Amam. Il presidente Sutera: «Per risanare l’azienda necessario risparmiare e sperare…nella politica»

Amam. Il presidente Sutera: «Per risanare l’azienda necessario risparmiare e sperare…nella politica»

Redazione

Amam. Il presidente Sutera: «Per risanare l’azienda necessario risparmiare e sperare…nella politica»

giovedì 12 Febbraio 2009 - 07:40

36 milioni di debiti e 60 milioni di crediti. Queste le cifre riguardanti l’azienda che gestisce la distribuzione dell’acqua in città. «È una società dotata di grande possibilità e che può offrire un buon servizio ma deve essere messa nelle condizioni di poter operare. In cinque anni ce la potremmo fare» afferma il neo-presidente

Fogli, appunti, grafici e schemi. Si presenta così la scrivania del presidente dell’Amam (Azienda meridionale acque Messina) Tanino Sutera il “prescelto” dal sindaco Giuseppe Buzzanca per il compito, difficile ma non impossibile, di sanare la S.p.a a capitale interamente pubblico che si occupa della gestione delle acque. Il presidente non lascia nulla al caso e mentre inizia a parlare, tra le tante “scartoffie”, riesce a trovare proprio quella che vuole mostrarci a tutti i costi: quella che in calce riporta la cifra di 36 milioni di euro. Una somma da capogiro che rischia però ancor più di far girare la testa se si considera che questo è l’ammontare dei debiti che gravano sulle “spalle” dell’Amam. La società del comune, nata nel 1996, come ci tiene a mettere subito in chiaro Sutera, non ha però mai gravato sul bilancio dell’amministrazione, non perora almeno: «L’Amam – specifica il presidente – non ha battuto cassa al Comune e questo perché, nonostante i debiti, può comunque contare sulle delle entrate che gli permettono di mantenersi autonomamente in vita e di poter essere un’azienda dalle ottime potenzialità. Al tempo stesso però la società si trova a “fare i conti” con debiti non indifferenti accumulati nel corso delle precedenti amministrazioni».

Una partecipata “sui generis” se così possiamo definirla la cui situazione potrebbero però essere sintetizzata nel proverbio “non è tutto ora quel che luccica”. Ad “intorpidire” la gestione pubblica dell’acqua, infatti, è un male anzi una “fonte” lontana che risponde al nome di acquedotto dell’Alcantara: «Il progetto per la costruzione dell’opera – spiega Sutera – fu redatto dal comune e finanziato dalla cassa del Mezzogiorno. Una volta conclusi i lavori però la regione Sicilia anziché assegnarne la gestione a Palazzo Zanca optò per l’Eas (Ente acquedotti siciliani) che iniziò dunque a vendere l’acqua in città. Sembra quasi una barzelletta – commenta Sutera – eppure è la verità: Messina, dopo aver costruito le condotte è stata costretta a dipendere da un’altra società per la fornitura». L’Amam, attualmente, acquista l’acqua al costo di 0,60 centesimi al metro cubo e la rivende a 0,35: una sproporzione a dir poco imbarazzante considerando anche le spese di gestione e manutenzione sostenute dalla stessa società.

Ma andiamo per ordine soffermandoci ad analizzare le “voci” che singolarmente vanno a comporre il debito complessivo di 36 milioni di euro che la partecipata ha contratto negli anni. Al primo posto i 13 milioni che l’Azienda acque meriodionali deve a Siciliacque cui si aggiungono i 10 che ancora deve corrispondere all’Eas, ente attualmente in fase di liquidazione, e sostituito appunto dalla suddetta società. «Gli otto milioni di debiti contratti con il comune – spiega Sutera – vanno sì considerati ma sono quelli che preoccupano di meno perché il sindaco Buzzanca ha dato piena disponibilità affinché la situazione possa venir bilanciata senza grosse difficoltà. I debiti restanti sono quelli che la municipalizzata deve pagare a società ed aziende minori, fra cui l’Edison per i costi dell’energia elettrica». Una situazione che, così come appena prospettata, non potrebbe che apparire priva di soluzione. Potrebbe ma non lo è, almeno non nelle intenzioni del presidente, deciso a fare il possibile per risanare definitivamente l’Amam dando il via a quella che lui stesso ha definito la “politica del risparmio”. Esattamente, risparmiare, questo il verbo anzi la parola d’ordine della nuova presidenza.

