Al Sant’Elia il preludio al dibattito di martedì sulle opere compensative al Ponte

Al Sant’Elia il preludio al dibattito di martedì sulle opere compensative al Ponte

Al Sant’Elia il preludio al dibattito di martedì sulle opere compensative al Ponte

sabato 09 Gennaio 2010 - 13:57

Il nodo: la nuova stazione ferroviaria e soprattutto l’eventuale spostamento della marittima a Contesse. Scambio di vedute tra Caminiti e Tinaglia. Cavallaro parla del Piau, Isaja (Pd) sta coi piedi per terra: «La delibera non sarà vincolante e non c’è copertura finanziaria». La polemica: Barbalace dice di non essere stato invitato, Isgrò nega

Martedì a Palazzo Zanca si svolgerà una delle sedute più importanti del consiglio comunale. Non è retorica né un’esagerazione: in ballo c’è il ridisegno di parte della città alla luce della prospettiva (perché per il momento di questo si tratta) della realizzazione del Ponte sullo Stretto. Sul tavolo la delibera sulle opere compensative, redatta nella sua forma originaria dall’ing. Giovanni Caminiti dell’ufficio Grandi opere del Comune e profondamente mutata dai consiglieri nelle tante sedute della commissione Ponte, presieduta da Nicola Barbalace del Pd. Oggi c’è stato una sorta di preludio alla seduta di martedì: all’hotel Sant’Elia, su iniziativa dell’assessore al Waterfront Pippo Isgrò e del consigliere comunale Paolo Saglimbeni (ieri Pd, oggi Gruppo Misto ma vicino alle posizioni del gruppo Corona del Pdl), si è tenuto un lungo e “acceso” seminario proprio sulle opere compensative.

Un seminario che ha vissuto, ancor prima di cominciare, una piccola polemica con protagonisti proprio Isgrò e Barbalace. Quest’ultimo sostiene di non essere stato invitato al dibattito, l’assessore giura di aver chiamato diverse volte il presidente della commissione Ponte senza fortuna. Una parola contro l’altra, fatto sta che il cortocircuito c’è stato e che la presenza di Barbalace, così come quella dell’altro consigliere che insieme a lui ha presentato gli emendamenti più importanti, Giorgio Muscolino dell’Udc (non invitato, o comunque non raggiunto nemmeno lui), avrebbe dato un quid in più al confronto. Un confronto al quale la città, definita «assente» dal moderatore dell’incontro Giovanni Frazzica, non è abituata e arriva tardi. Anche Tani Isaja, capogruppo del Pd, ha sottolineato come «sarebbe stato opportuno invitare Barbalace e Muscolino». Ad ogni modo, il seminario è stato aperto da Saglimbeni, il quale non ha fatto che ribadire i concetti espressi recentemente. Secondo il consigliere «il Consiglio ha perso troppo tempo su questa delibera e il rischio, proponendo la realizzazione di nuove opere rispetto a quelle concordate dal Tavolo interistituzionale cinque anni fa, è quello di creare l’alibi per rimettere in discussione quell’accordo stesso». Saglimbeni focalizza subito uno dei nodi principali, la nuova stazione ferroviaria, definendo «scellerata» la proposta di spostarla da Gazzi a Contesse, portata avanti dalla Commissione e osteggiata da Caminiti.

Secondo quest’ultimo è Gazzi «il punto più logico per realizzare la stazione in quanto immediatamente collegabile alla galleria dei Peloritani». La proposta opposta, quella di Contesse, porta la firma di un altro professionista messinese, l’architetto Alessandro Tinaglia, che “difende” la propria idea avvalendosi della consulenza del secondo studio ingegneristico d’Italia. Tinaglia sottolinea che il vero nodo non è la stazione centrale, ma lo spostamento della Marittima a Contesse, con la creazione di due nuove invasature (costo presunto: tra i 100 e i 150 milioni di euro). Ipotesi scartata da Caminiti in quanto «concettualmente alternativa alla realizzazione del Ponte e dunque fuori da questa discussione, visto che parliamo delle opere compensative al Ponte». Ma Tinaglia insiste: «Spostare la Marittima è l’unico modo per liberare Messina dal parco ferroviario che occupa la sua costa. Perché la politica, ai più alti livelli, non può intestarsi questa battaglia?». Una battaglia che pare condivisa dall’assessore all’Urbanistica Pippo Corvaja: «Da oltre 50 anni attendiamo il Ponte, e quest’attesa ci ha fatto pagare un prezzo molto alto. L’obiettivo deve essere riappropriarci del parco ferroviario nella sua interezza, un obiettivo del quale deve farsi portavoce la deputazione nazionale».

Scarna la presenza “politica” all’evento. Isaja del Pd ha cercato di riportare tutti coi piedi per terra: «Ricordiamoci che la delibera non è vincolante e che non c’è alcuna copertura finanziaria. Inoltre non condivido alcune parti dei pareri di Caminiti agli emendamenti perché poco tecnici e più legati alle proprie convinzioni». Il presidente del consiglio comunale Pippo Previti manifesta, invece, le sue «perplessità sull’ubicazione della stazione a Contesse», aggiungendo al tempo stesso con amarezza che «non incoraggia l’atteggiamento del Governo sulla tempistica dell’iter del Ponte».

IL DIBATTITO SULLA LOGISTICA

Parlando di waterfront e di recupero di un’area consistente della costa messinese, si è finito inevitabilmente per toccare l’argomento Piau (Programma innovativo in ambito urbano). Ne ha illustrato alcuni passaggi l’ing. Franco Cavallaro, componente del gruppo di lavoro che ha redatto il documento finale e presidente della sezione ingegneria di Confindustria. «Il Piau – ha spiegato – non è uno strumento urbanistico ma è una sintesi tra programmazione economica e pianificazione fisica, che ha come obiettivo attrarre investimenti e interessi, che siano condivisi e sostenibili». Nel concreto il Piau ha prodotto due studi di fattibilità. Il primo sulla riqualificazione di Maregrosso: qui i binari verranno interrati o coperti, con l’intenzione di spostare in questa zona le attività produttive della zona falcata per avviare la bonifica di quell’area e liberarla alla fruizione della città. Il secondo riguarda la creazione di un’area logistica integrata dei trasporti, le cui dimensioni possono variare da un minimo di 5 ettari ad un massimo di 35 ettari nel caso in cui si realizzasse il Ponte e dunque si verrebbe a creare quell’indotto trasportistico tale da giustificare un’area così grande.

Secondo il prof. Giuseppe Mallandrino, docente di Ingegneria, «il trasporto non porterà sviluppo a questa città. Dalla Sicilia partono 30 milioni di tonnellate l’anno, quanto da solo muove il porto di Genova. E’ oggettivamente poca roba. Le Ferrovie non hanno interessi né ai collegamenti per le merci né a quelli per le persone. E poi: perché un polo intermodale deve per forza crearsi nei pressi dell’agglomerato urbano e non, ad esempio, a Giammoro?». Massimiliano Maccarone dell’Autorità portuale parla chiaro: «Le Ferrovie, con le quali abbiamo spesso a che fare, sono sorde ai problemi del trasporto. E senza Ponte abbiamo già aree sufficienti per l’intermodalità, soprattutto nella zona di Milazzo».

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