Confiscati beni per 18 milioni ad imprenditore legato al clan Santapaola ed ai barcellonesi

Confiscati beni per 18 milioni ad imprenditore legato al clan Santapaola ed ai barcellonesi

Confiscati beni per 18 milioni ad imprenditore legato al clan Santapaola ed ai barcellonesi

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martedì 15 Novembre 2011 - 14:48

Alfio Giuseppe Castro avrebbe tenuto i legami tra Cosa Nostra catanese e le organizzazioni criminali della fascia trrenica del messinese.Il 16 marzo 2010 la Sezione Misure di Prevenzione aveva emesso un decreto di sequestro

Alfio Giuseppe Castro, 57 anni di Acireale possedeva un patrimonio di 18 milioni di euro costituto da tre imprese di costruzioni, una villa, quattro appartamenti, una proprietà fondiaria di 10 ettari, numerosi conti correnti e diversi autoveicoli. Beni che il 16 marzo 2010 sono stati sequestrati dai Ros dei Carabinieri in esecuzione di un decreto disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Messina. La stessa sezione ha ora emesso un decreto definiti di confisca per il patrimonio finito sotto chiave un anno fa.
Castro è ritenuto dagli inquirenti uomo di fiducia e collegamento tra le famiglie di Nitto Santapaola e i boss tirrenici Salvatore Sam di Salvo, Carmelo Bisognano e Tindaro Calabrese. Condannato nell’ambito dell’operazione Orione del 2000 a un anno e 6 mesi, e rinviato a giudizio nell’ambito dell’operazione Vivaio, da faccendiere di Cosa Nostra catanese, negli ultimi dieci anni aveva spostato la sua attenzione sulla fascia tirrenica mettendosi al servizio dei capi storici della mafia barcellonese. Qui, secondo il procuratore capo Guido Lo Forte -la disattenzione e il cono d’ombra sulla mafia tirrenica ha consentito a questo sodalizio di crescere in modo più rapido e meno contrastato rispetto a Cosa nostra catanese e palermitana ponendosi a livello paritario delle due organizzazioni mafiose fino ad avere un controllo totale nel settore degli appalti pubblici sulla zona tirrenica-. Diventato uomo di fiducia dei mazzarroti e dei barcellonesi sarebbe stato proprio il cinquantaseienne imprenditore (possedeva tre imprese di costruzioni)ad avere il compito di avvicinare i colleghi e fissare i metodi e il pagamento del pizzo. Secondo i Carabinieri e la procura che ha coordinato le indagini Castro era l’interfaccia tra i soggetti della struttura militare mafiosa e i soggetti dell’economia legale, il collettore delle tangenti tra mafia barcellonese e catanese. Gli importanti legami di Castro con la criminalità organizzata barcellonese sono infatti emersi alla base della grave estorsione ai danni della Mediterranea Costruzion srl, la ditta impegnata in una grossa fornitura di inerti per conto della Società consortile Scianina che stava eseguendo i lavori di ripristino delle gallerie ferroviaria e autostradale franate nel 2005 a Valdina nella tratta Tracoccia Scianina.

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