L'Università e Addiopizzo si costituiranno parte civile al processo

L’Università e Addiopizzo si costituiranno parte civile al processo

L’Università e Addiopizzo si costituiranno parte civile al processo

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sabato 06 Luglio 2013 - 14:33

L'Università di Messina annuncia che qualora le accuse mosse dalla magistratura nei confronti del professor Marcello Caratozzolo dovessero avere riscontro in sede processuale, l'Ateneo si costituirà parte civile. Il Rettore Pietro Navarra convocherà con urgenza gli Organi di governo. Anche Addiopizzo parte civile al processo.

L’Università di Messina, non appena le verrà notificato il provvedimento restrittivo relativo al Dott. Marcello Caratozzolo, provvederà alla sospensione cautelare dello stesso che, come è emerso stamane, è stato coinvolto in un’inchiesta ad ampio raggio da cui viene interessato anche l’Ateneo peloritano. Ateneo che, come si evince dalle indagini, sarebbe parte lesa nel procedimento, qualora le accuse mosse dalla magistratura trovassero riscontri in sede processuale. Per questo è intenzione del Rettore, Prof. Pietro Navarra, convocare con urgenza gli Organi di Governo per proporre sin da ora la costituzione di parte civile dell’Università, nel caso in cui il percorso dell’indagine dovesse portare all’apertura di un processo. L’Ateneo, inoltre, si riserva di adottare al suo interno tutti quei provvedimenti che risulteranno giustificati in rapporto alla gravità delle contestazioni mosse dall’Autorità giudiziaria.

In questa occasione, l’Ateneo intende altresì affermare con forza la propria estraneità al sistema di corruzione che sembra emergere dalle risultanze investigative. Il Rettore ribadisce la piena fiducia nel corpo docente la cui immagine non deve essere compromessa dall’agire di singoli e da fatti che vedono estranea la stragrande maggioranza della comunità accademica.

L’Università di Messina, esprimendo la più ferma condanna verso tutti gli episodi che hanno violato quelle regole di condotta improntate sulla legalità e il merito a cui fortemente si ispira, assicura la massima collaborazione alle Autorità inquirenti – nelle quali ripone la massima fiducia – affinché si possa fare piena luce sui fatti. Infine, il nuovo Governo dell’Ateneo conferma con determinazione il proprio impegno nel contrasto di tutte le eventuali forme di infiltrazione criminose che possano intaccare l’operato dell’Università di Messina.

Il Comitato Addiopizzo Messina nell’apprendere dell’operazione Campus che svelerebbe il controllo delle mafie negli accessi ai corsi a numero chiuso dell’Università di Messina e favoritismi negli esami, intende esprimere vicinanza alla Magistratura ed alle Forze dell’Ordine ed il proprio incoraggiamento a fare piena luce su fatti e circostanze che appaiono di una gravità immensa.

I reati ipotizzati vanno dalla tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso all’associazione per delinquere finalizzata al voto di scambio, all'usura e al millantato credito.

Da anni sosteniamo che le mafie, radicate e protette sui nostri territori, condizionano la nostra libertà di azione e di determinazione, lo fanno imponendo il pizzo e condizionando il libero mercato con l’inquinamento dell’economia, mortificando il merito ed imponendo la logica del “favore all’amico”, attraverso il voto di scambio e le infiltrazioni nella politica e nelle Istituzioni.

Questa operazione della DDA di Catania coordinata dalla Procura di Messina sembra far luce anche sul furto di speranza ai danni dei giovani che le mafie gestiscono a loro vantaggio. Per questo riteniamo i reati ipotizzati di una gravità immensa, perché condizionare l’iscrizione all’Università e falsare gli esami significa condizionare il futuro dei giovani e quindi il futuro della nostre comunità, messinese e calabrese. Privare i ragazzi della certezza di essere valutati per il loro merito e le loro capacità significa bruciare le loro speranze di costruirsi un lavoro o una professione su i nostri territori e quindi bruciare sul nascere l’economia sana e la società messinese onesta.

