Caos liste: quando a “perire” fu il Pd

Caos liste: quando a “perire” fu il Pd

Caos liste: quando a “perire” fu il Pd

giovedì 04 Marzo 2010 - 23:31

L’Italia sembra fermarsi sulle esclusioni per le regionali nel Lazio e in Lombardia. Quella che sembra una congiura contro il PdL, forse è il segnale di una politica troppo “disattenta”. E ricordando il caso Siracusano del 2008…

Il clamore mediatico suscitato dall’esclusione di alcune liste pronte a concorrere per le elezioni regionali in Lazio e in Lombardia, è principalmente dettato dall’importanza della posta in palio e probabilmente anche dal partito e dai suoi rappresentanti che rischiano l’esclusione, in zone del Paese in cui la vittoria del PdL, partito al governo, appariva alla vigilia quantomeno probabile. Tutto quello che ne è seguito in un rincorrersi di dichiarazioni, repliche, accuse e ricorsi, culminate nella manifestazione di piazza di ieri pomeriggio, rappresenta forse il momento che vive la politica in Italia. Una politica magari più pronta ad apparire, a scontrarsi, a “giocare” sui propri interessi, piuttosto che a concentrarsi sugli aspetti pratici e sul rispetto delle leggi.

La possibilità di spazzare tutto via con un colpo di spugna, pronto ad assumere la forma di decreto (legge o ministeriale) che prorogasse i termini della presentazione delle liste per permettere al Pdl di correre in tutte le Regioni, è stata fortunatamente, e con un po’ di buon senso, accantonata. I casi è bene ribadirlo, sono completamente diversi. In Lombardia il caos è scoppiato per le inadempienze riscontrate nella lista del presidente Roberto Formigoni: -Mancanza del timbro tondo sui moduli- per 136 firme, -mancanza data dell’autentica- per 121, -mancanza luogo dell’autentica- per 229, e -mancanza qualifica autenticante- per altre 28. Su quasi 4000 firme presentate (3500 quelle necessarie), secondo l’ufficio centrale regionale 514 non erano regolari, così che la Corte d’Appello di Milano ha rigettato il ricorso presentato per ottenere la riammissione. Un diniego che mette fuorigioco il presidente uscente (favorito) e tutto il centrodestra.

Situazione meno complessa nel Lazio. Nella giornata di ieri il listino della candidata Renata Polverini è stato riammesso a seguito del ricorso presentato, riaprendo di fatto i giochi. A comunicarlo il presidente dell’Ufficio elettorale della Corte d’appello di Roma, precisando che sulla lista “c’era una procura congiunta”, per cui erano necessarie entrambe le firme, quella del coordinatore regionale del Lazio del PdL Vincenzo Piso e quella del suo vice Alfredo Pallone. Con il ricorso è stata presentata una procura integrativa firmata anche da Pallone, la cui sigla mancava sulla prima documentazione. La partita nella Regione del Centro Italia resta invece aperta sulla lista “ufficiale del PdL”, esclusa nella provincia di Roma perché non presentata, in quanto non giunta entro il termine orario previsto. Anche qui il partito di Berlusconi è pronto a tutto, continuando a sperare nella giustizia amministrativa.

Le questioni riguardano il PdL ma erroneamente vengono interpretate (e gli stessi esponenti politici fanno di tutto affinché vengano viste così) come una battaglia pro o contro il PdL stesso. In realtà, senza andare troppo lontano, una questione pressoché similare accadde a Messina nelle ultime elezioni amministrative, quelle del 2008. L’allora candidato del centrosinistra alla presidenza della Provincia Regionale, Paolo Siracusano, dovette rinunciare alla “propria lista” per una serie di errori tecnici da parte del team di tre persone della segreteria di Francantonio Genovese che si occupò di tutte le liste, dalle comunali a quelle dei quartieri fino, appunto, alle provinciali. Fascicoli incompleti e ritardi nella presentazione hanno di fatto mozzato una rincorsa che partiva già con tutti gli sfavori dei pronostici, considerando la netta supremazia del centrodestra nel territorio provinciale messinese poi sancita dalla vittoria di Nanni Ricevuto. L’allora esclusione delle lista del presidente determinò il solo appoggio di Pd, Popolari-Riformisti-Socialistie Idv al candidato Siracusano, contro le 12 liste che appoggiarono Ricevuto. Ciò nonostante nessuno fece una grinza, certamente considerando che il contesto era di portata minore rispetto a quello attuale, ma comunque influente sul già scontato risultato.

Al di là delle ragioni o dei torti però, l’impressione è che con un po’ meno di superficialità tutto questo trambusto poteva essere evitato. Ciò evidenzia l’esistenza di una politica disorganizzata, che sembra non essere capace neppure di gestire i propri interessi, figuriamoci quelli dei cittadini. Una politica che in primis, senza guardare a colori politici specifici, dovrebbe guardare in maniera monodirezionale alla tutela della legalità.

«Non c’è ovviamente da essere entusiasti nell’ottenere risultati elettorali “a tavolino” – commenta il segretario cittadino del Pd, Giuseppe Grioli, -. Il rispetto della Legge però deve essere garantito, anche nelle sue forme di regole stabilite e scadenze perentorie. Non si possono cambiare in corsa le regole del gioco, altrimenti il rischio è quello di creare precedenti pericolosi. A molti potrebbe venire da chiedersi, perché a Siracusano no, oppure ad un altro no, e in questo caso si?».

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