Lumia agli industriali: «Non si possono scindere legalità e sviluppo. La burocrazia? Il flagello di Dio»

Lumia agli industriali: «Non si possono scindere legalità e sviluppo. La burocrazia? Il flagello di Dio»

Redazione

Lumia agli industriali: «Non si possono scindere legalità e sviluppo. La burocrazia? Il flagello di Dio»

mercoledì 02 Aprile 2008 - 14:01

Il vicepresidente dell'Antimafia e candidato del Pd ricevuto ad Assindustria: «Le zone Asi vanno rivoltate come un calzino»

-Legalità- e -sviluppo- sono i due termini che campeggiano nei manifesti di Beppe Lumia, vicepresidente dell’Antimafia e candidato al senato con il Partito democratico. Ed è poprio su questi due termini che Lumia ha concentrato gran parte del discorso che oggi a fatto agli imprenditori di Messina e provincia, riuniti stamattina presso la sede di Assindustria. Un appuntamento elettorale (con Lumia il candidato all’Ars Francesco Calanna), ma non solo, anche un’opportunità per parlare di racket, e dell’iniziativa che proprio Confindustria ha avviato contro il fenomeno dilagante del pizzo in Sicilia. «Confindustria ha fatto una scelta senza precedenti – ha affermato ai giornalisti Lumia – e anche la politica deve farla. La priorità deve essere spazzare via la mafia. La Sicilia deve fare di tutto per evitare che la politica sia fragile, per far sì che il voto sia libero dallo scambio clientelare e dalla collusione mafiosa». Stuzzicato sulla denuncia che il sindacato della Polizia ha fatto sulla scarcerazione di alcuni boss del messinese Lumia è stato duro: «E’ ora di smettere di fare discorsi astratti sulla giustizia. Non si possono più commettere errori del genere, chi ha sbagliato paghi».

«E’ una fase molto delicata» ha esordito il vicepresidente dell’Antimafia nel suo intervento di fronte agli industriali. «Solitamente in campagna elettorale la politica offre il peggio di sè, invece io ritengo che al contrario, in un paese democratico come il nostro, debba dare il meglio. Deve acquistare rigore, saper interlocuire, offrire un progetto serio. E soprattutto bisogna partire da un concetto fondamentale, e qui entra in gioco l’interlocuzione importante con una realtà decisiva come Confindustria: senza legalità non c’è sviluppo, e senza sviluppo non c’è legalità. Non si possono più scindere questi due aspetti. Non è una sfida semplice, anzi, direi piuttosto travagliata nella politica ma anche nella società e nel vostro mondo, quello degli imprenditori. La nostra regione ha raggiunto un’attrattività pari quasi a zero. E’ una terra che crea enormi problemi a chi vuole investire. In questa provincia ci sono presenze industriali di grande qualità, ma non si fa sistema per fare diventare una risorsa. Questo deve far riflettere sulla necessità di una migliore cultura di governo».

Lumia poi torna sull’iniziativa di Confindustria contro il racket, partita proprio dalla provincia di Messina: «La scelta di Confindustria contro il racket è un segno di vera speranza, così forte che ha ribaltato il classico schema che vede prima lo Stato e poi noi. Un principio che ha reso così autorevole questa scelta da innescare una domanda di cambiamento senza precedenti. Così la Sicilia può diventare attrattiva. Anche la politica dovrà essere più attenta, costretta ad ammissioni di responsabilità che gli faranno togliere le mani dal piatto». Lumia fa anche un esempio di come le cose dovrebbero cambiare molto caro agli imprenditori messinesi: «Le zone Asi vanno rivoltate come un calzino. Devono essere trasparenti e diventare vantaggiose anche sul piano fiscale».

«Tutto il sistema istituzionale – prosegue – deve spingere nella direzione del no al pizzo. La politica non può stare alla finestra per poi riprendere tutti i suoi vizi una volta tornata alla scrivania. E’ bene che si svegli dal torpore che l’ha vista timida e strumentale». Poi individua uno dei problemi più incisivi dell’imprenditoria: «La burocrazia è il flagello di Dio».

E’ necessario un salto di qualità: «Al sud la classe dirigente ha fallito, non basta -fare, fare, fare- per accaparrare risorse, bisogna vedere il metodo». Lumia, parlando della sua esperienza personale, cita una «consuetudine in parlamento, secondo la quale le decisioni importanti sulle strategie di sviluppo spettano al centronord, mentre al sud viene riservato il compito di tessere la tela del clientelismo. Si innesca quella che io chiamo catena dell’intermediazione: bisogno – burocrazia – clientela – affari – mafia. Una catena nella quale la politica ci sguazza, invece di pensare alle leggi, ai progetti e alla verifica. Questo cerchio oggi non può più reggere perché non c’è più -mamma spesa pubblica-, e in questo senso benedetti i vincoli europei».

Lumia conclude parlando del Partito democratico: «Nel Pd il progetto di Veltroni sta squotendo nelle fondamenta la politica italiana, identificando in un solo partito un solo progetto ed, eventualmente, un solo governo. Questo progetto quando arriva in Sicilia rischia di diventare opaco. Ci sono state forze che hanno tentato di colpire me per colpire questo progetto. Posso fare anche nomi, sapete benissimo come io sia del tutto alternativo al metodo di Crisafulli. C’è stato un -conflitto-, ma per la prima volta un leader politico dice -sì, la mafia esiste, e non provi a votarmi-. C’è un vero progetto, ed è tutto scritto in schemi di legge pronti in pochi mesi».

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