«I rifiuti sono una risorsa, ma senza impianti sono solo un costo»

«I rifiuti sono una risorsa, ma senza impianti sono solo un costo»

Redazione

«I rifiuti sono una risorsa, ma senza impianti sono solo un costo»

martedì 12 Febbraio 2008 - 15:25

Parla Nino Miloro, direttore tecnico di Messinambiente. «L'anomalia non siamo noi, ma il sistema degli Ato in Sicilia»

Raccolta differenziata, utilizzo delle discariche, mancanza di tecnologie adeguate, scarsezza di risorse. In un’espressione, gestione dei rifiuti, solo uno dei mali di questa città, senz’altro uno di quelli da tenere sotto costante monitoraggio, col rischio che la bolla scoppi in maniera incontrollata. Ce lo conferma in una lunga intervista Nino Miloro, direttore tecnico di Messinambiente, nel settore da oltre vent’anni.

«C’è una carenza di fondi che definirei strutturale. Non sappiamo più come muoverci, riusciamo a malapena a pagare gli stipendi. Il meccanismo è saltato nel 2003, quando per la prima volta il Comune per pagare i dipendenti di Messinambiente dovette ricorrere a debiti fuori bilancio, a causa dell’aumento del costo dello smaltimento, avvenuto guarda caso nel momento in cui Messinambiente non gestiva più una discarica. Il problema centrale è quello, avere un sito di smaltimento in città significa recuperare 5-6 milioni di euro all’anno. Un’azienda che non riesce più a fare investimenti, persino a coprire la manutenzione, va inesorabilmente e gradualmente a fermarsi».

Parliamo dei rapporti tra Ato3 e Messinambiente.

«Intanto sfatiamo il mito della sovrapposizione, che non esiste. Ato3 e Messinambiente hanno ruoli diversi, la prima si occupa di organizzazione, programmazione e controllo, la seconda è l’esecutore. Semmai si può mettere in discussione il sistema, perché in Sicilia gli Ato sono nati male e si sono sviluppati peggio. Il problema è che Messinambiente non è mai stata messa nelle condizioni di funzionare al meglio. Poteva entrare a far parte del gruppo dell’inceneritore di Paternò, poteva lavorare anche a Giardini e a Taormina, ma le amministrazioni passate hanno sempre detto di no. Non è mai stata fatta crescere, ma usata solo come stipendificio».

La convenzione tra Comune e Messinambiente quando scade?

«La convenzione scade nel 2010. Anche qui c’è da chiarire la questione dell’affidamento con gara. La legge 267 del 2000, successivamente modificata, è chiara: è vero che le concessioni scadevano il 31 dicembre del 2006, ma il testo dice che “sono escluse dalla cessazione le concessioni affidate a società a capitale misto pubblico privato nelle quali il socio privato sia stato scelto mediante procedure ad evidenza pubblica-. Bisogna capire che l’anomalia non è Messinambiente, ma semmai in Sicilia sono gli Ato, nati per evitare la frammentazione ma andati in senso opposto. Con la Finanziaria dell’anno scorso, che li riduce da 27 a non più di 14, si ribadisce il concetto che gli Ato sono autorità che devono coordinare più realtà locali».

Dunque c’è un problema di rapporti tra Ato e Messinambiente.

«Manca la funzione reale, che è quella di programmazione, controllo e affidamento. Faccio un esempio: che fine ha fatto il piano d’ambito? Non se ne parla più. Oppure la pulizia dei torrenti, anziché essere aggiudicata con appalto poteva essere affidata a Messinambiente, rientrando perfettamente nella categoria di rifiuti urbani. L’equivoco è stato alimentato anche da Sbordone, con quella determina che delegava agli Ato la competenza sull’affidamento dei servizi. C’è da chiedersi, perché nelle altre città le società portano soldi ai Comuni e qui sono un problema? Il punto è che gli Ato dovrebbero fare una perizia cornice, indicando costi e obiettivi, lasciando a Messinambiente il compito di riempire la cornice».

Uno dei problemi maggiori riguarda la questione discariche. Genovese, in un’intervista rilasciataci giorni fa, ha detto: “Non siamo ai livelli di Napoli, ma continuando così possiamo arrivarci fra qualche anno-

«Dal ’98, quando fu sequestrata Portella Arena, non abbiamo più una discarica cittadina. Mazzarà e la società Tirrenoambiente sono l’esempio di come funzionano le cose quando c’è armonia tra il Comune e la società. A Messina Messinambiente è sempre stata ostacolata, ha fatto progettazioni, ha ingegneri che partecipano a convegni e stipulano convenzioni con l’Università, ma rimane tutto sommerso. Mazzarà ha ancora capacità e Tirrenoambiente lavorerà in questo senso perché il servizio è molto redditizio. Dovesse venire meno a Mazzarà, avremmo seri problemi».