Una fase inaugurata proprio con la notizia, diffusa qualche giorno fa, del completamento degli allacci di tutta l’utenza cittadina alle nuove tubature. I lavori, quasi terminati (ultima parte zona Cristo Re) e realizzati grazie ai finanziamenti Por 2000-06, hanno reso possibile innanzitutto l’eliminazione delle perdite d’acqua e con esse un risparmio economico del 10% poiché è stato ridotto l’acquisto di acqua dall’Alcantara: «La città necessità di 1400 litri al secondo. Allo stato attuale, quelli che acquistiamo da Siciliacque si sono ridotti da 350 a soli 50 litri con un risparmio di circa un settimo. Traducendo il tutto in cifre mensilmente si spendono 80 mila euro anziché 500 mila». Per “dissetarsi”, infatti, Messina può contare sui 950 litri forniti da Fiume Freddo, i 220 dalla Santissima, su una serie di pozzi dislocati in alcune zone della città e sui 50 litri d’acqua forniti da Siciliacque con cui, afferma Sutera, è sempre meglio mantenere rapporti di buon vicinato. «Per cercare di far fronte a questa complessa situazione debitoria abbiamo anche cominciato a ragionare in una logica “privatistica” cercando cioè di guadagnare tramite la vendita dell’acqua: qualcosa siamo riusciti ad ottenere ma nulla di rilevante rispetto alle cifre considerate». Il presidente si riferisce cioè agli accordi conclusi con i comuni delle Eolie che in alcuni casi vegono riforniti proprio dall’Amam e all’accordo preso con l‘autorità portuale che ne permetterà la vendita alle navi da crociera che attraccano in porto.

Ma “stringere la cinghia”, purtroppo, non basta. Altrettanto importante, afferma Sutera è che l’Amam recuperi i 60 milioni di crediti che mancano all’appello, un’assenza che incide notevolmente sul fronte finanziario della società. Crediti che prima di tutto la società attende dall’utenza. Gli utenti, proprio loro, anzi proprio noi, croce e delizia dell’azienda acque. Per la municipalizzata del comune, infatti, il 99,5% delle entrate deriva dal pagamento della bolletta: «I cittadini pagano la luce, la spazzatura, il telefono, ma quando si tratta dell’acqua si rifiutano di mettere mani al portafoglio». Sutera “punta il dito” soprattutto contro le grosse utenza che devono ancora all’Amam il pagamento di importi non indifferenti: «Un esempio su tutti. Dagli istituti scolastici cittadini avanziamo circa 500 mila euro». Allo stato attuale, sempre carte alla mano, l’azienda grazie alla tassa sull’acqua incassa circa 25 milioni ma questi soldi vengono subito “girati” per il pagamento del personale (25%), per gestione e manutenzione (45%) e per cercare di appianare i debiti (30%).

Una situazione complessa quella della partecipata del comune destinata, qualora il vento non cambi, a finire irrimediabilmente alla deriva . Un futuro che, per ammissione dello stesso Sutera, al momento non appare poi tanto limpido: «Sono qui da poche settimane, sono stato nominato dal sindaco per evitare che l’Amam faccia la fine delle altre società di proprietà del comune. Un impegno che sono intenzionato a mantenere: da un lato risparmiando, dall’altro – afferma deciso Sutera – cercando di recuperare tutti i crediti facendo ricorso, se necessario, anche alle vie legali».

A questo però il neo-presidente aggiunge una parolina magica quella che, come lui stesso dichiara, potrebbe portare all’unica, vera e definitiva soluzione: la politica, quella di Palermo. «Il debito che l’Amam si trascina – ribadisce Sutera – è dovuto alle insensate scelte prese anni dietro dal governo regionale ed è lì che si dovrebbe andare a chiedere aiuto, ancor di più considerando la carica di deputato regionale che il nostro sindaco ricopre». La soluzione prospettata dal presidente, infatti, potrebbe essere quella di riuscire a “spalmare” il debito se non addirittura di chiederne l’azzeramento pareggiando così conti ed antiche responsabilità.

Un anno fa, per la precisione il 14 febbraio, a “presentarci” l’Amam era stato l’ex-presidente Domenico Battaglia . Come sarà possibile constatare leggendo l’articolo correlato in basso, la situazione della società veniva descritta con toni ben diversi, così diversi da spingerci a sottoporre tali dichiarazioni all’attenzione dello stesso Sutera, una in particolare: «Allo stato attuale – affermava Battaglia – la situazione finanziaria è buona, copriamo le spese, onoriamo tutti gli impegni pagando con puntualità gli stipendi e i fornitori, sopportiamo vecchi debiti che abbiamo ereditato». Impossibile dunque non domandarsi: cos’è successo nel giro di un anno? Quesito che rivolgiamo ovviamente al neo-presidente: «Non è assolutamente così, parlano le carte» conclude tornando ad indicarci i fatidici 36 milioni. Passato e presente dunque “l’un contro l’altro armati”…adesso però è tempo di pensare al futuro(?).

(foto Dino Sturiale)

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