Di Cara eletto presidente dell'Unione dei Comuni jonici, un ente con 400mila euro in cassa ma senza strategie

Di Cara eletto presidente dell’Unione dei Comuni jonici, un ente con 400mila euro in cassa ma senza strategie

Carmelo Caspanello

Di Cara eletto presidente dell’Unione dei Comuni jonici, un ente con 400mila euro in cassa ma senza strategie

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venerdì 08 Aprile 2016 - 22:43

Il sindaco di Forza d'Agrò succede a quello di Pagliara, Domenico Prestipino. Presto la nuova Giunta: la speranza è che alle riunioni non partecipino più soltanto i soliti tre assessori. L'ente è spaccato in due tronconi a livello territoriale in seguito alla fuoriuscita di S. Teresa

Fabio Di Cara, 42 anni, sindaco di Forza d’Agrò, è il nuovo presidente dell’Unione dei Comuni delle Valli Joniche dei peloritani. Succede a Domenico Prestipino, primo cittadino di Pagliara, in scadenza di mandato già dallo scorso ottobre. L’elezione ha avuto luogo nei locali della sede amministrativa dell’Unione a Rocchenere, frazione di Pagliara. L’assemblea dei sindaci ha votato a scrutinio segreto. Il consenso è stato unanime. Di Cara ha riportato otto consensi, il suo e quelli dei sindaci di Casalvecchio, Marco Saetti; Limina, Marcello Bartolotta; Furci, Sebastiano Foti; Pagliara, Domenico Prestipino; Roccafiorita, Santino Russo; Roccalumera, Gaetano Argiroffi e Mandanici, Armando Carpo. Alla seduta non erano presenti i sindaci S. Alessio Rosanna Fichera, Antillo Davide Paratore e Savoca Nino Bartolotta. Il neo eletto presidente ha annunciato che proseguirà l’opera avviata da Prestipino, che ha ringraziato ed elogiato per il lavoro svolto. Il nuovo corso inizia con una buona notizia, annunciata dall’uscente Prestipino: l’Unione ha in cassa 400mila euro, sbloccati nell’ultimo anno. Soldi da investire sul territorio. Non sono pochi. Ma non sono nemmeno tanti considerato che parliamo di undici Comuni membri. L’Unione nel suo complesso non sta attraversando un bel momento, soprattutto sotto il profilo dell’immagine, in particolare in seguito a quanto accaduto in Consiglio con la revoca della nomina di vicepresidente alla professoressa Melina Scarcella per un vizio di legittimità legata all’elezione, scoperto a distanza di due anni. Al suo posto, nei giorni scorsi, al termine di una seduta convulsa, è stato eletto Rosario Trischitta. Il civico consesso è spaccato. La Giunta dovrà essere rinominata a breve dal nuovo presidente. Con la speranza che a partecipare alle riunioni non siano sempre i soliti tre assessori. La mancanza di partecipazione sin qui registrata è il segno di quanto alto sia stato l’interesse dei sindaci nei confronti di questo ente sovra comunale. Ma la cosa grave è che all’Unione manchi un’anima politica e amministrativa. Non c’è alcuna strategia di sviluppo del territorio. E tutta la pochezza, in questa direzione, sta emergendo nel contesto del masterplan sulla Città Metropolitana. Nelle riunioni dei sindaci dell’intero comprensorio jonico che va da Scaletta Zanclea alla Valle dell’Alcantara è stato appurato che mancano i progetti esecutivi. Quelli necessari per ottenere i finanziamenti. In questa direzione l’Unione avrebbe dovuto avere un ruolo. Che invece non ha. Pesa tra l’altro come un macigno la fuoriuscita di S. Teresa di Riva, il paese più importante per numero di abitanti. Quella rimasta è una Unione divisa in due tronconi, con S. Teresa a fare da spartiacque. Che senso ha se è venuta a mancare anche la continuità territoriale? E poi i servizi. In questa direzione ci sarebbe da aprire un altro capitolo. Diciamo solo che non esiste alcuna sinergia reale tra i Comuni. C’è da chiedersi: ma a cosa serve l’Unione? Giriamo la domanda al neo presidente Fabio Di Cara.

Carmelo Caspanello

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