Messina e un ruolo da riconquistare. Il D'Alia pensiero: «Manca la cultura del progetto»

Messina e un ruolo da riconquistare. Il D’Alia pensiero: «Manca la cultura del progetto»

Redazione

Messina e un ruolo da riconquistare. Il D’Alia pensiero: «Manca la cultura del progetto»

lunedì 07 Gennaio 2008 - 17:56

Intervista al deputato messinese: «L'Udc ha dato la sua disponibilità a riunirsi attorno a un tavolo, tocca a Forza Italia convocarlo. Riforma elettorale? Non ci sono le condizioni politiche per farla»

Molti pensano che sia lui il naturale sfidante di Genovese per la prossima sfida elettorale di Palazzo Zanca. Gianpiero D’Alia, però, la sua vita politica la conduce ormai a Roma da parlamentare a tempo pieno, con un occhio di riguardo sempre vigile alle vicende messinesi. Fermo restando che il suo “uomo-, suo e dell’intera Udc, è Giovanni Ardizzone, nomi e strategie del centrodestra in vista delle elezioni primaverili sono ancora tutte da definire. In attesa di un tavolo che ancora non è riuscito a riunirsi.

«L’interesse prioritario – afferma D’Alia – è tornare a vincere al Comune di Messina. Per raggiungere questo obiettivo, è assolutamente necessario ritrovare l’unità, siamo convinti di dover lavorare per questo e noi come Udc abbiamo da tempo dato la nostra disponibilità a riunirci per concordare metodo, programma e candidati. Tocca a Forza Italia, partito di maggioranza, convocare un tavolo. La vittoria del centrodestra è prioritaria rispetto alle candidature che l’Udc stessa può esprimere. Abbiamo sollecitato gli alleati per avviare un incontro e siamo convinti che non ci possa essere un tavolo diverso da quello messinese. I tempi sono incompatibili con presunti tavoli regionali o nazionali, ed entro la fine di questo mese si deve definire tutto».

Intuendo un’intesa di massima su D’Alcontres al Comune, si può ipotizzare il nome di Ardizzone per la Provincia?

«D’Alcontres è un buon nome, così come un altro buon nome è sicuramente quello di Ardizzone. Ma le decisioni vanno prese attorno ad un tavolo, dove ognuno metterà a disposizione della coalizione le proprie idee per poi individuare quella che si riterrà più adatta».

Restando in tema di elezioni: la riforma elettorale. Si è capito che non ci sono speranze per ottenere uno sbarramento prima della tornata primaverile, ma per non rassegnarsi alle schede lenzuolo e all’esercito di candidati, ci sono i margini per inserire almeno la doppia scheda, come da lei proposto recentemente?

«Attualmente alla Regione non ci sono i margini per una riforma elettorale, né piccola, né media né grande. Non ci sono le condizioni politiche, purtroppo. Quando è stato introdotto lo sbarramento del 5% per le consultazioni regionali bisognava estenderlo anche a Comuni e Province, per rendere più credibili le elezioni, e circoscrivere il fenomeno alle liste civiche, che sono cosa ben diversa dalle liste civetta. Le quali sono un modo per “grattare- voti per un non meglio precisato calcolo elettorale».

L’Mpa è il partito che si è opposto maggiormente alla riforma, appoggiato dall’Udc.

«Facciamo parte di una coalizione. Va considerato inoltre che già in occasione delle legge sulle elezioni regionali, il centrosinistra si disse contrario allo sbarramento del 5%, quindi figuriamoci per comunali e provinciali. Se andiamo a vedere le ultime elezioni, o anche quelle che ci saranno in primavera, Genovese non fa qualcosa di diverso rispetto ad An, che lui stesso criticò ferocemente, presentando quattro o cinque liste civetta. Fermo restando tutto ciò, è assolutamente necessario procedere con una riforma che elimini la frammentazione, ma non ci sono le condizioni perché questo avvenga entro i prossimi mesi».

La campagna elettorale è pressoché partita. Non sarebbe il momento di dare priorità ai programmi piuttosto che ai nomi?

«E’ fra le cose di cui abbiamo discusso in occasione dei comitati comunale e provinciale. Stiamo formando un gruppo di lavoro interno ed esterno al partito per la creazione di un programma. Bisogna stabilire cosa fare in città, a partire dal necessario risanamento finanziario di Comune che è in stato di dissesto. Se non lo dichiarerà il commissario Sinatra sarà un passaggio che dovrà affrontare la prossima amministrazione. E’ chiaro che si devono fare delle scelte. Noi lo diciamo da tempo: si deve sciogliere Messinambiente, divenuta un inutile doppione dell’Ato3, sopprimere l’Istituzione dei Servizi sociali e trasferirne le competenze direttamente al Comune, tagliare tutte le società inutili e concentrarsi sul rilancio dell’Atm e dell’Amam, che deve diventare una società multiservizi».

