Palmi, a 30 anni da Capaci il Viale della Memoria: 24 murales per le vittime innocenti delle mafie FOTO

Palmi, a 30 anni da Capaci il Viale della Memoria: 24 murales per le vittime innocenti delle mafie FOTO

mario meliado

Palmi, a 30 anni da Capaci il Viale della Memoria: 24 murales per le vittime innocenti delle mafie FOTO

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lunedì 23 Maggio 2022 - 16:45

Presenti gli studenti degli Istituti comprensivi palmesi "San Francesco" e "De Zerbi-Milone": hanno brevemente ricordato la vita dei soggetti raffigurati

REGGIO CALABRIA – Sono passati tre decenni esatti da quel mezzo chilo di tritolo, che il 23 maggio del 1992 ghermì le vite dei magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e di tre degli uomini di scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.

Un modo per inginocchiarsi, come chiese la vedova Schifani

L’intero Paese adesso s’inginocchia – come la vedova Schifani avrebbe voluto che facessero gli uomini del disonore – per celebrare questo mestissimo trentennale; non solo dell’orrida strage di Capaci ma dello start della terrificante strategia della tensione di Cosa Nostra, da Capaci a via D’Amelia, dal Pac di Milano a via dei Georgofili a Firenze…
Fra le numerose iniziative in tutt’Italia, singolare quella attivata a Palmi, dove un tratto del centrale viale Michelangelo – uno degli ingressi al cuore della cittadina pianigiana – stamattina è stato ufficialmente ribattezzato Viale della Memoria in ricordo delle vittime di mafia.

I 24 murales antimafia

Il suo cuore è composto da 24 murales antimafia, realizzati dall’artista di Fuscaldo – nel Cosentino – Roberta Fiorito su una superficie complessiva da 190 metri quadrati.

Ma la formale intitolazione del nuovissimo Viale della Memoria è arrivata con la scopertura della targa ufficiale da parte del sindaco Peppe Ranuccio (che è anche consigliere metropolitano delegato al Bilancio) e di Domenica Zema, vigile urbano e vedova di Pino Macheda, a sua volta vigile urbano reggino assassinato dalle ‘ndrine il 28 febbraio 1985.

Magistrati e forze dell’ordine, studenti e associazioni

L’intervento del sostituto procuratore di Palmi Daniele Scarpino

Accanto a Ranuccio, oltre ai vertici locali delle forze dell’ordine, il pm Daniele Scarpino in rappresentanza della Procura di Palmi (retta dal procuratore Emanuele Crescenti); il comandante della Polizia locale di Palmi Francesco Managò; la responsabile Sport turismo e spettacolo del Comune tirrenico Angela Zerbo, l’assessore comunale alla Legalità di Reggio Calabria Giuggi Palmenta, il parroco della chiesa palmese di Santa Famiglia don Giuseppe Sofrà in rappresentanza del vescovo di Palmi monsignor Francesco Milito, tanti esponenti delle associazioni fra i quali Teresa Famà per “Libera” Palmi.
Ma erano della partita anche e soprattutto numerosissimi giovani studenti palmesi degli Istituti comprensivi palmesi “San Francesco” (dirigente, Claudia Cotroneo) e “De Zerbi-Milone” (dirigente, Marisa Militano): e 24 di loro sono intervenuti, leggendo una brevissima sintesi della vita di alcune delle vittime innocenti delle mafie illustrate, adesso, sui muri della loro stessa città.

Nei loro interventi, moderati dal giornalista Domenico Latino, sia il primo cittadino («La mafia è una montagna di merda!») sia il sostituto procuratore Scarpino («La mafia uccide; il silenzio, pure…») hanno citato Peppino Impastato, geniale “disturbatore” di  Cosa Nostra con la sua splendida, coraggiosa Radio Aut, anche lui tra le vittime dei clan raffigurate nei murales palmesi.

Sui muri di Palmi, figure indelebili nella lotta ai clan

Sui muri di Palmi peraltro tante nobili figure, tutte molto significative: da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino (appunto) a un uomo di Stato che accettò il suo destino crudele quasi come fosse una fatalità insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro, cioè il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa; da bambini incolpevoli “per definizione” come il piccolo Dodò Gabriele a politici come il dirigente rosarnese del Pci Peppe Valarioti; dal medico e attivista di Seminara Luigi Ioculano, assassinato a Gioia Tauro, a vittime di violenza cieca e bestiale come la cosentina Roberta Lanzino e la palmese Rossella Casini fino a testimoni di giustizia ormai entrate a pieno titolo nell’immaginario collettivo – tanto che le loro persone e la loro morte sono state rappresentate anche al cinema e in tv – come la crotonese Lea Garofalo e Maria Concetta Cacciola, figlia a sua volta del territorio medmeo.

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