gravissimo.

Bisogna però venire a fondo alla questione, gli operatori sanitari stanno vivendo un lunghissimo periodo di grave disagio ed a farne le spese sono i pazienti ed i loro familiari, e questo è ingiustificabile.

I mali della burocrazia

Con ordine: la burocrazia ci assorbe gran parte del tempo che dovrebbe essere dedicato all’assistenza, la mancanza di personale ci costringe a turni massacranti ed a svolgere mansioni aggiuntive che continuano a rosicchiare tempo da dedicare ai nostri assistiti, praticamente inesistente è il supporto psicologico per gli operatori (ed anche per i pazienti ed i familiari), non dimenticate che il vostro dolore, moltiplicato per tutti i pazienti che ogni giorno assistiamo, è tutto dentro di noi 24 ore al giorno, ed a tutto questo si aggiunga il tempo che viene privato coattamente e senza alcun diritto ai nostri affetti. Non meritano anche loro la nostra assistenza?

Lasciamo perdere l’aspetto economico.

Sacrificati sull’altare dell’azienda

Son certo che chi abbia atteggiamenti superbi, superficiali vada punito; ma vi prego state anche voi pazienti e familiari, vicino ai vostri medici. Anche noi abbiamo bisogno del vostro sostegno e sa perché, cara Cettina, perché come categoria (medici, infermieri, ed oss), la nostra professionalità, il nostro impegno, il nostro amore, il vostro bisogno di cure fisiche e psicologiche, il bisogno di un sorriso, di un abbraccio, della cura migliore possibile SONO STATI SACRIFICATI SULL’ALTARE DI UNA OSCENITÀ CHE SI CHIAMA AZIENDALIZZAZIONE.

Nessuno di noi operatori sanitari dimentica che o prima o dopo saremo dall’altro lato. Lottate al nostro fianco, vi prego! La vostra amarezza è la nostra frustrazione

Eugenio De Leo, Chirurgo

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3 commenti

  1. No dottore la prego…comprendo burocrazia e turni massacranti ma non si può curare un paziente che arriva gravissimo al pronto soccorso con il cortisone e intervenire soltanto dopo infinite ore e dietro sollecitazione dei familiari. A mio avviso, se così si son svolti i fatti, è gravissimo. Cordiali saluti.

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  2. Cettina Cosenza 2 Novembre 2019 20:11

    Gentile Dottore…la ringrazio per la compassione espressa rispetto a quanto ci è accaduto. Nella mia lettera, io per prima ho sottolineato le difficoltà a cui vanno incontro i medici del pronto soccorso, io stessa ho dichiarato di non avere competenze per giudicare l’adeguatezza del trattamento clinico, sebbene comprenderà che anche una persona di media cultura e priva di competenze mediche, possa rimanere incredula e traumatizzata nell’assistere alla terribile evoluzione dall’attesa della dimissioni al coma. Pensi che quel pomeriggio sono andata ad acquistare due pigiami, pensando che quello con cui è arrivato mio padre al mattino, potesse essere sudato. Lei capirà inoltre che se anche una persona di media cultura e priva di competenze mediche, ha comunque potuto rilevare il gravissimo stato in cui si trovava un paziente a differenza di una inconsapevole dottoressa che avrebbe dovuto osservare e trattare, quel giorno qualcosa di strano è accaduto. Il mio racconto della vicenda pone l’accento sul lato umano, che lì non ho percepito a differenza di quanto invece abbiamo ricevuto al reparto di malattie infettive di Barcellona e di terapia intensiva di Milazzo, che in un post precedente ho ringraziato pubblicamente. Mi lasci aggiungere che il pronto soccorso dovrebbe essere il fiore all’occhiello di qualsiasi ospedale, dal punto di vista medico ma anche psicologico. Prontezza, intuizione, osservazione, possono salvare una vita. Cettina Cosenza

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  3. Gentile dottore sono sicura della sua buona fede,ma dovrebbe provare a vedere di nascosto cosa accade nelle corsie . Sicuramente condividerebbe i nostri commenti.

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