Recupero Tirone. L’associazione ‘L’altra città’ dice no alle speculazioni

Recupero Tirone. L’associazione ‘L’altra città’ dice no alle speculazioni

Recupero Tirone. L’associazione ‘L’altra città’ dice no alle speculazioni

venerdì 10 Aprile 2009 - 06:43

Gli interventi previsti dalla STU non sono compatibili con i caratteri e la destinazione urbanistica dell’area

Nel corso di un dibattito aperto, le associazioni e i movimenti aderenti a “L’altra città” hanno esaminato la proposta della STU per il quartiere del Tirone addivenendo alla stesura di un documento unitario mediante il quale manifestano piena condivisione delle preoccupazioni espresse dall’Istituto Mediterraneo di Bioarchitettura Biopaesaggio Eco-Design e stigmatizzano gli interventi previsti nel quartiere.

“L’altra città” sostiene che le tipologie di intervento previste, oltre a non essere compatibili con i caratteri e la destinazione urbanistica dell’area, comporterebbero la perdita irrimediabile della memoria storica dell’unico tessuto architettonico antico sopravvissuto al terremoto e alle devastazioni successive.

Nel documento si punta l’indice contro l’uso delle “varianti” in deroga al PRG, che dovrebbero costituire l’eccezione e non la regola nella gestione del territorio, stravolgendo il senso generale delle prescrizioni urbanistiche e l’idea di città definita dagli strumenti di pianificazione, e ponendo serie riserve sulle scelte pianificatorie originarie che, evidentemente, non sono ritenute in grado di assicurare un adeguato sviluppo della città.

Nel documento si sostiene altresì essere un falso problema quello di considerare, come unica possibilità di recupero dell’antico quartiere, l’avvio di strumenti come la STU o il Contratto di Quartiere, che il legislatore ha concepito e strutturato per ambiti con caratteristiche del tutto differenti da quelle di un’area classificata come “A3”.Peraltro, la strumentazione urbanistica vigente prevede aree da destinare all’iniziativa privata tra le quali sicuramente poter rinvenire quei caratteri per i quali il legislatore ha “inventato” le STU, i project financings, i contratti di quartiere, al fine di dotare la città delle infrastrutture e dei servizi di cui si avverte l’esigenza in molti quartieri, ed anche per dare risposte alternative alla domanda abitativa.

Il problema reale sta, dunque, nel saper individuare gli strumenti adeguati in rapporto al carattere dei luoghi e alle prescrizioni urbanistiche, agevolando percorsi virtuosi nell’ambito dei quali il coinvolgimento dei capitali privati sia diretto al raggiungimento dell’interesse collettivo oltre che del profitto di impresa. Ciò significa sinergie e non conflitti. L’altra città pone, inoltre, un problema di tutela generale del territorio della città di Messina evidenziando l’esigenza di dare attuazione agli interventi che vanno in direzione di un recupero dell’esistente (anche rivedendo iter già avviati), piuttosto che verso nuove spropositate edificazioni e altro consumo di territorio.

L’area in cui ricade l’antico borgo del Tirone, già di per sé molto congestionata, non può sostenere la presenza di ulteriori servizi come quelli previsti. Il recupero del Tirone non si concilia con esigenze di natura speculativa.

L’altra città, esprime pieno sostegno alla proposta dell’architetto Sartori, coordinatore dell’associazione, che muove dall’individuazione della necessità di disegnare un percorso che colleghi idealmente l’area del Tirone a tutte le altre preesistenze e siti di interesse storico-architettonico-archeologico al fine di definire un grande “parco archeologico urbano continuo” tra terra e mare, che può realizzarsi attingendo alle risorse comunitarie e che consenta di avviare un circuito economico degno di una visione strategica che assegni a Messina il ruolo di “capitale della cultura”.

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