Messina, quando si andrà a votare?

Messina, quando si andrà a votare?

Redazione

Messina, quando si andrà a votare?

venerdì 01 Febbraio 2008 - 10:12

Molto dipende dalle politiche. L'ipotesi più probabile è che le amministrative slittino a giugno, la scadenza già fissata è per le regionali: entro il 25 aprile

In principio si sarebbe dovuto votare solo per le Provinciali. Oggi il messinese sa che invece in questa prima parte di 2008 sarà chiamato per ben quattro volte ad andare alle urne. Un vero e proprio “intreccio elettorale-, che rischia di far slittare ulteriormente il ritorno a Palazzo Zanca di un sindaco, di una giunta e di un consiglio comunale democraticamente eletti.

Tre sono state, infatti, le novità che hanno cambiato gli scenari: la sentenza del Cga che a ottobre a mandato a casa Genovese, la sua amministrazione e i consiglieri; la caduta del governo Prodi in seguito alla dipartita dalla maggioranza di Mastella e soci; le dimissioni di Cuffaro dalla carica di presidente della Regione dopo la sentenza che lo ha condannato a cinque anni per favoreggiamento. Il che significa che le chiamate alle urne saranno quattro: politiche, regionali, provinciali e comunali. Sempre che prima non ci si chieda di esprimersi al referendum sulla legge elettorale. Già, ma quando? E in che ordine?

Proviamo a fare un po’ di chiarezza. L’unica scadenza stabilita dalla legge è quella che riguarda le regionali: fermo restando che la Sicilia, essendo a statuto speciale, decide autonomamente la data, questa non può andare oltre il 25 aprile. Ci sono già le prime divisioni, tra chi vorrebbe andare alle urne il 6 o al massimo il 13 aprile, e chi invece preferirebbe arrivare all’ultima domenica che il calendario offre, il 20 aprile. Nello stesso periodo potrebbero svolgersi le elezioni politiche, che sono anch’esse legate ad una serie di condizioni. Se non si dovesse, infatti, trovare un accordo sotto la regia del presidente del Senato Marini, il presidente della Repubblica Napolitano sarebbe costretto a sciogliere le Camere: a quel punto le elezioni si dovranno tenere entro 70 giorni. Diversi esponenti del centrodestra si sono espressi su questo argomento, sbilanciandosi addirittura sulle date, più o meno tutte intorno alla metà d’aprile.

Qualcuno, nel caso le cose dovessero andare così, ha avanzato l’ipotesi “Election Day-, ovvero la concentrazione in un solo giorno di amministrative e politiche. Ma questa eventualità appare remota, soprattutto in Sicilia dove si vota anche per la Regione. Appare improbabile anche che si possa andare alle urne in un solo giorno solo per regionali e politiche, se non altro perché mentre le prime richiedono una sola data, le seconde si svolgono in due. L’ipotesi più probabile, dunque, è che ad aprile, in date diverse, si voti per le politiche (nel caso avvenisse lo scioglimento delle Camere) e per le regionali (entro il 25 aprile). E che a fine maggio se non addirittura a giugno si svolgano le provinciali e le comunali, in una stessa data o distanziate di qualche settimana.

Lo slittamento sarebbe la soluzione più logica anche per ragioni di “opportunità politica-: la prima è che la legge regionale consente ai deputati regionali di candidarsi alla presidenza della Provincia, e non viceversa; la seconda è che nel caso di politiche anticipate, voci di corridoio darebbero per scontato il salto di categoria per il sindaco di Catania Scapagnini e per il presidente della Provincia di Trapani D’Alì, i quali correndo per uno scranno a Roma lascerebbero i loro incarichi riportando al voto le rispettive istituzioni; la terza è abbastanza “venale- ma realista: chi non dovesse farcela per le regionali e le politiche, certamente le elezioni più impegnative, potrebbe ripiegare su provinciali e comunali, più alla portata. Come si può intuire molto dipende da come si delineerà lo scenario nazionale: l’elettore guarda e attende. Ma viste le premesse, siamo sicuri che poi andrà a votare?

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