A colloquio con Sinatra: bilancio, partecipate e il nodo Atm. «Il dissesto? Messina non lo merita»

A colloquio con Sinatra: bilancio, partecipate e il nodo Atm. «Il dissesto? Messina non lo merita»

Redazione

A colloquio con Sinatra: bilancio, partecipate e il nodo Atm. «Il dissesto? Messina non lo merita»

venerdì 25 Gennaio 2008 - 14:15

«Avevo già dato ad Atm e Ato3 i fondi per gli stipendi di dicembre, per poi ritrovarmi la protesta dei lavoratori»

Tutto si può dire di Gaspare Sinatra, tranne che non sia un gran lavoratore. Arriva a Palazzo Zanca di buon mattino, si chiude nello stanzone che fino a qualche mese fa era “abitato- dall’ex sindaco Genovese, e si immerge fino a tarda sera nelle centinaia di carte che arrivano sulla scrivania, circondato dal fumo dell’inseparabile sigaro e accompagnato dall’irrinunciabile collaborazione della dottoressa Maria Stella Passero, la prima esperta nominata dal commissario. Da quando è a Messina tante cose sono successe, e per tante vicende viene tirato in ballo. L’assenza della politica gioca brutti scherzi: d’improvviso si animano vertenze e si tirano fuori piaghe che in città non abbiamo certo da pochi mesi, ma piuttosto da decenni. E lui lavora, firma, fuma e ancora lavora. Gli chiedono di dichiarare il dissesto del Comune come fosse bere un bicchier d’acqua, gli chiedono di mettere i “sigilli- alle partecipate ma dall’altra parte lo accusano di aver chiuso rubinetti dal quale scorreva troppa, troppa acqua. Fra qualche mese Sinatra lascerà il suo stanzone al quinto inquilino in cinque anni, e chissà per cosa ci si ricorderà di lui. Il presente del commissario “stacanovista-, nel frattempo, ce lo racconta lui in persona in questa intervista, partendo dal nodo dei nodi, il bilancio che si dovrà approntare nelle prossime settimane e lo spauracchio del dissesto:

«Sto lavorando per reperire somme e per ridurre le spese. D’altronde ho tempo fino al 31 marzo per il bilancio, e se prima non mi rendo conto di quanto ci daranno la Regione e lo Stato, non posso giungere a conclusioni».

Ancora una volta aleggia lo spettro del dissesto finanziario.

«Già quando mi insediai dissi che non avevo intenzione di dichiararlo. Era fine anno e i giochi erano fatti, quindi non è stato facile valutare, anzi, è molto complesso. Messina non merita il dissesto finanziario, ma è chiaro che se dovessero venir fuori dati oggettivi, non avrei scelta».

Quando si è insediato ha trovato una situazione che andava verso il risanamento finanziario o in senso opposto?

«No comment».

Lei ha avviato una serie di incontri con i partiti sulle partecipate. Ha fatto discutere il taglio del 15% dei contributi comunali per il 2008.

«Da buon padre di famiglia, mi rendo conto che le società partecipate devono vivere sulle proprie gambe. E’ come se io dessi 100 euro di paghetta a mio figlio e a un certo punto per continuare a dar da mangiare alla famiglia fossi costretto a ridurla a 80. Non ho altra scelta. Sto cercando solo di utilizzare criteri di consapevolezza e buon senso».

A proposito di partecipate, è vero che il Comune aveva già dato le somme per gli stipendi di dicembre, prima che scattassero le proteste?

«E’ vero, pensavo che per dicembre non ci sarebbero stati più problemi, e invece mi sono ritrovato i lavoratori a protestare. Le partecipate hanno anche altri costi, oltre il personale. Senza contare che l’Atm ha più di 2 milioni della Regione pignorati dai creditori».

Proprio con l’Atm, non sono mancati momenti di tensione nei giorni scorsi.

«Diciamo subito che io ho il vincolo dei dodicesimi, perché non c’è ancora il bilancio 2008. E’ la legge che lo dice. Mi si chiede di più, ma questo è il massimo che il Comune poteva versare. Anzi, ho fatto qualcosa che prima di me nessuno aveva fatto, cioè chiedere prima i bilanci e poi dare i soldi».

Uno dei nodi più importanti per l’Atm riguarda la trasformazione in Spa. Si stanno cercando vie alternative alla cessione degli immobili?

«Ci sono alcuni punti da chiarire. Primo: il codice civile dice che per la trasformazione in Spa ci vogliono bilanci consolidati, che io non ho. Secondo: la legge vieta di cedere immobili per spese correnti, consentendolo solo per investimenti. Voglio ascoltare i partiti su questo, perché si tratterrebbe di depauperare il Comune di un valore importante, vicino ai 20 milioni, un’operazione troppo forte che non mi sento di decidere da solo, per quanto io abbia il coraggio delle mie azioni».

E’ ancora in cantiere alla Regione la riforma del trasporto pubblico, che rende obbligatoria la trasformazione in Spa.

«E’ vero, così come è vero che dagli anni ’90 esiste una legge che prevede l’assegnazione del servizio tramite bando di gare. Se trasformi l’Atm in Spa, questa si dovrebbe mettere sul mercato e concorrere con le altre aziende. In ogni caso, l’Unione Europea ha dato un’ultima proroga di un anno».

Discutendo con i partiti, si è parlato dell’eventualità di commissariare l’Atm, come chiesto da alcuni sindacati?

«E’ una delle soluzioni».

Da più parti c’è la richiesta di azzerare le partecipate, se non proprio di chiuderne alcune come Messinambiente e l’Istituzione dei Servizi sociali.

«In questi incontri stiamo analizzando tutte le situazioni, dopodiché si valuterà».

Per quello che ha potuto constatare in questi mesi, da dove può ripartire Messina?

«Dal turismo. Ma qui il Comune e la politica possono fare solo da cornice, creare le condizioni, poi deve essere l’imprenditoria ad agire. Quando ero piccolo ricordo che avevate una bella scritta, qui, “Messina porta della Sicilia-. Ecco, questo non dovrebbe mai essere dimenticato».

(foto Dino Sturiale)

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