Centrale Edipower. Corona: «Il decreto Aia permetterà di salvaguardare la salute dei cittadini. No ad un altro caso Sacelit»

Centrale Edipower. Corona: «Il decreto Aia permetterà di salvaguardare la salute dei cittadini. No ad un altro caso Sacelit»

Centrale Edipower. Corona: «Il decreto Aia permetterà di salvaguardare la salute dei cittadini. No ad un altro caso Sacelit»

mercoledì 23 Dicembre 2009 - 11:22

Per il deputato regionale del Pdl necessario puntare tutto su uno sviluppo sostenbile del territorio: «Bisogna obbligare l'industria ad essere competitiva rispettando l'ambiente»

Una lunga riflessione quella del deputato regionale Roberto Corona (Pdl) sulla situazione ambientale della provincia di Messina; questa la conclusione: «Ci può essere lo sviluppo sostenibile sul nostro territorio». Il rappresentante del Popolo della libertà punta l’attenzione sulla situazione dell’impianto milazzese ed in particolare sulla centrale Edipower dove grazie al “decreto Aia” firmato dal Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, sono stata previste importanti novità per garantire maggiore siucurezza alla salute dei cittadini:

1 Presentazione dei progetti per il sistema combinato cogenerativo con l’utilizzo del metano per i gruppi 3 e 4 oppure l’abbattimento dei gruppi e la bonifica del suolo e del sottosuolo entro il 2014

2 Trattamento del 100% dei fumi per i gruppi 1,2,5,6 ed i relativi controlli, viene articolato e definito tecnicamente il bypass esistente da anni per i gruppi 5 e 6. L’ISPRA interverrà con l’ente locale per effettuare i controlli ambientali

3 Prove di laboratorio per l’olio combustibile denso da utilizzare nei bruciatori della Centrale Termo Elettrica

4 Controlli dei fumi ai camini C1, C2, C3, ed il monitoraggio dei microinquinanti organici ed inorganici

5 Viene resa obbligatoria la rete di monitoraggio

Alla luce dei nuovi “accorgimenti” Corona afferma: «Rimango sempre più convinto che la piana del Milazzese non dovesse essere sede di industrie pesanti, bensì sarebbe stato un bene sfruttarla seguendo le sue naturali vocazioni. Ma il punto condizionante, oggi è, che le industrie ci sono ed a loro va richiesto il rispetto normativo e legislativo. La decisione finale spetta all’Edipower, o chiude smantella e bonifica, oppure interviene per costruire un’industria efficiente, anche con l’utilizzo di gas naturale, che possa garantire salute ai cittadini ed occupazione certa e duratura; alle Istituzioni ed alla politica spetterà il compito d’ufficio di vigilare sull’andamento. E questo è stato fatto – continua – e lo conferma il decreto firmato dalla Prestigiacomo».

Il risultato ottenuto viene considerato da Corona «una prova d’insieme, di lavoro tattico ed operativo dei vari esperti, alla ricerca dei buchi tecnici dell’industria(molti) e delle soluzioni da apportare(poche), visto che la stessa proprietà ha dichiarato gli impianti “obsoleti” e il non ritorno economico degli investimenti “alti” da effettuare per i pochi anni di vita futura dell’industria. Una riflessione politica va però fatta ad alta voce: obbligare l’industria ad essere competitiva rispettando l’ambiente è la chiave di volta per evitare il trasferimento delle industrie stesse in paesi compiacenti. Chi non vuole evolversi ha già scelto di smantellare, di creare disoccupazione, di desertificare un territorio. Convivere cittadini e industria cercando di riparare al meglio gli errori del passato è un obiettivo ambizioso, lo stesso però è un significato minimale dello “sviluppo sostenibile” al quale noi miriamo e operiamo per il raggiungimento nel breve periodo, e cioè tra pochi mesi con il decreto alla Raffineria di Milazzo, con lo svolgimento dei compiti dell’Aia regionale per le industrie ricadenti in tale ambito, con il riassetto ambientale auspicabile per le aree Asi e la definizione del “Piano di azione” in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente a seguito dell’applicazione del D.Lgs 351 del 1999 attuativo della direttiva 96/62/CE. Non ci può più essere un altro caso Sacelit».

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