Il piano industriale dell'Ato3 convince a metà. Dalmazio: «Mancano i mezzi economici». Curcio: «Apprezzabile ma tardivo»

Il piano industriale dell’Ato3 convince a metà. Dalmazio: «Mancano i mezzi economici». Curcio: «Apprezzabile ma tardivo»

Redazione

Il piano industriale dell’Ato3 convince a metà. Dalmazio: «Mancano i mezzi economici». Curcio: «Apprezzabile ma tardivo»

venerdì 22 Febbraio 2008 - 12:54

Dal sistema “porta a porta- al riutilizzo dell'inceneritore di Pace, tutto ruota attorno alla raccolta differenziata

E’ una strana coincidenza temporale quella che vede l’Ato3 presentare il proprio piano industriale nel giorno in cui Salvatore Lamacchia si dimette dalla carica di amministratore delegato. Un piano che porta la firma, oltre a quella del presidente e neo ad Franco Barresi, proprio di Lamacchia, una sorta di “atto finale- della sua gestione iniziata circa due anni fa con la nomina dell’allora sindaco Francantonio Genovese.

Queste i punti essenziali del piano: il sistema “porta a porta- (che nelle intenzioni porterà a raggiungere il 33% dei messinesi), si inserisce tra le direttrici del piano di raccolta differenziata, che prevede tra l’altro l’attivazione delle isole ecologiche, la raccolta destinata a esercizi commerciali, scuole e istituzioni. E ancora: prevista la realizzazione a Pace entro il 2009 di un impianto di selezione e valorizzazione dei rifiuti provenienti dalla differenziata, ma anche la conversione dell’inceneritore in termovalorizzatore per il trattamento di rifiuti speciali ospedalieri e sanitari. Inserita anche la possibilità di realizzare anche in città un impianto di micronizzazione come quello attivato a Torrenova e messo a punto dal Cnr.

Chi sarà direttamente interessato dal piano industriale dell’Ato3 è Messinambiente, il cui consiglio d’amministrazione, però, è come le altre partecipate sulla “graticola- del commissario Sinatra, che potrebbe anche decidere di scioglierlo come voci di corridoio insistono da settimane. «Il commissario – afferma il presidente Nino Dalmazio – ci ha invitato a convocare l’assemblea dei soci, che seguirà il consiglio d’amministrazione. Cosa succederà in quell’assemblea non possiamo saperlo». Intanto Dalmazio dice la sua sul piano dell’Ato3: «E’ bene che si torni a parlare dell’inceneritore di Pace, sul quale si è perso fin troppo tempo, mentre gli impianti e le nuove tecnologie sono attività necessarie per il futuro. Napoli è in quella situazione o perché mancano gli impianti o perché quelli che ci sono non sono utilizzati nella maniera migliore». Capitolo raccolta differenziata: «Il sistema “porta a porta- è utile ma non risolve tutti i problemi. Sulla raccolta differenziata bisogna fare un discorso univoco, non si può ragionare a compartimenti stagni, il sistema è legato strettamente alle tipologie di impianti che si intende utilizzare». E poi c’è il solito problema: senza soldi non si canta messa. «Si possono fare i piani più belli del mondo – afferma Dalmazio – ma se non ci sono i mezzi per attuarli diventa inutile. Con gli ultimi finanziamenti di 1,3 milioni giungiamo a coprire solo gli stipendi, mentre ci vuole ben altro. La raccolta dei rifiuti è un servizio primario – conclude – e il Comune deve in un modo o nell’altro trovare i fondi per garantirlo».

Qualche perplessità la manifesta anche Ciccio Curcio del Pd, che da sempre manifesta particolare attenzione alla tematica dei rifiuti. «Il piano è senz’altro apprezzabile – ci dichiara – ma forse un po’ tardivo. Si cerca di invertire una cattiva tendenza accelerando finalmente la raccolta differenziata, ma credo che un piano del genere andasse discusso in conferenza dei servizi con il Comune e Messinambiente, che sono soggetti interessati tanto quanto l’Ato3. Si tratta di capire se questo servizio verrà eseguito da Messinambiente o se si attingerà a risorse esterne, anche se non credo vista la situazione finanziaria. Il punto è che senza questa interlocuzione il piano rischia di essere solo un elenco di belle parole. Pace si conferma cittadella dei rifiuti – aggiunge – dimenticando però che rientra tra le Zone a protezione speciale. Se fosse dipeso da me, la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata aprire un contenzioso legale con la Regione chiarendo una volta per tutte che la Sicilpower, il soggetto indicato per la gestione di inceneritori e termovalorizzatori, non è nelle condizioni di svolgere questo ruolo. Si doveva chiedere di essere svincolati da Sicilpower, prendendo in mano la situazione e attrezzandosi di conseguenza. A quel punto sì che ha un senso il riutilizzo dell’inceneritore. Così questo piano – conclude Curcio – per quanto ripeto apprezzabile, rischia solo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte».

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