Scoperta archeologica in Via La Farina, Restifo invita le istituzioni a procedere con gli scavi

Scoperta archeologica in Via La Farina, Restifo invita le istituzioni a procedere con gli scavi

Redazione

Scoperta archeologica in Via La Farina, Restifo invita le istituzioni a procedere con gli scavi

venerdì 04 Gennaio 2008 - 09:23

“Serve uno scatto di orgoglio – afferma il portavoce dei Verdi - e se si trovano i soldi per fare cantare Ron, si può anche evitare che venga disperso il nostro dna-

La notizia divulgata ieri in merito al ritrovamento di un sito archeologico in un cantiere di Via La Farina ha destato sorpresa e gioia tra i messinesi che, tramite tale scoperta (dovuta al lavoro di Giovanna Maria Bacci, Gabriella Tigano, Maria Ravesi e Giusi Zavettieri e Angelo Maressa), hanno la possibilità di recuperare la propria memoria. Gli esperti ritengono, infatti, che proprio in quel sito sia stata celebrata l’antica cerimonia di fondazione della colonia greca di Zancle.

Però, a parte l’interesse privato insistente su quella zona, c’è il problema economico: non sembra che attualmente vi siano i fondi necessari per proseguire con gli scavi.

E proprio in merito a questo ha voluto esprimersi Giuseppe Restifo (nella foto), portavoce della Rete di ecologia sociale-Verdi.

-Zancle fu in principio fondata da’ pirati andativi da Cuma – afferma Restifo- ma in seguito dalla Calcide e dal resto dell’Eubea vi andò gran gente che ne possedette in comune il territorio; e capi di quella colonia furono Periere e Cratemene, l’uno di Cuma, l’altro di Calcide. Da principio i Siculi la chiamavano Zancle, perché ha la figura di una falce, e i Siculi chiamano appunto zanclo la falce-. In questo famoso passo, riguardante la fondazione della colonia greca di Messina, risalta il fatto che Tucidide per ben due volte dica -in principio-. Si tratta della narrazione del vero primordio della città, destinata a sposare quel sito sulle rive dello Stretto e a non tradirlo più, a non abbandonarlo più per ventisette secoli.

Di quell’atto fondativo oggi abbiamo un riscontro, non più solo narrato, ma visibile: ce lo restituisce lo scavo archeologico nell’area compresa fra via La Farina, via Industriale e via Nicola Scotto, e l’entusiasmo di chi ci ha lavorato in questi ultimi mesi è assolutamente comprensibile e condivisibile.

Ma oggi lo scavo di via La Farina chiude; non ci sono più soldi per proseguire i lavori e soprattutto si è nella più completa incertezza circa il futuro di quei resti archeologici, di quel monumento della storia e della memoria di Messina. Ci sono persino i debiti con il costruttore del complesso Colapesce, che ha anticipato oltre centomila euro. Il rischio di una colata di cemento non è però un’incognita, è reale, tangibile. Di fronte al privato solitamente tutte le istituzioni messinesi e siciliane si inchinano, non c’è legge di salvaguardia, di protezione dell’interesse generale e dei beni comuni che tenga: il -dio profitto- richiede sacrifici e riti, prontamente apprestati da onorevoli e funzionari, sindaci e presidenti.

La Rete di ecologia sociale-Verdi chiede alle istituzioni uno scatto d’orgoglio, un impegno altrettanto solidale, a cominciare dal commissario straordinario al Comune, Gaspare Sinatra, e dal presidente uscente della Provincia, Salvatore Leonardi. Così in ugual modo si dovrebbe attivare la deputazione regionale della città, che pure annovera sensibilità di uomini di cultura, perché la Regione intervenga adeguatamente a salvaguardia dell’area archeologica primigenia di Messina. Il Prefetto potrebbe innescare una Conferenza dei servizi, convocando anche la Soprintendenza oltre agli altri Enti, per predisporre un progetto di salvaguardia primaria di questo bene collettivo-.

(Foto di Dino Sturiale)

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