Atm: Cisl e Uil chiedono le dimissioni del Cda. Sinatra: «La decurtazione dei contributi? Rientra tra i miei poteri»

Atm: Cisl e Uil chiedono le dimissioni del Cda. Sinatra: «La decurtazione dei contributi? Rientra tra i miei poteri»

Redazione

Atm: Cisl e Uil chiedono le dimissioni del Cda. Sinatra: «La decurtazione dei contributi? Rientra tra i miei poteri»

giovedì 03 Gennaio 2008 - 16:59

Bernava: «L'azienda è stata completamente isolata dalla politica, chiusa in un silenzio inquietante»

Si dimettano Franco Providenti e tutto il consiglio d’amministrazione. E’ questa la richiesta che Cisl e Uil fanno a proposito della vicenda sempre più drammatica dell’Atm. Nella conferenza stampa convocata ieri Providenti è stato chiaro: con la decurtazione dei contributi decisa dal Comune, e senza trasformazione in Spa, l’azienda sarà costretta ad un bivio, o il licenziamento di diverse unità o il taglio del servizio del Tram. Decurtazione dei contributi che, secondo Providenti, non rientrava tra i poteri del commissario Gaspare Sinatra. Il quale oggi risponde così: «Se non rientrava tra i miei poteri, allora di chi?», ed è difficile dargli torto, considerato che il funzionario regionale fa le veci di sindaco, giunta e consiglio comunale. Sinatra ha ribadito che «non ci sono soldi» e sulla transazione degli immobili, già avviata dalla decaduta amministrazione Genovese e che secondo i vertici dell’Atm è propedeutica alla trasformazione in Spa, la risposta del commissario è ancora interlocutoria: «Stiamo ancora studiando le carte, esco dal Comune a mezzanotte passata e le problematiche sono tante».

Insomma, le speranze sono sempre meno. Per questo Maurizio Bernava, segretario provinciale della Cisl, si augura che l’aut aut di ieri di Providenti sia solo una provocazione. «Siamo fuori tempo – afferma – queste sono cose che non può più affrontare Providenti, che tra cinque mesi non ci sarà più. Dia un segnale forte, e si dimetta insieme a tutto il Consiglio d’amministrazione. Devo dire che dalla sua gestione mi aspettavo altro, che battesse i pugni. L’Atm è stata completamente abbandonata dal silenzio della politica, che l’ha lasciata allo sbando. Politica che ha sempre utilizzato quest’azienda non per amministrarla al servizio dei cittadini ma come strumento per creare consenso. Providenti è stato, come i presidenti passati, in completa solitudine. La nostra proposta è quella di legare l’Atm all’emergenza viabilità rientrante nei poteri speciali conferiti al Prefetto. Ci vogliono dimissioni polemiche e forti, per aprire una gestione commissariale di natura tecnica, che potrebbe far riferimento all’Asstra (l’Associazione delle Società ed enti del trasporto pubblico locale, ndr). Così solo si può avviare un piano di organizzazione reale. Il problema non è solo cambiare l’aspetto giuridico dell’azienda, quello è un passaggio obbligato legato ad una volontà politica. L’Atm non può continuare a vivere di trasferimenti comunali e regionali, non ce la fa più. Ci vuole una riduzione degli sprechi, un utilizzo più razionale del personale, la creazione di servizi nuovi che producano reddito, una gestione più utile dell’officina, anche per conto terzi, lavorare meglio sulla pubblicità e sui parcheggi, che pur essendo condotti in maniera anarchica, sono la maggior fonte di reddito. E’ necessaria – prosegue Bernava – una gestione straordinaria non legata alla politica locale che avvii finalmente un piano industriale che non si è mai visto». Dunque Bernava individua ancora una volta nel prefetto Alecci il soggetto più indicato a risolvere la questione. «Si riparta dall’ultimo incontro in Prefettura, dal confronto col Comune che noi avevamo chiesto anche a Genovese, ma che si è ben guardato dall’aprire. Le cose che dico adesso le diciamo da 6 anni, ma non abbiamo mai avuto un riscontro. Il sospetto è che ci sia un disegno preciso che vuole far morire lentamente l’Atm, lasciando al sindacato gli inevitabili problemi sociali, per poi lanciare l’azienda sul mercato, riproponendo una vecchia divisione: al Comune e all’Erario la gestione del trasporto, ai privati quella dei parcheggi, dell’officina e della pubblicità. Quella di Providenti – conclude – è una provocazione che non avrebbe dovuto fare, procedendo invece subito con le dimissioni. L’aspetto più inquietante, però, è l’isolamento e il silenzio della politica».

Sulla stessa scia la Uil. Il segretario generale Costantino Amato è chiaro: «L’unica cosa che può salvare l’Atm sono le dimissioni del presidente e del consiglio d’amministrazione. E’ inconcepibile pensare di poter risolvere il dissesto aziendale facendo proclami attraverso la stampa, specie se per mesi si è rifiutato il confronto con le organizzazioni sindacali». Anche Amato individua nel tavolo di concertazione voluto dal prefetto Alecci tra Atm e Comune una possibile via: «E’ questo l’unico strumento che può consentire di affrontare il problema in maniera seria e radicale partendo dalla garanzia dei servizi e dal loro necessario miglioramento, sino alla definizione di un vero piano industriale che possa rilanciare l’azienda e traghettarla verso la trasformazione in Spa». Obiettivo finale deve essere un contratto di servizio, «come previsto dalla legge». Amato agita lo spauracchio di un nuovo sciopero dei lavoratori, senza prospettive, e conclude: «Se c’è qualcosa da tagliare all’Atm, si tratta degli sprechi, delle inefficienze e delle logiche clientelari che negli anni hanno portato l’azienda al collasso».

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