Capitolo tecnologie. In questi giorni si è parlato molto di micronizzazione, e dell’impianto sperimentale in funzione a Torrenova.

«La micronizzazione è una delle tante tecnologie pensate negli anni, è in fase sperimentale e senza dubbio può dare i suoi frutti. Certo, di soluzioni miracolistiche in tanti anni ne ho viste almeno una ventina, staremo a vedere. Il metodo concreto e definitivo, per il momento, è uno solo: l’inceneritore con recupero di energia. Il nostro responsabile dell’impianto di Pace è stato due giorni in Germania e ha visitato un forno a Monaco che supporta fino a 300 tonnellate al giorno, un forno identico a quello che abbiamo noi, che funziona perfettamente e brucia il “tal quale-, cioè senza trattamento, e si sa che ogni volta che si toccano i rifiuti si affronta un costo. Vede, gli ambientalisti hanno senz’altro grandi meriti, perché è giusto che certe tecnologie vengano gestite in maniera seria, ma hanno il torto di dire che gli inceneritori sono pericolosi e basta, generando infondati timori nella gente. E’ chiaro che la raccolta differenziata è un presupposto all’inceneritore».

Raccolta differenziata, altra nota dolente.

«La raccolta differenziata è il naturale sviluppo del servizio. Un grave errore commesso anche qui è stato il non aver voluto tenere nella giusta considerazione le capacità progettuali e propositive di Messinambiente. E’ vero, ci sono cassonetti in numero inferiore al necessario, è senz’altro l’ubicazione che ne è stata fatta non ha avuto un progetto dietro. La verità è che a Messina si fa ancora la politica del cassonetto, si muovono addirittura assessori per far spostare un cassonetto da una parte all’altra. Capitolo isole ecologiche: le prime le ha progettate Messinambiente, ora sono state inglobate in un piano più ampio dell’Ato, che ha scelto, ad esempio, di realizzarne una a Spartà piuttosto che in altri siti precedentemente individuati. A Messina mancano le infrastrutture di base, e tra queste anche le isole ecologiche. Bisogna fare delle scelte. Visto che la raccolta a cassonetto dà una serie di problemi, si può pensare a quella domiciliare, la cosiddetta porta a porta, ma comporta certi costi. E’ un servizio molto complesso, ma le condizioni economiche sono scarse».

Però siamo a livelli bassissimi, ultimi in Italia nonostante lo Stato avesse dato degli obiettivi al momento lontanissimi.

«Il legislatore non può aumentare le soglie in maniera indiscriminata. Chi è all’1% non può in pochi mesi arrivare al 40%. A maggior ragione se non ci sono gli impianti a valle dove portare il materiale. Messinambiente aveva progettato un impianto multi-materiale, a Pace del Mela, ma non si è mai realizzato perché ci fu una sorta di sollevazione popolare per l’inquinamento. Adesso l’Ato3 ne appalterà un altro».

Come uscire da questa situazione?

«Ognuno deve fare il suo mestiere. A Messinambiente tocca la gestione dei rifiuti, all’Ato costruire la giusta “cornice-, mentre il Comune deve decidere se operare con la Tarsu o a tariffa. Già Messinambiente era in sofferenza, con i tagli di quest’anno si può immaginare ben peggio. Al punto in cui siamo o si tagliano dei servizi o si taglia il personale. Sono andato a rivedermi le carte del ’96, quando i costi di smaltimento erano di 45 miliardi. Siamo rimasti più o meno su quelle cifre, perché oggi ci assestiamo sui 28 milioni, mentre dal Comune ne sono previsti circa 22. Certo, noi abbiamo problemi interni di personale, ma l’azienda deve essere messa in grado di fare, appunto, l’azienda. E’ un problema di risorse economiche, me ne rendo conto. Ma quello della raccolta dei rifiuti fa parte di una serie di servizi che devono essere prioritari rispetto ad altri, per i quali non basta dire “non ci sono soldi-. Il punto è che la città non è in grado di mantenere i servizi, ci si deve fermare e chiedersi dove intervenire».

Stando così le cose, c’è da aspettarsi un 2008 di nuovi scioperi e interruzioni di servizio.

«E’ chiaro, e credo sia questione di settimane».

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