La querelle sul quadro: "Messina, dal futurismo all’isterismo"

La querelle sul quadro: “Messina, dal futurismo all’isterismo”

Domenico Mazza

La querelle sul quadro: “Messina, dal futurismo all’isterismo”

Tag:

mercoledì 19 Dicembre 2018 - 10:01
L'OPINIONE

A pochi giorni dal terremoto del 1908, la città si organizza (forse è un parolone) per la commemorazione di quello che è il più grande alibi della storia della nostra civiltà. Il terremoto è diventato la scusa che diamo ai forestieri per spiegare perché Messina non è come le altre città della Sicilia: non è rinascimentale, non è barocca, non è neoclassica, ma è una pasticceria di stile. E allora perché non commemorare il disastro causato dal terremoto del 1783? Altrettanto distruttore come il suo successore, cancellò per sempre un pezzo importante della memoria civica. "È troppo lontano nel tempo" potrebbe dire qualcuno. Ebbene, spero che le commemorazioni siano sempre meno e si celebri invece il trionfo della "Messina Risorta" e dei suoi meravigliosi palazzi e isolati monumentali, molti dei quali opere di grandi architetti del Novecento: Coppedè, Bazzani, Piacentini e Puglisi Allegra.

Non solo palazzi nella Messina che è risorta.

Sui social network, è sorto da qualche giorno, un inedito quanto poco costruttivo scontro tra storici e studiosi di storia patria in merito al significato allegorico della copia del quadro di Luca Giordano, esposto nella sala consiliare del Civico Consesso. Tutto ha inizio quando la consigliera Serena Giannetto si fa portavoce di chi vuole togliere quel quadro perché offensivo. La storia è lunga e non vale la pena soffermarsi più di tanto perché l'importante è giungere al punto.

Alla consigliera Giannetto ha fatto da contraltare il consigliere Sorbello, timoniere di una rivoluzione culturale antimassonica e clericale, il quale, insieme allo studioso Alessandro Fumia, sta cercando di sfatare il mito di questa offesa. In poche parole, il quadro non rappresenterebbe Messina consegnata alla Spagna ma rappresenterebbe divinità pagane, in particolare, la donna denudata al centro, non sarebbe Messina ma Venere!

La polemica è stata nelle ultime ore condita dall'intervento dello storico Nino Principato, il quale si è scontrato duramente con il duo Sorbello-Fumia. Trovate tutto su Facebook!

Insomma, in città l'arte fa volare stracci, così come è successo per "l'affaire" Antonello; il Polittico di San Gregorio, ceduto per una mostra a Palermo (capitale italiana della cultura) e che ha provocato isterismo generale. Ma solo quello, perché non risulta che all'opera sia stato impedito di lasciare Messina. A tal proposito non risultano spade sguainate da parte della Giannetto né di altri consiglieri comunali.

Isterismo-social che, i protagonisti della vicenda, avrebbero potuto utilizzare in maniera più costruttiva e… futurista! Infatti, i consiglieri comunali, così come la Giannetto e Sorbello, per nulla si sono stracciati le vesti per ricordare, valorizzare, sennò addirittura glorificare, la figura di quello che è stato, dopo Antonello e Polidoro Caldara, il più importante e straordinario pittore messinese. Mi riferisco al dimenticato Giulio D'Anna (1903-1978), del quale, a novembre, si è ricordato (altro parolone) il quarantennale dalla morte con la notizia della vendita all'asta, a Vienna, di alcune sue meravigliose opere.

D'Anna, palermitano ma da sempre a Messina, è stato uno dei più grandi esponenti nazionali del Futurismo e, in particolare, della branca dell'Aviofuturismo o aviopittura. Le sue opere, un po' sparse alla Galleria Barbera e in collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero, meriterebbero una mostra perenne in una galleria d'arte che celebri tutte le grandi avanguardie che si manifestarono a Messina nel secolo scorso; movimenti artistici che trasformarono un cumulo di baracche nel trionfo artistico del Novecento in quella che è stata la prima grande ricostruzione italiana.

Una galleria di un "secondo rinascimento", che non fu solo urbanistico ma anche artistico e letterario. Potrebbe, un luogo del genere, essere il vero Museo della Memoria, perché celebrante il trionfo della vita sulla morte.

Domenica Mazza

0 commenti

  1. Nino Principato 20 Dicembre 2018 10:33

    Polidoro Caldara, purtroppo per Lei, non era messinese. La polemica della volgare copia fotografica del dipinto di Luca Giordano custodito a Madrid, non è una polemica sterile e inutile, tutt’altro, ne va dell’orgoglio e della dignità della nostra città. Se Lei è veramente messinese, non avrebbe dovuto scrivere quello che ha scritto

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007