"Sulla rotta della decima musa". Grace di Monaco

“Sulla rotta della decima musa”. Grace di Monaco

Tosi Siragusa

“Sulla rotta della decima musa”. Grace di Monaco

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sabato 24 Maggio 2014 - 09:10

La ragione della mancata riuscita del lungometraggio sta proprio nell’opportunità, non colta, di non infrangere i miti, lasciandoli intatti

Pellicola di inaugurazione del Festival di Cannes, del registra Oliver Dahan, con una Kidman (Nicole) non del tutto convincente nel ruolo della principessa di ghiaccio (Ice Glace) – come era soprannominata Grace di Monaco – e Tim Roth, non proprio a suo agio nei panni , resi con toni eccessivamente austeri, del principe Ranieri.

“Grace di Monaco” è stato duramente contestato dai figli di Grace, che hanno ritenuto la pellicola non aderente minimamente alla realtà e, per tale ragione, per sottolineare, cioè, la presa di distanza, hanno disertato Cannes, avendo peraltro già sostenuto durante le riprese che trattavasi di scene “inutilmente glamour”.

Si porta sul grande schermo un preciso momento dell’esistenza della ex attrice Grace Kelly, il 1962, che rappresenta già la “second life” della principessa, che in tale epoca dovette fare i conti con una scelta cruciale e cioè tornare a Hollywood su richiesta di “Mister Hitch” – che la trovava “più sexy di qualunque bomba del sesso” – e che già l’aveva diretta e resa grande nei tre film capolavoro, precedenti al matrimonio dell’attrice, del 1956 – o consacrarsi alla famiglia ed ai doveri imposti da un principato in crisi, in un momento politico cruciale per i rapporti con la Francia … e non solo …

La storia ci ha consegnato gli esiti di quella fase storica … il ruolo – di Marnie – di una giovane ed algida cleptomane, psicologicamente labile e frigida a causa del grave trauma subito da bambina, è stato interpretato, a seguito del gran rifiuto, da Tippi Hedren, e la sovranità del piccolo Stato – che fin lì aveva scintillato quale succursale europea di Hollywood – è stata preservata dall’invadenza francese.

Grace dunque accetterà di continuare ad essere scritturata per la durata della sua esistenza, nella rocca inespugnabile dei Grimaldi … certo … un mondo fatato … fra abiti Dior, Chanel, Balenciaga e Givenchy, gioielli Cartier, borse Hermès (la mitica “Kelly Bag”), occhiali cat-eye, turbanti e acconciature Artichoke (a carciofo).

La sua favola, però, non doveva essere proprio perfetta se, come il film mostra, ancora sei anni dopo il matrimonio, che aveva fatto seguito all’ultimo ciak, la lingua francese le risultava parecchio difficile, non riscuoteva alcun consenso popolare ed il cerimoniale di corte la infastidiva.

La pellicola mostra, però, già dal 1962, la volontà di Grace, indomabile, nel calarsi – da valente star, quale era stata – nei nuovi panni, divenendo la più perfetta principessa europea, mai fuori posto, iconica nella sua compostezza.

La figlia di un muratore, poi divenuto importante costruttore, da crisalide, diveniva superba farfalla (passando attraverso il successo da star, Oscar nel 1954 per “La ragazza di campagna”). È ricordata infatti per quel che fece per il Principato, dando ad esso credibilità nel campo del turismo, della finanza ed in ambito internazionale.

Come ha affermato il grande Luchino Visconti, però, “i capolavori non si devono conoscere … ma solo contemplare”. E forse, allora, la ragione della mancata riuscita del lungometraggio sta proprio nell’opportunità, non colta, di non infrangere i miti, lasciandoli intatti … forse la memoria di Grace avrebbe meritato di essere conservata intonsa, in quella pace che nella seconda fase della sua esistenza la principessa ammetteva di aver raggiunto e che venne definitivamente travolta da quell’incidente automobilistico, ancora avvolto nel mistero, che ha consegnato definitivamente la cinquantenne Grace alla leggenda. Il lungometraggio è certo irriverente, soprattutto nei confronti del principe Ranieri ed in definitiva resta sospeso fra storia romanzata e mito, fra commedia leggera e metafora del potere, che implica grandi responsabilità.

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