Politica

Piazza Lo Sardo simbolo di una Messina da rendere accogliente

MESSINA – Un pomeriggio d’estate in piazza Francesco Lo Sardo. Tutti la chiamano ancora piazza del Popolo e non con il nome del deputato comunista morto nelle carceri fasciste. La nuova piazza inaugurata il 10 agosto appare fredda e poco accogliente. Senza entrare nel merito della valutazione tecnica, non ne ho le competenze, posso scrivere quello che la sua vista mi ha trasmesso. Qualcosa di alienante, quasi da film di Antonioni. Ma non è detta l’ultima parola.

Questa è una piazza storica e che può ritrovare vitalità. Oltre al ricordo di un parlamentare orgogliosamente antifascista come Lo Sardo, qui visse pure il popolare e poi democristiano Attilio Salvatore. Ma esiste la possibilità che la piazza ritrovi una sua centralità simbolica e concreta? L’assessore e vicesindaco Salvatore Mondello ha annunciato nuovi arredi e miglioramenti. E non abbiamo dubbi che, assieme al rifacimento dei portici, si possa abbellirla. Arricchirla di panchine, giochi per bambini, spazi artistici e di tutto ciò che possa renderla meno distante e ostile.

Dalle piazze, centro e periferie, può ripartire un nuovo senso di comunità

In generale, il vero tema del futuro, ce l’ha spesso ricordato Italo Calvino, è quello delle città (“Le città invisibili”). Quelle reali e quelle oniriche e legate alla fantasia. E l’unico modo per rivitalizzare Messina è quello di rianimarla sul piano estetico e profondo: centro e periferie vanno, gradualmente, sottratte agli orrori edilizi e architettonici. E il primo passo è quello delle piazze, da rivoluzionare, per diventare di nuovo occasione d’incontro. Di scambio nell’ottica di una comunità vitale e accogliente.

Centro e periferie vanno sottratte alla “grande bruttezza” di costruzioni prive di armonia. Dalle piazze può partire una nuova idea di comunità antitetica al “sacco” di Messina.

Scriveva Calvino: “Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure”. A Messina vanno rafforzati i desideri e attenuate le paure. Noi ci crediamo.