Il Pd a Messina: cosa c'è oltre il duo Genovese-Rinaldi?

Il Pd a Messina: cosa c’è oltre il duo Genovese-Rinaldi?

Redazione

Il Pd a Messina: cosa c’è oltre il duo Genovese-Rinaldi?

venerdì 21 Marzo 2008 - 12:40

Il partito non ha una sede né un esecutivo. La nomina dei vice bloccata dal -fuoco incrociato- interno ai Ds. Più di cinquanta i circoli in città (a Roma sono 111).

E’ lontana l’eco delle primarie del Partito Democratico, che il 14 ottobre incoronarono Francantonio Genovese segretario regionale e diedero i natali al partito che ha messo insieme Margherita e Ds, divenendo l’asse politico del centrosinistra. E’ lontana perché nel frattempo il partito ha mosso i primi passi, ha iniziato a organizzarsi e soprattutto sta affilando le lame per la prima vera sfida, quella delle politiche del dopo Prodi, alla quale poi si aggiungono le varie tornate regionali e amministrative. In tutta Italia il Pd sta creando i suoi apparati, mentre a Messina c’è da registrare qualche piccolo ritardo. Facciamo un parallelo con il Pd della capitale: a Roma oltre al coordinatore e al presidente, esistono un esecutivo, una direzione e dei garanti. A Messina in questo momento l’unica figura di riferimento, oltre a Genovese che però è il segretario regionale ed ha sede a Messina solo per ragioni -residenziali-, è Franco Rinaldi, eletto coordinatore provinciale il 24 novembre scorso.

Il simbolo di questa situazione è rappresentato dal fatto che il Pd messinese non ha una sede formale. La vera centrale operativa del partito è la segreteria di Genovese in via I Settembre, dove ha il suo studio anche il cognato Rinaldi. Per il resto il Pd a Messina è soprattutto un proliferare immenso di circoli, forse anche eccessivo se si pensa che qui sono 54 mentre a Roma, che ha dieci volte gli abitanti di Messina, sono 111. Circoli la maggior parte dei quali non hanno nemmeno una sede formale dove riunirsi, in quanto corrispondono esattamente ai seggi in cui si è votato per le primarie (allora c’erano gazebi, sedi di quartieri, parrocchie, tutti luoghi che non possono rappresentare punto ufficiale di un circolo politico). Dall’interno del partito, in ogni caso, in attesa dei congressi provinciale e comunale (ai quali parteciperanno delegati di ogni circolo) si avverte l’esigenza di individuare luoghi che possano diventare punto di riferimento per il Pd locale, luoghi che siano diversi dalla segreteria del duo Genovese – Rinaldi, e secondo qualcuno l’ex sede dei Ds, ad esempio, avrebbe potuto rappresentare una soluzione.

L’assenza di sedi, di un esecutivo e di una direzione del partito (per i quali, a quanto pare, si attenderà la fine della doppia tornata elettorale di aprile), di un responsabile organizzativo e di un responsabile elettorale, rischiano di rendere fin troppo -virtuale- o comunque -centralizzato- il Pd messinese. Che non è comunque facilitato da alcune beghe interne ancora lontane da una felice risoluzione. A parte i primi casi scoppiati praticamente subito, come l’addio di Marcello Scurria che proprio in occasione della prima assemblea provinciale annunciò l’intenzione di lasciare il Pd e la politica, ci sarebbe una sorta di -fuoco incrociato- interno alla componente Ds, ed in particolare tra le correnti che fanno capo a Filippo Panarello (dunque all’inossidabile duo Bottari-Silvestro) e a Francesco Calanna, punto di riferimento dei Nebrodi. Da queste due correnti sarebbero dovuti venir fuori i nomi del vice segretario provinciale e del presidente del partito, ma sul nome di Franco Barresi, attuale presidente dell’Ato3 proposto proprio per il ruolo di vice Rinaldi, si sarebbe manifestato il disaccordo (Calanna avrebbe preferito la nomina di due vice). Disaccordo al quale Genovese ha fatto fronte in maniera molto -democristiana-: per non scontentare nessuno, non è stato nominato alcun vice segretario provinciale né tanto meno un presidente.

Anche sulla composizione delle liste per le regionali si sono consumati malumori. Di fatto sono stati tutelati i quattro deputati uscenti con una lista d’acciaio, fatto che ha comportato il malumore di Antonio Saitta, che ha rinunciato alla sua candidatura nella lista -di scorta- della Finocchiaro, e molto probabilmente dopo il 14 aprile saluterà il Pd. Dopo quella data ci saranno altri nodi da sciogliere. Il primo dei quali è il nome da proporre per la presidenza della Provincia. Inizialmente anche qui si pensava ad un esponente dei Ds, ma nelle ultime settimane la candidatura più probabile venuta fuori è quella dell’ex segretario provinciale dell’Italia di Mezzo Salvatore Librizzi. Un’altra perplessità riguarda il -triplice- incarico con il quale potrebbe ritrovarsi Genovese a giugno: -blindato- il suo posto alla Camera, già consolidato il suo ruolo di segretario regionale del Pd, dovesse essere rieletto sindaco si ritroverebbe con tre competenze tutte di grandissima importanza, senz’altro impegnative da seguire contemporaneamente. Ma Genovese, da parte sua, ci tiene a confermare anche ai suoi collaboratori che, come afferma il suo slogan, -prima di tutto- viene Messina.

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