Operazione "Chirone", tra connivenze politiche “di peso” e voto di scambio

Operazione “Chirone”, tra connivenze politiche “di peso” e voto di scambio

mario meliado

Operazione “Chirone”, tra connivenze politiche “di peso” e voto di scambio

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mercoledì 24 Marzo 2021 - 06:30

Sfruttare in politica chi "noi garantiamo e ci garantisce" era uno degli strumenti adoperati dal clan Piromalli, secondo la Dda di Reggio Calabria

La “ragnatela” tessuta dai Tripodi e dalla ‘ndrina Piromalli, terminata coi 14 arresti disposti ieri dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria Valerio Trovato su richiesta della Direzione distrettuale antimafia reggina guidata da Giovanni Bombardieri, si avvaleva di dinamiche relazioni raffinatissime.
E per centrare mete impensabili adoperava pure connivenze politiche “di peso”.

Garanzia doppia

Nino Coco, noto oncologo, fu tra i massimi artefici su scala reggina e calabrese della lista “Scopelliti Presidente” (che contribuì fortemente alla vittoria alle Regionali 2010 dell’ex sindaco di Reggio Calabria Peppe Scopelliti, esprimendo consiglieri e assessori) e attivo in anni più recenti con la Lega, per la quale si candidò alle Regionali del 26 gennaio 2020 nella circoscrizione elettorale di Reggio Calabria. Senza gran successo, tuttavia: il politico di Oppido Mamertina fu il meno votato dell’intera lista, raccogliendo solo 790 preferenze sul totale di 19.926 suffragi conquistati dal Carroccio nell’intera circoscrizione elettorale “Sud”, che valsero lo scranno consiliare di Tilde Minasi (peraltro, proprio con Scopelliti assessore comunale all’Ambiente). Apparentemente, non un “cavallo di razza” elettorale.

Domenico Creazzo, consigliere regionale sospeso:
Nino Coco avrebbe pattuito con gli Alvaro d’appoggiarlo

Invece, per gli inquirenti proprio lui sarebbe uno degli uomini politici “adoperati” dalla consorteria mafiosa dei Piromalli: la Dda di Reggio Calabria, nel contesto dell’operazione “Chirone”, gli contesta d’aver stilato «un patto elettorale politico-mafioso» con Domenico Laurendi della cosca Alvaro di Sinopoli, «nell’interesse di Creazzo Domenico, in quel momento sindaco di Sant’Eufemia, che stava preparando la sua discesa in campo per la competizione elettorale regionale, e dichiarandosi pronto a sostenere “qualcuno che poi noi garantiamo e ci garantisce”». Un patto sinallagmatico che non avrebbe impedito a Coco – che Coco, pur «non intraneo» alle ‘ndrine Piromalli e Alvaro, «le supportava dall’esterno» – di candidarsi personalmente; sia come sia, Creazzo fu regolarmente eletto consigliere regionale di Fratelli d’Italia incassando 8.033 voti ma, ancor prima della prima seduta d’Assemblea, il 25 febbraio del 2020 fu arrestato nell’operazione “Eyphèmos” della Dda reggina.

L’accenno al senatore azzurro

Nino Coco, peraltro, secondo gli inquirenti non sarebbe l’unico uomo politico in qualche modo in rapporti col clan, pur essendo l’unico coinvolto e arrestato nel blitz “Chirone”.

Il senatore villese di Forza Italia Marco Siclari

Il 5 dicembre 2017, l’aiutoprimario al Pronto soccorso di Gioia Tauro Lino Mamone – fra i soggetti destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare – in una conversazione, «parlando della situazione politica di Villa San Giovanni», città dov’era stato consigliere comunale, «dichiara d’essere impegnato a sostenere la candidatura di Siclari Marco al Senato della Repubblica, trovando resistenza da parte di tale Bellè, al quale ipotizza di regalare dell’olio proveniente dall’azienda agricola di Piromalli Antonio cl. ’39 con chiaro scopo intimidatorio».
Com’è noto, anche Marco Siclari fu effettivamente eletto senatore di Forza Italia alle Politiche 2018; in sèguito, nel contesto della già citata operazione “Eyphèmos”, la Dda di Reggio Calabria chiese l’autorizzazione a procedere per poterne effettuare l’arresto.

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