“Noi possiamo cambiare, e il teatro ci insegna tanto”

“Noi possiamo cambiare, e il teatro ci insegna tanto”

Pierluigi Siclari

“Noi possiamo cambiare, e il teatro ci insegna tanto”

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giovedì 21 Febbraio 2019 - 07:50

Il teatro “Piccolo Shakespeare”, all’interno della casa circondariale di Gazzi, ha ospitato l’incontro tra la “Libera Compagnia del Teatro per Sognare”, formata da detenuti dello stesso carcere di Gazzi, e l’attrice messinese Federica De Cola. Incontro che si colloca all’intero del progetto “Teatrali – Percorsi d’integrazione e Libertà” sostenuto dalla Caritas di Messina in collaborazione con la Casa Circondariale di Gazzi, il Tribunale di Sorveglianza, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e il Provveditorato regionale, che vede la partecipazione di detenuti di alta e media sicurezza maschile e di media sicurezza femminile ad un laboratorio sulle arti e mestieri del Teatro, diretto dall’attore e regista Flavio Albanese, condotto dall’attore Dino Parrotta con il giovane attore messinese Antonio Previti aiuto regia, con l’attore della Compagnia della Fortezza Pippo Venuto, con la scenografa e costumista Francesca Cannavò, col tecnico luci Dino Privitera, con la collaborazione dell’ Istituto Minutoli e dell’Istituto d’Arte Basile e di tutto il personale della Casa Circondariale di Gazzi.

A fare gli onori di casa la dottoressa Angela Sciavicco, direttrice del carcere di Gazzi, che, oltre a ribadire l’importanza di progetti come questo e il ruolo svolto da tutti coloro che si impegnano per la loro realizzazione, ha sottolineato come nel percorso di integrazione non solo le istituzioni, ma anche le famiglie svolgono un ruolo fondamentale.

“Il laboratorio non riguarda solo la recitazione” ha poi aggiunto Daniela Ursino, ideatrice del progetto “ma è anche legato, come del resto lo stesso Provveditore ci teneva che fosse, ai vari mestieri del teatro”.

Federica De Cola, classe ’84, ha spiegato da subito come la sua non sia stata una scelta facile. Proveniente da una famiglia di ingegneri, era impensabile che facesse l’attrice. Nell’intenzione dei genitori avrebbe dovuto frequentare l’università, cosa che in effetti iniziò a fare, ma studiando anche teatro. L’attrice ha poi raccontato l’audizione sostenuta a diciannove anni con un importante regista che la scelse tra settecento candidate per interpretare Giulietta in Romeo e Giulietta.

Toccante l’intervento del detenuto Cecè: Noi dobbiamo credere in qualcosa. Possiamo essere persone diverse e per noi è un dovere cambiare. Fuori c’è una società che ci aspetta, e dobbiamo farci trovare pronti. Il teatro, e gli artisti che abbiamo incontrato, come anche tutti coloro che ci supportano, ci aiutano a credere in tutto questo”.

Federica De Cola ha poi raccontato l’esperienza da protagonista del monologo I miei occhi cambieranno, tratto da Certo che m’arrabbio dell’attrice e scrittrice Celeste Brancato, che con la regia di Giampiero Cicciò è rappresentato da anni in tutta Italia (qui abbiamo parlato di una recente rappresentazione messinese dell’opera): Per interpretare una donna colpita da una grave malattia mi sono davvero annullata in modo da sentire parlare l’autrice. Dopo due anni dalla prima messa in scena è successo che è stata mia madre ad ammalarsi, e quell’esperienza mi è servita per capirla e starle vicino. Lo spettacolo ha avuto anche un importante risvolto sociale, dato che il direttore di un reparto di oncologia, vedendolo, ha deciso di apportare delle modifiche per migliorare le condizioni di degenza”.

In seguito, parlando del suo ruolo nella fiction Atelier Fontana – Le sorelle della moda, l’attrice ha sottolineato come il suo mestiere sia una continua occasione di arricchimento e di imparare nuove cose. Subito dopo, quando il discorso si è spostato su un’altra fiction, Liberi di scegliere, andata in onda di recente su Raiuno, l’incontro si è animato. Un altro intervento, sempre da parte del detenuto Cecè, ha dato il via a un confronto che ha coinvolto non solo i membri della “Libera Compagnia del Teatro per Sognare” e Federica De Cola, ma anche gli altri organizzatori e collaboratori del progetto e gli ospiti presenti. Si è trattato di un dialogo intenso, anche acceso, sempre nel rispetto delle opinioni altrui, che ha incarnato a pieno l’obiettivo di condivisione e scambio cui si riferisce lo stesso progetto.

Caratterizzata da un risvolto sociale anche la successiva esperienza citata dall’artista. Con la fiction È arrivata la felicità per la prima volta una fiction Rai ha raccontato l’unione civile tra due donne, una delle quali interpretata proprio da Federica De Cola: “Regista e sceneggiatori ci tenevano a non lavorare sugli stereotipi, ma su una profondità di sentimenti. Abbiamo poi ricevute molte mail di ringraziamento da parte di chi si è ritrovato nei fatti e nelle difficoltà narrate”.

L’attrice si è emozionata quando le è stato chiesto di parlare del significato profondo del mestiere attoriale: “Ci vuole un cuore enorme per fare questo mestiere. Il regista Giampiero Cicciò, durante uno spettacolo, quando avevo ventiquattro anni, mi disse “Federica, sembra che tu abbia vissuto tantissime vite e che tu abbia una gamma di sofferenze enorme che non può appartenere a una donna così giovane”. È in effetti un mestiere con un impatto emotivo fortissimo”. Commossa, Federica De Cola ha aggiunto di non mai riportato in pubblico, in precedenza, le parole rivoltele ormai dieci anni fa da Giampiero Cicciò.

È venuto quindi il momento di sfruttare il palcoscenico a disposizione, e due membri della “Libera Compagnia del Teatro per Sognare” hanno recitato due poesie molto applaudite, così come è stato anche apprezzata dagli spettatori la proiezione dello spezzone di uno degli ultimi spettacoli messi in scena dalla compagnia.

I saluti conclusivi hanno avuto il forte sapore dell’arrivederci, e Federica De Cola, apparsa sinceramente colpita dallo scambio avuto con i membri della “Libera Compagnia del Teatro per Sognare” ha auspicato per il futuro altre occasioni di confronto.

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