L'affondo - Italiani, la ricreazione è finita!

L’affondo – Italiani, la ricreazione è finita!

L’affondo – Italiani, la ricreazione è finita!

martedì 01 Giugno 2010 - 14:17

Basta vivere al di sopra delle proprie possibilità

I sempre più frequenti contrasti tra maggioranza e opposizione mostrano con chiarezza crescente la reale situazione del nostro Paese, così bello e sfortunato.

Le corporazioni da cui è formato, dai politici ai magistrati, dai giornalisti ai notai, dai farmacisti ai medici, dagli attori ai cantanti, dai professionisti ai commercianti, combattono ferocemente e si combattono l’una contro l’altra al solo scopo di contrastare l’adozione di provvedimenti che ledano le loro prerogative.

Completamente dimentichi degli interessi generali, dell’equità sociale, del futuro delle nuove generazioni.

Gli ultimi esempi sono stati particolarmente illuminanti a causa delle tragiche conseguenze sociali che comportano.

Ci riferiamo alla riforma delle intercettazioni e alla manovra economica.

Credevamo fosse evidente che i magistrati non potessero continuare a intercettare in maniera indiscriminata – a strascico, come si usa dire -, nella speranza di pizzicare qualche reato che magari non c’entrava nulla con le indagini in corso. Così come non poteva essere più tollerata la pubblicazione di conversazioni utili solo a mettere alla gogna privati cittadini. In violazione dei più elementari diritti individuali.

Qualsiasi persona di buon senso avrebbe stabilito un tetto alle spese finalizzate alle intercettazioni e una severa punizione di chi promuoveva o si rendeva complice di diffusione non autorizzata delle intercettazioni stesse.

Lasciando però liberi Procure e giudici di valutare quando e se violare la riservatezza delle comunicazioni tra i cittadini, politici inclusi.

Insomma, non devono esistere aree di impunità ma chi divulga elementi di un’indagine senza autorizzazione specifica del magistrato va sanzionato duramente. Chiunque sia.

Sappiamo bene che il perfetto punto d’equilibrio tra diritti individuali e tutela della collettività non esiste, ma dovrebbe essere un dovere della Politica tentare di arrivarvi più vicino possibile.

Questo ragionamento – rozzo, ma facilmente affinabile – si è trasformato in una lotta a coltello tra le corporazioni direttamente interessate.

Politici e faccendieri agitano lo stendardo dei sacri diritti individuali; magistrati e giornalisti il vessillo della libertà di stampa e dell’indipendenza della magistratura.

Tutti, in realtà, fermamente intenzionati a sfuggire ad ogni controllo esterno.

In totale spregio dei diritti dei cittadini di non essere spiati e sputtanati senza motivo, di veder acchiappati i delinquenti e di sapere quello che accade nel Paese.

Peggio succede con l’ultima manovra economica.

Gli obiettivi sono abbassare il deficit del bilancio nel più breve tempo possibile e ridurre il nostro enorme debito pubblico a medio-lungo.

Tagliare i trasferimenti dall’Amministrazione centrale a quelle periferiche (Regioni, Province, Comuni ed Enti vari) è certamente un provvedimento efficace: gli sprechi delle amministrazioni locali sono sotto gli occhi di tutti.

Invece … strillano Governatori, Sindaci e Presidenti di Enti (più o meno inutili): saremo costretti a tagliare i servizi al cittadino!.

Non sarebbe meglio, per cominciare, tagliare le bollette telefoniche e il numero di auto blu?

Gli amministratori locali replicano: non sarebbe sufficiente, per cui tanto vale … non farlo affatto.

Sarebbe anche utile aumentare le entrate.

Non metteremo le mani in tasca agli Italiani, promette il Governo.

Perché no? – ci chiediamo -, se sono tasche piene di soldi?.

Il buon senso, infatti, suggerirebbe che, oltre a combattere l’evasione, si chiedano maggiori sacrifici a chi ha di più.

Per esempio, portando dal 43% al 50% l’aliquota fiscale sulla parte eccedente i redditi al di sopra dei 100 mila euro.

Un semplice calcolo dimostra che, così facendo, i 418 mila (così pochi?) Italiani che dichiarano redditi oltre quella soglia ridurrebbero il deficit statale di più di 2 miliardi, portando il contributo totale della “categoria” da 23,4 miliardi a 25,5.

Provvedimento che, evidentemente, sarebbe giudicato iniquo dai deputati Stracquadanio (PdL) e Concia (PD) che, solo pochi giorni fa, sbraitavano all’unisono perché, tolte le spese indispensabili (!!!), i loro compensi si riducevano a soli 3.500-4.000 € al mese.

E oggi i magistrati minacciano lo sciopero per tagli allo stipendio che li porterebbero – il condizionale è d’obbligo – a livelli di stipendio che rappresentano un sogno irraggiungibile per il 95% degli Italiani.

Ci fermiamo ed evitiamo di accrescere il mal di stomaco dei lettori analizzando in dettaglio i risparmi che potrebbero derivare dal portare i costi della politica italiana ai livelli di quelli della francese o tedesca.

Che squallore!

P.S. Chi è interessato all’attività dei nostri parlamentari vada sul sito http://parlamento.openpolis.it/. Troverà molte sorprese.

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