Il costruttore considerato dalla Guardia di Finanza un prestanome di Lo Castro e Panarello rivendica la sua estraneità all'associazione e la correttezza del suo operato di liquidatore.
Non ha nulla a che fare con la presunta associazione a delinquere “diretta” dall’avvocato Andrea Lo Castro e dal commercialista Benedetto Panarello, non ha partecipato a nessun fallimento pilotato delle Officine Nardelli. Nulla ha a che vedere né nulla sa delle scissioni dei rami d’azienda, operati da Lo Castro Panarello prima che lui entrasse in gioco. Ha assolto legittimamente al suo compito di liquidatore, ha liquidato tutti i debiti, in particolare quelli con gli enti pubblici, tanto che il Tribunale ha poi rigettato la richiesta di fallimento dell’impresa, avanzata dal Pubblico Ministero.
E’ questa la difesa del costruttore Giuseppe Barbera, già componente del direttivo dell’Ance Messina, ai domiciliari da lunedì scorso nell’inchiesta Default. Barbera, accompagnato dagli avvocati Manuela Mancuso e Lori Olivo, ha affrontato oggi pomeriggio l’interrogatorio di garanzia decidendo di rispondere. Nel faccia a faccia col Gip Maria Vermiglio, durato circa 2 ore, Barbera ha sostanzialmente respinto le due ipotesi di accusa avanzate dal PM Francesco Massara, sulla scorta delle indagini della Guardia di Finanza.
Alla fine del confronto, i difensori hanno chiesto al giudice di revocare gli arresti domiciliari. La Vermiglio si è riservata cinque giorni al massimo per rispondere. Nel frattempo chiederà il parare al Pubblico Ministero e rileggerà i verbali degli interrogatori, ancora non trascritti.
Domani il GIP sarà in carcere per interrogare il principale protagonista dell’inchiesta, l’avvocato Lo Castro, che è difeso dall’avvocato Nino Favazzo.
