Si dovrà continuare a cercarne una più grande. Aggiornamenti dal ministero della Cultura ed è stata individuata dalla Soprintendenza archivistica della Sicilia
Per l’Archivio di Stato a Messina c’è una soluzione ma in parte. Non si sa ancora se finirà l’incubo, per molti cittadini che si sono mobilitati, di uno spostamento altrove, dopo il trasferimento momentaneo a Riposto, nel Catanese. E si continuerà a cercare una sede più grande per ospitare l’enorme patrimonio.
In ogni caso l’annuncio è del ministero della Cultura. La struttura “avrà una nuova sede. Il ministero della Cultura, tramite la Direzione generale archivi, annuncia la formalizzazione dei locali che ospiteranno l’Istituto a partire dal 2026: gli uffici saranno collocati in via Dogali 50, nel centro della città. Una soluzione che restituisce a Messina un suo luogo fondamentale e che è stata raggiunta anche grazie all’intervento del ministro Alessandro Giuli”.
La soluzione individuata dalla Soprintendenza archivistica della Sicilia, guidata da Gabriele Capone, arriva al termine di un’indagine di mercato condotta su più proposte. I locali di via Dogali – 240 metri quadri complessivi, dieci stanze, una sala studio con quattro postazioni e servizi adeguati – si sono rivelati l’opzione più funzionale per stato di manutenzione e immediata operatività. La posizione, ben collegata con la stazione ferroviaria e con l’approdo degli aliscafi da Reggio Calabria, garantisce un accesso semplice per personale e utenza”, fa sapere il ministero.
Tuttavia, la sede di “240 metri quadri” non riuscirà a contenere materiale. E per far ritornare da Riposto tutto l’archivio bisognerà continuare a cercare una struttura più idonea. Non a caso la ricerca riguarda una sede di 2.000/2.500 metri quadri, mentre 240 metri quadri sono solo il 10 per cento rispetto alle esigenze. Dunque la ricerca continua.
“Una sede adatta per valorizzare il patrimonio documentario messinese”
Ma torniamo al ministero: “Il trasferimento permetterà di assicurare condizioni migliori di tutela e valorizzazione al patrimonio conservato dall’Archivio di Stato di Messina: circa 8.000 metri lineari di documentazione, 720 pergamene corredate da 1.463 immagini datate tra il 1184 e il 1832, e una biblioteca di circa 10.000 volumi con edizioni del Cinquecento e del Seicento. Una raccolta che continua a crescere tramite versamenti degli uffici statali, acquisti e donazioni”.

“La soluzione scelta – afferma il direttore generale Archivi Antonio Tarasco – non rappresenta solo un nuovo spazio fisico, ma un impegno concreto per valorizzare il patrimonio documentario messinese e per assicurare al personale e agli utenti un luogo adeguato, accessibile e pienamente funzionale. Ringrazio il soprintendente Capone per lo straordinario impegno profuso e le brillanti capacità gestionali dimostrate nell’affrontare e risolvere in breve tempo il problema della individuazione della nuova sede”.
La mobilitazione
“Una città che ha perso tutto. Ma che mantiene un patrimonio culturale notevole. L’Archivio di Stato deve rimanere a Messina. Da questa mobilitazione deve partire una nuova attenzione da parte di tutti, cittadini e istituzioni, a favore dei nostri tesori”. Così l’artista Lelio Bonaccorso, nel mese di ottobre, durante un’animata manifestazione. Tante le prese di posizioni, con una petizione. Poi le rassicurazioni del sindaco Federico Basile dopo l’incontro (nella foto in alto) con il soprintendente archivistico Gabriele Capone: “Questo patrimonio appartiene alla città e alla sua storia”.