A proposito dell’Atm, che idea s’è fatto della situazione venutasi a creare?

«Il problema dell’Atm è il costo del personale, che è superiore al costo del personale del Comune. E’ dimostrato che le aziende di trasporto pubblico sono tutte in difficoltà se non in crisi, quindi è impensabile un metro totalmente manageriale di gestione. Ma è doveroso rilanciare questo settore, anche con scelte impopolari e coraggiose».

Cosa serve perché Messina riacquisti un ruolo centrale, anche a livello regionale? Non può bastare la piattaforma logistica di Tremestieri.

«Serve prima di tutto un Comune finanziariamente forte. Poi una politica di investimenti sul settore del turismo e della nautica, per questo abbiamo sempre salutato con favore il Piano regolatore del Porto redatto dall’ing. Garofalo. Bisogna capire che non ci sono grandi risorse pubbliche dalle quali attingere, se non i fondi ex Fintecna ottenuti dopo una dura battaglia parlamentare. Penso dunque ad un modello di sviluppo che si basi sui chilometri di costa che abbiamo, dove far fiorire piccole e medie imprese e la nautica da diporto. Il mare è la vocazione naturale del territorio. La piattaforma logistica serve a razionalizzare il sistema dei trasporti e a liberare la città dalla servitù dei tir. Bisogna lavorare in quest’ottica, e per farlo è necessaria un’amministrazione comunale più efficiente e con minori freni. Serve una nuova mentalità, invece siamo rimasti alle dinamiche di vent’anni fa, quando si puntava solo sull’edilizia e poco altro».

Messina continua a essere vittima di scempi edilizi, con questa mania di costruire praticamente ovunque.

«La nostra posizione è chiara, anche e soprattutto in riferimento alle Zps (Zone a protezione speciale, ndr). Esistono e vanno rispettate. Parecchi atti concessori vanno annullati e rispediti a Palermo per lo studio di compatibilità. Ai tempi dell’amministrazione Leonardi (D’Alia era vicesindaco) facemmo l’errore di non riaprire il Piano regolatore, che quando ci insediammo era già in fase di adozione. Per ridare alla città un Piano regolatore, che non esisteva dal 1979, ci limitammo a prendere atto del lavoro del commissario regionale che era stato inviato proprio per ridimensionare il Piano rispetto alle esigenze. Ci rendiamo conto adesso che anche quello era sovradimensionato. Ma si può sempre agire secondo vie ordinarie, il problema è che è mancata la parte “attuativa- del Piano regolatore, perché attraverso dei piani particolareggiati si sarebbero potuti certamente limitare i danni. Invece dal 2002 a oggi nessuno si è curato di procedere alla redazione di piani particolareggiati».

Tornando al ruolo che Messina deve riconquistare. E’ inutile continuare a parlare di futuro se poi si manca a tavoli importanti come, ad esempio, il Piano di mobilità nazionale che è in programmazione.

«Manca la cultura del progetto. Non si è riusciti a costruire uno staff serio e credibile. Le chiacchiere non si possono più raccontare né a Roma né a Bruxelles. In quest’ottica ritengo sciagurato trasferire al prefetto Alecci non i poteri speciali, attenzione, ma una croce di competenze senza risorse, spogliando così il Comune. Una scelta nefasta del governo Prodi. Voglio chiarire questo concetto, perché ho grande stima del prefetto, ma non possiamo attribuirgli più di quello che questo povero uomo può fare. Condivido pienamente l’assegnazione dei poteri speciali per tre opere, che sono quelle che, da ordine del giorno della Camera, sono previste per l’utilizzo dei fondi ex Fintecna: il completamento degli approdi, che se Genovese non avesse avuto la presunzione di avere i poteri speciali per sé sarebbe partito già due anni fa, la realizzazione della piattaforma intermodale e gli svincoli. Se Prodi avesse concentrato i poteri speciali su questi tre aspetti, nulla da dire. Ma attribuirgli tutta quella serie di interventi lo ritengo poco riguardoso per Messina e il prefetto stesso. Anche perché vorrei capire cosa dovrà fare il futuro sindaco».

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007