Il Pd riscuote consensi anche nella società civile

Il Pd riscuote consensi anche nella società civile

Redazione

Il Pd riscuote consensi anche nella società civile

lunedì 06 Agosto 2007 - 13:45

Il comitato promotore raccoglie esponenti di tutti i settori

Fioccano le adesioni. Il soggetto politico nascente dalla fusione tra Margherita, Democratici di Sinistra e forze minoritarie del centrosinistra continua ad annettersi pezzi politici e della società civile lungo il processo di costituzione che culminerà nelle primarie del 14 ottobre. Stamattina nell’Aula consiliare del Municipio è stato presentato il comitato promotore del Pd, composto di 75 membri, 43 suddivisi tra Ds e Margherita, 32 del mondo delle associazioni e dei movimenti.

I compiti del comitato «in questa fase sono di stabilire le regole e governare il processo di creazione delle liste», ha sintetizzato il consigliere regionale Ds Filippo Panarello. Oltre a lui, erano presenti all’incontro diversi rappresentanti politici messinesi, provinciali e regionali: il segretario provinciale Ds Marcello Scurria (in piedi nella foto con, da destra, Bartolo Speranza e Salvatore Librizzi, Francantonio Genovese, Franco Rinaldi, si intravede Giuseppe Laccoto. Negli scranni si distinguono il consigliere comunale Margherita Loris Foti e Peppino Magistro) e il coordinatore provinciale Margherita Franco Rinaldi, promotori dell’assemblea, il sindaco Francantonio Genovese, il vicesindaco Antonio Saitta, i consiglieri regionali Francesco Calanna (Ds), Giuseppe Laccoto (Margherita), l’assessore Pippo Molonia, molti consiglieri comunali e anche uno provinciale, Giuseppe Sirti, capogruppo Udeur al Consiglio provinciale.

Per i nuovi acquisti del partito erano presenti Bartolo Speranza, che aderisce a titolo personale, Salvatore Librizzi, responsabile provinciale di Italia di Mezzo, il movimento politico di Marco Follini, Peppino Magistro e Francesco Barbalace dei Circoli socialisti, oltre a numerosi rappresentanti del mondo delle associazioni, tra cui Giovanni Frazzica del Movimento popolare siciliano, Luigi Beninati di Primavera siciliana, Valeria Sorrente dell’associazione femminile Emily. E tutto intorno decine di cittadini, tanti da riempire completamente l’Aula. Più o meno impegnati in politica, ma tutti curiosi di assistere alla nascita di un soggetto politico che promette innanzitutto democraticità interna, partecipazione e condivisione del comando.

Almeno questa è l’intenzione, racchiusa in uno slogan, ripetuto più volte dal segretario Scurria: «Una testa un voto», a testimoniare la pari dignità di ognuno nel nuovo partito. Anche se da molte parti arrivano dubbi circa l’effettività del contributo di tutte queste componenti. Ad esempio Piero David, segretario cittadino Ds: «Questa fusione si sta facendo attraverso un processo caotico, che ha dei risvolti negativi, soprattutto rispetto alla difficoltà di governarlo, ma anche a quella di comunicarlo. Si rischia di non riuscire a spiegare a tutti ciò che sta succedendo e che, di conseguenza, alcuni, o molti, di quelli che aderiscono spinti da motivazioni disparate rimangano semplici spettatori, senza riuscire ad entrare nel meccanismo. Insomma non si vede la partecipazione della massa al processo, nonostante l’ampio coinvolgimento di persone».

Un rischio rilevato anche da Giovanni Frazzica, che avverte: «Mi pare che ci stiamo soffermando troppo sui fatti organizzativi e troppo poco sui temi di confronto. Il nuovo partito metterà insieme persone di convinzioni diverse, basti pensare alle posizioni rispetto ai DiCo. Bisogna cominciare a parlare di questi temi, per capire le differenze e soprattutto per superarle». Una preoccupazione che non coinvolge Filippo Panarello, che ha osservato: «Stiamo mettendo insieme una formazione variegata e complessa. Era inevitabile che si cominciasse dalle regole, per evitare che il processo fosse governato solo dall’alto. Sui contenuti ci sono intanto le basi, rappresentate dal programma del governo Prodi, sottoscritto da tutte le forse adesso impegnate nella fusione, ma anche dal Manifesto di presentazione del Pd. Dobbiamo poi ricordare che le decisioni prese nei congressi nazionali dei partiti derivano dalla convinzione che ci sia o si possa trovare l’accordo su tutti i temi da affrontare». Sempre Panarello ha parlato dei rapporti che si andranno probabilmente a instaurare con le altre forze della sinistra, ovvero la cosiddetta “Cosa rossa-, con Sinistra democratica, Prc, Pdci, Verdi e alcuni movimenti di sinistra, e il nascente partito socialista, formato da Sdi, NuovoPsi e Socialisti Italiani: «Quella che stiamo creando sarà una formazione progressista e riformista, ma slegata da schemi ideologici. I rapporti con le forze di sinistra credo che saranno positivi e collaborativi. Riguardo ai socialisti credo che sarebbe stato più naturale che confluissero nel Pd. Se ciò non è avvenuto è perché ha avuto maggior peso nelle loro scelte il senso di appartenenza ideologica piuttosto che la spinta pragmatica verso il riformismo».

L’intervento di Antonio Saitta nel dibattito è stato un tentativo di portare il discorso su binari più culturali che gestionali, offrendo una sintesi del senso storico dell’operazione in atto: «La costruzione di questo partito – ha detto il vicesindaco – risponde a due esigenze, una di carattere politico, una di carattere culturale. La prima riguarda la richiesta, che viene dalla gente, di semplificare il quadro politico, troppo frammentato e incomprensibile. La seconda riguarda il punto di arrivo di un processo che si è sviluppato durante tutto il Ventesimo secolo. La creazione del Partito democratico chiude il Ventesimo secolo, perché riunisce le tre correnti filosofiche e politiche che lo hanno attraversato, il socialismo, la democrazia liberale e il cattolicesimo sociale, creando finalmente una sintesi che le comprende e le supera».

Per la parte della società civile, Luigi Beninati ha spiegato quella che secondo lui è la posizione delle associazioni nella costituzione del partito: «Intanto bisogna partire: ci siamo resi conto che più tempo si perdeva alla ricerca di equilibri, più le parti si allontanavano. Il ruolo e il peso delle associazioni all’interno del Pd deve essere valutato sulla base dei fatti concreti. Al di là delle cariche acquisite importante sarà la volontà di dare voce a chi non è strutturato in un partito, ma si avvicina per dare un contributo. E il contributo che noi vogliamo dare, e che ci aspettiamo di potere dare, va in direzione del cambiamento delle modalità di amministrazione del potere. Vorremmo che alla gente fosse data la possibilità di cambiare veramente le cose, di entrare in gioco ed avere un peso nelle decisioni politiche. Una idea a cui tengo molto è il ruolo della società civile come sentinella dell’attuazione dei programmi di governo, che invece vengono dimenticati dopo le elezioni. Perché bisogna mettere i politici davanti alle proprie responsabilità, in bene e in male».

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