Per questo annunciamo che se le accuse saranno confermate al processo il Comitato Addiopizzo Messina intende costituirsi Parte civile, perché la comunità dei giovani onesti ed impegnati si sente parte lesa e, per le ragioni espresse, chiederemo che chi ha responsabilità in questi fatti paghi e ci risarcisca del futuro che ci ha rubato.

Se le accuse fossero confermate appare di tutta evidenza che il processo di trasparenza e legalità all’interno dell’Università di Messina è ben lontano dall’essere acquisito. Auspichiamo che finalmente le incrostazioni di clientela, mafia ed omertà all’interno dell’Università vengano cancellate e che ogni processo decisionale sia incentrato sulla massima trasparenza e sul merito.

4 commenti

  1. I soliti sterili rituali per salvare la faccia davanti all’opinione pubblica: le prove raccolte giustificherebbero comunque un licenziamento in tronco, un allontanamento definitivo, una drastica misura di discontinuità con il passato.
    E invece … ci costituiamo parte civile (parlo dell’Università, non di Addiopizzo) per dare sazio all’opinione pubblica, intanto le acque si calmano, di questa storia se ne parlerà (o si farà comunque in modo di parlarne) sempre meno, e poi come sempre … ‘na manu lava l’autra e tutt’i dui si lavunu ‘a facci!

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  2. Bravi bravi tutti, già è stato processato ed arso vivo, parlate di prove ed invece sino ad ora (sentite la conferenza stampa) era l’unico tassello da inserire per fare scalpore senza un Professore che avreste scritto!!!!.
    L’Università anzichè stare vicino ad un collega che fa? si costituisce parte civile????
    E se dovesse essere tutta una bolla di sapone????
    Aspettate prima di giudicare (Tortora docet……)

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  3. no.proroga.rettori. 6 Luglio 2013 21:01

    La ferma e condivisibile condanna nei confronti dei gravissimi fatti che oggi hanno riportato l’Università di Messina agli onori della cronaca nazionale, appare schizofrenica a fronte del silenzio con il quale l’Ateneo ha accolto solo qualche mese addietro la pesante condanna in primo grado per tentata corruzione continuata in concorso e abuso d’ufficio comminata al Professore Tomasello. Tale condanna, unitamente alla condanna definitiva inflitta dalla Cassazione ai docenti concorrenti nel reato che avevano fatto ricorso al rito abbreviato, non è stata infatti ritenuta degna di discussione da parte degli organi di governo dell’Ateneo della amministrazione uscente. A nulla sono valsi i ripetuti esposti formali alle Autorità competenti, ivi inclusa la Procura della Repubblica di Messina: al Rettore condannato il Senato Accademico, il Consiglio di Amministrazione, il MIUR ed il Garante per la prevenzione della corruzione, hanno consentito di rimanere in carica per ben quattro mesi, fino a quando, come è noto, lo stesso Professor Tomasello non ha ritenuto di rassegnare le proprie dimissioni. Ebbene, onde evitare di praticare il garantismo a fasi alterne, gli organi accademici, oltre a valutare la posizione di coloro ai quali la DIA ha attribuito le ipotesi di reato delle quali oggi siamo stati resi edotti, sono invitati ad esaminare con cura anche la posizione del Professor Tomasello e dei docenti condannati in primo grado ed in via definitiva per le vicende relative al concorso di seconda fascia nel settore VET/09 del 2006, riferendone alla comunità accademica.
    Antonella Arena

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  4. francotomasello 7 Luglio 2013 06:18

    piacevolmente sorpreso, ottima e condivisibile lettera di antonella
    arena.
    ricordo a tutti anche a tempostretto “che le guardie e i ladri hanno
    lo stesso datore di lavoro”

    francotomasello

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