Previti (Prc) sprona Leonardi sulla chiusura delle guardie mediche

Previti (Prc) sprona Leonardi sulla chiusura delle guardie mediche

Redazione

Previti (Prc) sprona Leonardi sulla chiusura delle guardie mediche

lunedì 07 Gennaio 2008 - 11:29

«Si faccia carico delle proposte presentate dai sindacati e dai sindaci della Provincia»

Leonardi intervenga sulla chiusura delle guardie mediche. L’appello, sotto forma di interrogazione scritta, porta la firma del segretario provinciale di Rifondazione Comunista Giuseppe Previti, il quale ricostruisce l’intera vicenda e invita il presidente della Provincia Salvatore Leonardi a prendere una posizione in salvaguardia del territorio messinese e a partecipare alla riunione già indetta per mercoledì prossimo.

Nel sistema sanitario regionale, secondo Previti, «una politica di sprechi mirata a favorire più la Sanità Privata che quella pubblica ha prodotto, in questi anni, un deficit di circa 900 milioni di euro. L’insostenibilità di tale deficit ha fatto sì che la Regione Sicilia sia dovuta intervenire in materia fiscale rimodulando l’IRAP ed aumentando l’IRPEF, pesando, con tali scelte, sulle tasche dei cittadini» e «dal maggio-2007, per recuperare 12 milioni di euro nel comparto della Continuità Assistenziale, l’assessore Roberto Lagalla ha formulato un progetto di chiusura per 174 Presidi di Continuità Assistenziale (C.A.) in tutta l’isola da effettuare in tre step». Previti passa poi a spiegare come funziona il C.A.: «i medici di CA di ogni Presidio effettuano turni feriali di 12 ore nelle ore notturne (senza indennità), 10 ore diurne nei prefestivi e di 24 ore nei giorni festivi fronteggiando tutte le richieste degli utenti anche con visite domiciliari; ogni presidio impiega 4 medici a 24 ore settimanali ed 1 a 12 ore; alcuni medici prestano il servizio con un rapporto con l’Azienda a tempo indeterminato mentre altri, definiti -sostituti-, a tempo determinato della durata di 6 mesi l’anno; ogni turno è svolto da un solo sanitario senza la presenza d’altro personale e ciò comporta dei rischi che peraltro si sono verificati (aggressioni, rapine etc.); il medico interviene nelle patologie sia emergenti sia urgenti ma svolge anche altri compiti sostituendo, a volte, il medico di base tant’è che la Continuità Assistenziale è vissuta dalla popolazione come un’Istituzione, ed in caso di sua soppressione il cittadino sarebbe obbligato a ricorrere o al 118 o al Pronto Soccorso con un aggravio di spesa per il Servizio Sanitario Regionale».

Dai sindacati, che non condividono il piano di Lagalla, hanno presentato una proposta: «che siano i Direttori Generali ad organizzare, in piena autonomia, il Servizio tenendo conto delle esigenze del proprio territorio sulla base del budget loro assegnato, anche con la riduzione d’organico a 4 medici a presidio, garantendo così, a parità di costi, il servizio ai cittadini e limitando la perdita occupazionale degli operatori». Anche alcuni deputati, come Panarello e Laccoto, in Commissione Servizi Sociali e Sanitari «hanno manifestato la loro preoccupazione ed il loro dissenso a queste riduzioni dei Presidi». Come risposta, Lagalla ha presentato un piano di riduzione del deficit sulla base di nuovi criteri che prevedono la chiusura di: 43 presidi entro il mese di settembre; 22 nel 2008; 22 nel 2009. «Per totale di 87 presidii nell’isola dei quali 28 in provincia di Messina, la più penalizzata della Sicilia, così distribuiti: 14 nel 2007; 7 nel 2008; 7 nel 2009».

I criteri stabiliti per la chiusura di questi centri sono: prestazioni/anno che nel 2005 sono risultati inferiori a 1500; distanza con il presidio vicino inferiore a meno di 20 km, in subordine quelli che hanno effettuato prestazioni tra 1500-3500/annui, ma con distanza dal presidio vicino inferiore 10 km; i presidi con più di 3500 prestazioni l’anno ma con distanza con presidio vicino inferiore a 10 km e con popolazione inferiore a 10.000 abitanti. Previti ricorda che «nell’ottobre 2007 la Commissione regionale all’unanimità ha votato una risoluzione che ha proposto la rimodulazione delle procedure della chiusura dei presidi di Continuità Assistenziale con parametri differenti da quelli dell’assessorato». Parametri che sarebbero: quelli che insistono in Comuni con più di un Presidio di C.A.; quelli che insistono in comuni già forniti di altri presidi sanitari territoriali ed ospedalieri; quelli che operano in comuni posti tra loro in continuità territoriale. Sulla base di questi criteri, i presidi da chiudere passano da 87 a 73.

«Il 18 dicembre 2007 – prosegue Previti – l’assessore ha notificato ai direttori generali delle AUSL il decreto attuativo per la soppressione dei presidi di continuità assistenziale. Nella provincia di Messina verranno soppressi 18 presidi nel primo step, ovvero, un terzo di tutta la Sicilia. Tale notizia ha indotto molti Sindaci della nostra provincia a rappresentare il proprio dissenso alle Istituzioni e manifestando l’intenzione ad organizzare proteste di piazza. Con la soppressione di numerosi presidi di C.A. peggiorerà la già inefficiente organizzazione sanitaria con riduzione di livelli sanitari ed assistenziali, nonché occupazionali, e senza il -filtro- dei medici si avranno molti ricoveri impropri con un aumento di spesa per le Aziende Sanitaria». Ci sarebbe stata anche una sorta di indagine del sindacato dei Medici FIMMG secondo la quale «si perderanno nella provincia di Messina circa 126 posti di lavoro».

«Da notizie pervenuteci – afferma Previti – la soppressione dei presidi è già stata decisa, nonostante siano state programmate una riunione tecnica giorno 8 gennaio nei locali dell’Assessorato ed una riunione tra l’assessore Lagalla ed i Sindaci interessati giorno 9 gennaio c. a., la data della chiusura dovrebbe avvenire a far data dal16 gennaio 2008». Secondo il consigliere di Rifondazione questo provvedimento «comporta la soppressione dei diritti alla salute dei cittadini, sancito dalla Costituzione, ed innesca una discriminante tra i cittadini che vivono in centri dove è presente un Servizio Sanitario fruibile e coloro i quali non ce l’hanno» oltre al fatto che «non considera la particolare orografia della provincia di Messina che avendo un notevole numero di paesi ubicati in zona collinare o montagnosa ha un maggior numero di presidi rispetto alle altre province». Un provvedimento che «può essere corretto recependo la proposta dei sindacati e dei Sindaci, e quindi è necessario che la Provincia si attivi politicamente con il Presidente Cuffaro e l’Assessore Lagalla affinché tenga conto delle caratteristiche economiche e sociali dei comuni interessati».

Previti dunque interroga Leonardi, chiedendo se «intende porre in essere un’azione politica nei confronti della Regione Siciliana, nelle figure istituzionali di Cuffaro e Lagalla, affinché siano prese in considerazione ed accettate le proposte formulate dalle organizzazioni sindacali di categoria fatte proprie anche dai Sindaci, e quindi partecipare all’incontro del 9 gennaio».

(Foto Dino Sturiale)

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