Previti si interroga sul Punto Franco: «Ha senso o no?»

Previti si interroga sul Punto Franco: «Ha senso o no?»

Redazione

Previti si interroga sul Punto Franco: «Ha senso o no?»

lunedì 18 Febbraio 2008 - 11:32

Il consigliere provinciale: «Il Prc si sta spendendo per trovare una soluzione al risanamento della zona falcata»

«Se è possibile farlo perché non farlo?». Così Giuseppe Previti, consigliere provinciale del Prc, si pronuncia sulla questione Punto Franco. Previti interviene su un dibattito che si è improvvisamente riacceso nelle ultime settimane, e che si inserisce in un ambito più vasto che è quello del futuro della zona falcata. Al “perché no- si aggiunge, però, anche qualche indicazione sul “dove- realizzarlo: «La sede a giuridica al molo Norimberga, lo scalo e l’area di libero scambio sul territorio portuale di San Filippo del Mela, collegato con Milazzo, e l’autoporto nell’area del Mela».

«Oggi siamo in presenza – continua Previti – di una Regione che crede nel rilancio dell’Ente Porto», tanto da predisporre sei milioni di euro per costruire magazzini e fabbricati nell’area della ex Smeb, oltre a nominare un nuovo consigliere d’amministrazione in sua rappresentanza. «Il problema esiste – si interroga Previti – oppure ci troviamo ad una difesa a tutti i costi per le poltrone e quei quattro soldi di gettoni di presenza per i componenti il Cda? La stranezza di tutto questo ragionamento è che bisogna capire se il punto franco ha senso oppure no, in caso contrario bisogna abrogare la legge». Il consigliere torna sul conflitto istituzionale tra Authority ed Ente Porto, con quest’ultimo che ha presentato ricorso al Tar per il Piano regolatore del porto in quanto «rivendica la titolarità dell’ex degassifica che invece nel PRP rientra dove dovrebbe sorgere il nuovo istituto nautico in accordo con la Provincia Regionale, un albergo a quattro piani e un porticciolo turistico per 250 posti barca».

Il Prc, secondo Previti, è inverosimile che voglia «mantenere lo status quo cioè il degrado, lo squallore e l’inciviltà e quindi contro il cambiamento», come qualcuno sostiene. «La verità – prosegue – è che il PRC si sta spendendo per trovare una soluzione affinché si risani quella parte di territorio e mantenga quelle realtà produttive (cantieri navali) Arsenale Militare, Rodriquez, Palumbo e Savena che danno occupazione a circa 1200 lavoratori e rilanciare un sistema di trasporto moderno e di natura pubblica che garantisca l’attraversamento in modo puntuale e dignitoso». Previti, come fatto da Mariano Massaro sabato scorso, sottolinea il «prolungamento del molo Norimberga che serve a facilitare l’ormeggio delle navi private e che ostacola la navigazione delle navi di RFI rendendo quasi impraticabili le invasature ferroviarie», il tutto «a favore del privato a danno del pubblico e dei cittadini utenti dei treni di lunga percorrenza che si vedrebbero costretti a salire e scendere dai traghetti per potere andare o venire dal continente». E sulla questione Palumbo-Aponte risponde a Carmelo Santalco dell’Udc: «Il presidente dell’Ente Porto, Rosario Madaudo, ha diramato un comunicato nel quale declina ogni responsabilità sulla perdita della Palumbo della commessa di 170 milioni di euro, confessando di non saperne nulla; inoltre lo stesso ha dichiarato di essere stato danneggiato da questo mancato appalto, poiché il 5% dell’introito, in ottemperanza al contratto firmato anche dalla Palumbo, sarebbe andato all’Ente». Previti precisa che Massaro stesso, dirigente del Prc e consigliere dell’Ente Porto, qualora questo pasticcio dovesse essere confermato, «dovrà chiedere le dimissioni di chi ha ostacolato questa operazione commerciale» oppure dovrebbe «rassegnare le proprie irrevocabili dimissioni a chi non ha ottemperato al ruolo istituzionale ricoperto».

Previti, infine, “bacchetta- ancora Santalco: «per il Prc i i lavoratori sono tutti uguali, dalla Feluca all’Atm, mentre chiedo al segretario cittadino dell’Udc se, a proposito della Palumbo, anche lui condividesse la richiesta del rispetto dei termini contrattuali e del Piano Progressivo delle Assunzioni oppure si era fatta una invasione di campo e quindi bisognava non intervenire politicamente?».

(foto Dino Sturiale)

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